23.

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Le labbra calde di Mark si posarono su quelle di Brady, lasciandolo senza fiato.

Mai, nella sua vita, il giovane aveva provato un tale mix di sensazioni, come in quel momento. Sentiva i brividi salirgli in tutto il corpo, un forte calore espandersi nel petto per poi scendere nel bassoventre ma, più di tutto, poteva sentire il suo cuore battere, forte, nella cassa toracica.

"E' questo l'amore?", si chiese, passando le dita tra i corti capelli dell'uomo che lo teneva stretto, come se non volesse farlo scappare. Le mani di Mark, difatti, circondarono il busto di Brady per poi scendere, lentamente, fino al sedere sodo del ragazzo che, preso alla sprovvista, ma piacevolmente sorpreso, si lasciò andare, stringendo ancora di più la presa e aprendo la bocca, approfondendo il bacio.

I respiri dei due si unirono e Brady emise un leggero mugolio di piacere e novità che fece eccitare palesemente il più grande, che non perse tempo prima di chiudere la porta alle sue spalle e gettarlo sul letto. Adesso, erano di nuovo loro due, da soli, sul grande letto king size dell'Hotel ma, in maniera decisamente diversa: i sentimenti erano vivi, reali, tangibili.

Non era più una farsa a cui attenersi, entrambi, erano consapevoli di ciò che stava per succedere e, anche se per Brady era la prima volta, sotto tutti i punti di vista, non ci fu un attimo di esitazione.

«Ti amo...» mormorò Mark, scostandosi quanto bastava per fissare negli occhi di smeraldo del ragazzo.

Brady ebbe un piccolo sussulto. Quelle paroline magiche, non le aveva mai sentite, non verso se stesso almeno, e questo gli creò come un blocco, una consapevolezza, dura e difficile da sopportare, di non essere, forse, in grado di ricambiare, almeno a voce.

«Non devi dirlo per forza.» riprese poi, il più grande, scostandogli delicatamente dei ricci ribelli caduti sopra la fronte. «Lo leggo nei tuoi occhi.»

«Non...non so come si fa...» rispose impercettibilmente, sdraiandosi con la schiena sul materasso e permettendo così, a Mark, di mettersi sopra di lui, puntellandosi con i gomiti per non appesantirlo e continuando a fissarlo con gli occhi color pece.

«Abbiamo tutta la vita. Se me lo permetterai e se anche tu lo vorrai perché, ora che ti ho trovato, non ti lascerò più andare.»

E furono queste parole, così reali, così profonde, ad aprire il cuore del giovane che, pur non riuscendo a dar voce ai suoi pensieri, riuscì a mostrare un pezzettino di sé, almeno con i gesti.

Il bacio che il più piccolo gli diede, alzando di poco la testa, fu l'incipit per qualcosa di più grande, qualcosa che sapeva di amore. Le mani si unirono quando Mark portò entrambe le braccia di Brady sopra la testa di quest'ultimo. Le dita si intrecciarono, i respiri divennero un unico elemento. Gli occhi, non smisero un attimo di osservarsi.

Il più grande, approfittando della camicia sbottonata di Brady, prese a baciarlo dal mento sino al collo, scendendo ai pettorali appena accennati fino allo stomaco piatto, completamente glabro.

Lasciò andare i polsi che, però, rimasero in quella posizione, perché Brady non riusciva a razionalizzare, era in estasi, non aveva mai provato nulla di simile ma, d'altronde, prima di Mark, non aveva mai neanche dato un bacio.

Fu l'uomo a fare, come è giusto che fosse, la mossa più azzardata: sbottonò i pantaloni neri del completo elegante di Brady, aprendo anche la zip e prendendo con entrambe le mani, i bordi dell'indumento, abbassandoli sino alle ginocchia e mostrando gli slip scuri del giovane. Brady, con ancora gli occhi chiusi in quella posizione di sottomissione, ansimava ogni volta che il respiro di Mark gli solleticava la pelle o la lingua ne saggiava il sapore. Con un gesto veloce, tornò all'altezza della labbra carnose e perennemente imbronciate di Brady, unendovi le sue in un bacio che di casto, aveva poco e il più piccolo, preso da una frenesia a lui sconosciuta, con entrambe le mani, gli circondò il viso, per poi scendere al collo sino alle scapole e, con le gambe, gli circondò fermamente i fianchi, facendo uscire dalla bocca dell'uomo un ruggito animalesco.

