19.

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La hall centrale del MoMa era gremita di gente.

Brady si guardava intorno estasiato. Non aveva mai partecipato ad eventi simili e gli sembrava quasi di essere in un film. Il corridoio centrale, con tanto di red carpet e giornalisti assiepati dietro la recinzione, portava a una grande sala colma di opere d'arte contemporanea che, però, facevano soltando da sfondo una serie di tavoli tondi e trasparenti, in tinta con le sedie e il resto dell'arredamento che sembrava volesse ricreare una stanza totalmente in cristallo.

Con il suo smoking nero, il papillon dello stesso colore e i capelli, solitamente ricci e scompigliati, tirati indietro con una notevole quantità di gel, Brady non si sentiva comunque a suo agio.

«E adesso, si va in scena.» mormorò Mark, prendendolo sottobraccio e portandoselo dietro in mezzo alla calca di gente.

6 ore prima...

Le labbra di Mark si incollarono a quelle di Brady in un secondo, tanto che il giovane non ebbe il tempo di riflettere su quello che stava succedendo ma, semplicemente, si lasciò andare, forse, per la prima volta in vita sua.

"Stiamo per baciarci per la seconda volta...per la seconda volta..." Brady non faceva che pensare a quella frase mentre, il suo capo, con un gesto naturale, gli fu sopra, tra le gambe e con le mani sotto la leggera t-shirt, faceva dei leggeri cerchi sugli addominali appena scolpiti.

Preso dall'eccitazione del momento, non si rese conto che, da un semplice bacio, rischiavano di salire notevolmente di livello e, anche se in quel momento avrebbe voluto maledire la sua troppa razionalità, scostò il volto da quello di Mark e lo fissò intensamente con gli occhi di smeraldo.

«Cosa stiamo facendo?»

«Aspettavo proprio che tornassi in te.» ridacchiò Mark, lasciandosi andare accanto al giovane e passandosi una mano, evidentemente frustrato, sul volto.

«Ho bisogno di una spiegazione. Cosa vuol dire "per la seconda volta"?»

«Vuol dire che, questo, è già successo» rispose il più grande, segnando con il dito lo spazio tra loro.

Brady rimase silente per qualche secondo, cercando di ricordare.

«Quella sera in cui ti sei ubriacato e sei rimasto da me. Mentre ballavamo, mi hai baciato.»

«Oh.» disse semplicemente, portando una mano alle labbra.

«Già. E non te ne sei neanche ricordato. Volevo solo rinfrescarti la memoria.» sorrise sornione, Mark.

«Mi dispiace. Non so cosa mi sia passato per la testa, davvero. E' stato un terribile sbaglio. Anche adesso, sul serio Mark. Non possiamo.»

**

«Mark Leeson, Fairfield Communications, più uno.» proferì Mark alla PR intenta a portarli al tavolo loro riservato.

«Accomodatevi, siete stati assegnati al tavolo della Stevenson Inc.» disse la giovane donna in tailleur Chanel e tacco 12.

Mark sentì una fitta al petto. Sapeva che, presentandosi alla serata di beneficienza della Stevenson, avrebbe di certo incontrato i vecchi colleghi, e Thomas, ma non si aspettava di doversi sedere anche con loro. Un conto era incontrarli, presentarsi e fuggire tra la folla, un altro incontrarli, presentarsi e rimanerci tre ore, seduto allo stesso tavolo.

«Cazzo, lo sapevo.» mormorò a voce alta.

Brady colse la sua espressione combattuta. Si avvicinò, portando una mano sul braccio del più grande e fece per dirgli qualcosa di rassicurante.

Love Made Me Do ItDove le storie prendono vita. Scoprilo ora