25.

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Una volta fuori dall'Hotel, Brady osservò il profilo di Mark lungo tutto il tragitto che li avrebbe portati a Times Square.

Il giovane, era emozionato per quella giornata. Avevano chiamato il servizio in camera, erano rimasti sul letto, nudi come vermi, a gustare bagel con burro di arachidi e bacon croccante e, tra una coccola e un'altra, si erano osservati, capiti e conosciuti un po' meglio.

Adesso, completamente alla luce del sole, camminavano l'uno a fianco dell'altro, toccandosi ogni tanto con le spalle, con una consapevolezza diversa e un'intimità mai sperimentata prima per il ragazzo che, osservava Mark, pieno di timori e dubbi. Non gli aveva detto di amarlo, non era sicuro nemmeno di quello che provava. L'unica cosa di cui era certo, era quel continuo calore che sentiva, come una fitta dritta nel cuore, ogni qual volta lo guardava, lo ascoltava parlare, ne osservava i gesti. Mark era entrato nella sua testa, e nel suo cuore, con una semplicità disarmante e la paura, adesso più che mai, stava prendendo il sopravvento nel ragazzo, per niente abituato a un tale mix di sentimenti.

«Continuerai ad osservarmi o, prima o poi, dirai cosa ti passa per la testa?» proferì ironico Mark, voltandosi quanto bastava per inchiodare, con lo sguardo scuro come pece, gli occhi di smeraldo del giovane.

Brady sorrise leggermente intimidito, continuando a camminare a passo con l'uomo, senza smettere di scrutarne il profilo.

«Quindi?»

«Non ho niente da dire.» mormorò Brady.

Mark sospirò visibilmente per poi fermarsi, al centro dell'ampio marciapiede, bloccando il traffico di pedoni che, tra una spinta e un borbottio, superarono la coppia.

«Cosa?» domandò il più piccolo, guardandosi intorno.

«Adesso mi spieghi. E per adesso, intendo ora. Qui.» disse serio, Mark, portando entrambe le mani sulle braccia di Brady, inchiodandolo, adesso, anche con un po' di forza.

Il giovane continuava a guardarsi intorno leggermente imbarazzato. Erano circondati da centinaia, anzi, migliaia di persone, che correvano, parlavano al telefono o tra loro. Mangiavano, fumavano, gridavano parolacce dal finestrino. Tassisti che suonavano il clacson senza sosta, donne con passeggino al seguito o dog-sitter con tre, cinque cani al guinzaglio.

Ma, di tutta quella bolgia, nessuno, stava osservando i due amanti.

«Braden.»

Il tono secco e irritato di Mark, fece tornare il giovane alla realtà. Il più grande, lo spostò leggermente, facendogli poggiare la schiena sulla parete dell'edificio alla loro sinistra.

«Brady. Parlami.»

Brady era confuso: non si era mai trovato in una situazione simile, non aveva mai avuto intimità con nessuno e adesso, in mezzo alla folla di una città sconosciuta, si ritrovava in compagnia del suo capo, l'uomo a cui aveva donato tutto se stesso, in ogni minima parte.

«Io...cosa stiamo facendo?» sibilò guardandolo, finalmente, negli occhi.

Mark lo osservò per un tempo che sembrava interminabile. Non era mai stato così attratto da qualcuno come con quel giovane tanto unico, che si ritrovava di fronte e con cui aveva passato una notte indimenticabile. Brady era tutto quello che aveva sempre cercato e che non aveva mai trovato. E adesso, gli faceva male il petto al pensiero che potesse essere pentito di questo nuovo, strano, rapporto.

«Cosa ti turba?» riuscì a chiedere.

«Quando...quando torneremo a Boston, domani...cosa, cosa faremo? »

Mark fece un sospiro di sollievo. «E' questo che ti preoccupa? Pensavo fosse chiaro.» rise leggermente.

«No, non lo è. Sei il mio capo, Mark e questo...questo peso che sento nel petto...» continuava a mormorare, passandosi la mano sul punto dolente.

Love Made Me Do ItDove le storie prendono vita. Scoprilo ora