«Allora ci vediamo domani...» mormorò Mark, passando le dita tra i capelli riccioluti di Brady.
«Già.» rispose il più giovane, chiudendo gli occhi a quel contatto.
Rientrare a Boston fu strano e difficile. Erano passati dal limbo di New York in cui, essere una coppia era decisamente una parentesi perfetta delle loro vite, al ritrovarsi su un aereo come capo e assistente.
Messo piede in città, però, era palese come entrambi avessero l'umore a terra: Brady, da una parte, non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi d'ora in poi. Stavano insieme? Alla luce del sole? Mark, dall'altra parte, avrebbe voluto prendere Brady e portarselo via ma sapeva che, prima di tutto, avrebbe dovuto dare delle certezze al giovane che, solo con lui, si era aperto così tanto.
Era un cammino graduale che avrebbero dovuto percorrere insieme e, adesso, sul taxi, davanti l'appartamento di Brady, Mark sentiva che si stava allontanando, ancora una volta, dall'unica persona che avrebbe dovuto tenersi stretta.
«Allora io vado.» disse, incerto, il giovane.
Mark non rispose, semplicemente, lo osservò voltarsi, aprire lo sportello del mezzo e uscire fuori, voltandosi poi per guardarlo, accennando un sorriso. Il tassista fece lo stesso, avviandosi verso il portabagagli per prendere il trolley del ragazzo e, in quel frattempo, gli occhi dei due amanti non si staccarono mai.
Mark sentiva il cuore esplodergli nel petto da un momento all'altro, stringeva i pugni, conficcandosi le unghie nel palmo della mano. Si stava trattenendo dal prenderlo e legarlo per sempre a sé.
La magia, però stava per concludersi, perché Brady prese la sua valigia e s'incamminò verso il portone e il tassista si rimise alla guida, accendendo l'auto.
Mark fece un respiro profondo, chiuse gli occhi e, quando li riaprì, Brady era già andato via.
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«Sei tornato!» urlò Alexa, raggiungendo l'amico e abbracciandolo come avrebbe fatto una scimmia con un albero.
«Al.» momorò in risposta, Brady che, nonostante fosse felice di rivedere la sua migliore amica, continuava a sentire un peso opprimente nel petto.
La bionda l'osservò, mantenendo entrambe le braccia sulle sue spalle e storcendo il viso in un'espressione confusa.
«Ehi...cos'è successo?» sibilò.
Gli occhi di Brady si fecero liquidi e un leggero singhiozzo uscì dalla sua gola.
«Mi...mi manca!» proferì, abbracciando Alexa che, con un leggero sorriso sul volto, strinse forte l'amico.
«Vieni, ti preparo un tè e mi racconti tutto.» rispose con tono gentile, accompagnando l'amico verso il divano.
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Mark osservava scorrere la città, attraverso il finestrino del taxi.
Boston era sempre stata nel suo cuore. Sapeva, che prima o poi sarebbe tornato a viverci ma, di certo, non si aspettava che gli avrebbe regalato così tanto.
Aveva trovato la vera amicizia, quella che condivideva con Sammy. Aveva trovato il suo posto, lavorando per un'azienda che non si aspettava potesse dargli tanto. Aveva trovato tutte le risposte che gli servivano, tornando nella Grande Mela e rivedendo le facce di tutti coloro che credeva, l'avrebbero accompagnato per il resto della vita ma, soprattutto, aveva trovato l'amore.
Quello che ti prende, ti strappa il cuore e lo tiene con sé. Quello che mette tutto in secondo piano, perché al primo posto ci sarà sempre e comunque la persona che ami. Aveva trovato finalmente se stesso e, solo questo contava.
Così, preso da tutti questi pensieri, si rese conto che non voleva più aspettare perché, comunque, il risultato sarebbe sempre stato lo stesso.
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«Sono stati i giorni più belli della mia vita.» iniziò Brady, bevendo poi un sorso di tè e osservando l'amica, con i grandi occhi color smeraldo, da dietro la tazza.
«Mi sento come svuotato. Mi manca qualcosa...non credevo che mi sarei mai potuto sentire così.» continuò.
«Non ho mai provato niente di simile per nessuno. Lo sai bene...e adesso sono stato catapultato in una realtà che non mi appartiene ma di cui non posso fare a meno.» concluse, abbassando lo sguardo.
Alexa si avvicinò a lui, portandogli il braccio attorno alle spalle e lasciandogli un delicato bacio sulla tempia.
«Non è una realtà che non ti appartiene, Brady, perché ti sei innamorato. Questa è la tua realtà. Anche se non vuoi ammetterlo, finché il tuo cuore apparterrà a Mark, questo peso che senti, questa mancanza, non smetterai mai di provarla. Devi soltanto farci l'abitudine.»
«Lo so.» rispose, portando gli occhi versi su quelli scuri dell'amica. «Ma sento, comunque, di non potergli stare lontano.»
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Mark, era quasi arrivato sulla Freedom Trail, quando prese la decisione definitiva.
Si sporse verso il tassista e gli indicò la strada da prendere.
Un sorriso gli apparve sul volto.
Sì, era arrivato il momento, di prendere in mano la situazione.
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«Ma tu non devi stargli lontano.»
«E se...e se si accorgesse di non amarmi più? Se si pentisse di questi giorni a New York? Come faremo al lavoro? Dio, si tratta della mia carriera Al. Questo va contro tutto quello per cui ho lavorato. Eppure...non mi sento in colpa neanche un poco.» mormorò, infine.
Alexa lo osservò sorridente ma, quel momento di comprensione, venne interrotto dal suono del citofono, che fece sussultare entrambi.
La ragazza si mosse per rispondere e sussultò, quando capì di chi si trattava.
Si voltò verso l'amico, ancora seduto sul divano, con le gambe intrecciate e gli occhi arrossati per il pianto, sorrise, luminosa e disse: «Mi sa che non sei l'unico a sentirsi così.»
**
Mark salì a piedi i pochi piani che l'avrebbero portato dal suo Brady. Sentiva il cuore in gola, era sudato ma, più di tutto, era emozionato alla sola idea di rivederlo. Salì l'ultimo gradino e poi aprì con forza la porta tagliafuoco che l'avrebbe portato al pianerottolo del giovane. Si guardò intorno, d'altronde non era mai stato nell'appartamento del ragazzo che amava ma, non dovette neanche cercare la porta giusta, perché due braccia, accompagnate da un odore familiare, gli cinsero il collo, stringendolo forte, e due labbra carnose lo baciarono con foga, come se dovessero riprendere a vivere.
«Ti amo, ti amo, ti amo...» mormorava Brady, continuando a stringerlo, incurante di essere nel bel mezzo del pianerottolo, davanti a una curiosissima, e palesemente commossa, Alexa.
Mark portò entrambe le mani sul volto del suo ragazzo e portò gli occhi scuri come pece in quelli color smeraldo di Brady.
«Non posso stare più un secondo senza te...»
«Neanch'io.» lo interruppe, il più giovane.
Il più grande sorrise, la paura che potesse dirgli di no, stava man mano scomparendo.
«Vieni a vivere con me, Brady.»
«Sì.»
Nota Autrice:
Quando sono in ufficio, scrivo cose troppo smielate!
Siamo quasi giunti alla fine... :(
Vi aspetto nell'altra storia: I did it, for love.
<3 Grazie!
C.
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Love Made Me Do It
RomanceSpin-off di Glasses Love: la storia di Mark, Brady, Sammy e Kyle. La storia può essere letta singolarmente.