«Dimmi di fermarmi.» mormorò con voce roca, Mark, ma Brady non sembrava dello stesso avviso. Infatti, alzò leggermente il bacino, facendo scontrare i punti sensibili e portò la mano destra sulla patta dei pantaloni dell'uomo, cercando di spogliarlo.

Brady non aveva assolutamente idea di cosa gli stesse succedendo e Mark, era piacevolmente colpito da quel lato così naturalmente affascinante del ragazzo.

Velocemente, le camicie di entrambi volarono sul pavimento, seguite dal pantalone di Brady e, poco dopo, da quello di Mark. I due uomini, in intimo, continuarono a toccare i rispettivi corpi, ormai coperti da una sottile patina di sudore e, fra gemiti e sospiri, nell'aria, si poteva toccare con mano quel mix di sentimenti ed eccitazione, tipici, di una coppia in procinto di unirsi.

«Non ti fermare...» disse, ansante, il più giovane, portando entrambe le mani dentro i boxer neri di Mark e tastandogli il sedere sodo.

«Se continui così, mi è impossibile.» rispose, mordendogli il lobo dell'orecchio. Era indeciso sul da farsi: si sentiva un ragazzino alle prime armi ma, allo stesso tempo, era estremamente eccitato.

Non pensava che Brady potesse essere così "curioso" e, la voglia di farlo suo, diventava sempre più forte.

«Non voglio farti male.» proferì poi, naso contro naso, con il respiro affannato.

«Non me ne farai, sono pronto.» rispose il più piccolo.

**

La luce colpì gli occhi chiari di Brady che, automaticamente, li richiuse, infilando la testa sotto il cuscino. Un peso notevole era poggiato sulle sue gambe ma, la cosa più fastidiosa, erano le continue fitte alla base della schiena che rischiavano di farlo esplodere d'ira da un momento all'altro. Era stata la notte più dolorosamente bella della sua vita e, anche se non avrebbe cambiato per nulla al mondo ciò che era successo, circa tre volte, con l'uomo che era certo di amare, in quel momento, avrebbe pagato oro pur di non sentire quel fastidio.

Portò fuori dal cuscino la testa, voltandosi verso Mark e osservandolo dormire. Aveva un insopportabile sorriso sul volto che non riusciva proprio a togliersi. Lui era cinico, serio, calcolava tutto al minimo dettaglio: cosa ci faceva, nudo, in una camera di un Hotel cinque stelle, a New York, con il suo capo? Era tutto talmente surreale...

«Posso sentire i tuoi pensieri formularsi in quella bella testolina.» mormorò con voce arrochita, Mark, senza nemmeno aprire gli occhi.

«Mi chiedevo cosa diavolo fosse successo.» rispose, sorridente, Brady.

«Se vuoi ti rinfresco la mente.» rispose Mark, stringendo il giovane a sé e lasciandogli un bacio tra i capelli.

«Come hai dormito?» gli chiese poi, in un bisbiglio, con ancora le labbra incollate sulla sua fronte.

«Così-così»

«Andrà sempre meglio. Ma, per oggi, voglio soltanto che ti riposi.»

«Vorrei vedere la città.» mormorò il giovane, allontanandosi abbastanza da poterlo guardare negli occhi.

«Sei bellissimo appena sveglio.» disse il più grande, posandogli un casto bacio sulle labbra. Brady era paonazzo in volto, non sapeva proprio come comportarsi e ciò, scatenò una risata divertita in Mark.

«Non prendermi in giro.» disse, timido, Brady, guardando in basso.

«Ehi...sai che ti dico?» gli prese il mento con le dita, costringendolo a riportare gli occhi di smeraldo nei suoi, scuri come la notte. «Chiamiamo il servizio in camera, facciamo una bella doccia calda per sciogliere i muscoli e poi, ti mostro la mia città. Che ne dici?»

«Affare fatto, Capo.»


Nota Autrice:

Buonasera!

Ah! L'amour! Non so come mi possa essere uscito un capitolo tanto romantico dopo la giornata disastrosa che ho avuto. Anyway, come vedete, questa coppia è decisamente più easy ma, d'altronde, con tutto quello che sta succedendo con gli altri due, volevo darvi un po' di tregua!xD

Che ne pensate?

Grazie sempre, vi adoro <3


Love Made Me Do ItDove le storie prendono vita. Scoprilo ora