EPILOGO

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L'ampia terrazza della Fairfield Publishing era ornata da lunghi teli bianchi in organza che svolazzavano portati via dal vento di luglio. Centinaia di sedie, erano poste a file da dieci, ricoperte da sottili strati di candido chiffon e intervallate, ogni tanto, da mazzi di fiori d'arancio.

Tyler correva da una parte all'altra, muovendosi a slalom tra gli ornamenti e i tanti ospiti che, man mano, si accomodavano alle varie sedie, con in mano un flûte di champagne per l'attesa.

Il Signor Fairfield, osservava infastidito il bambino, cercando di ascoltare la conversazione telefonica che avveniva nel suo orecchio, preso dal lavoro anche in un momento del genere.

«Ty! Vieni qua!» urlava Brady, con la cravatta bianca, in formato mini, tra le mani, ormai completamente sudato, alla ricerca della attenzioni di Tyler che non ne voleva proprio sapere di mettere quella cosa orrenda.

«Mark mi ucciderà per quanto è tardi.» mormorava al vento, cercando di fare muoversi tra gli elementi ornativi per prendere, finalmente, il piccolo Tyler, e finire di prepararlo per il grande giorno di suo fratello.

«Da' qua.» proferì sorridente Mark, strappando dalle mani di Brady la piccola cravatta e fischiando sonoramente a Tyler che, preso alla sprovvista si bloccò sul posto e, a passo lento, si diresse verso Mark, facendosi, finalmente, annodare la benedetta cravatta.

«Ma come?!» urlò Brady, paonazzo.

Mark fece l'occhiolino a Tyler, facendolo ridere di gusto per poi dargli uno scappellotto sulla nuca e lasciarlo andare.

«Brutto pidocchio...!» continuò Brady, guardandolo sottecchi.

Il più grande, si voltò verso il compagno, mantenendo sempre un sorriso a trentadue denti, nonostante il viso imbronciato del giovane.

«Tu.» iniziò il ragazzo, puntandogli un dito sul petto.

«Cosa posso farci se ho fascino anche sui bambini?» rispose prontamente.

Brady lo guardò male per qualche secondo, per poi cogliere la palla al balzo, con un sorriso malefico sul volto.

«In effetti, nonostante la tua età, sei riuscito ad affascinare anche me, che sono giovane...molto giovane.» calcò sull'ultima parola.

«Ah, quindi è così?»

«Esattamente, Signor Leeson.»

«Signor Leeson. Mi piace.» mormorò, osservandolo con gli occhi scuri come pece.

«E' il tuo cognome tipo da...quanti anni hai detto che hai?» ridacchiò il ragazzo.

«Ma io non parlavo di questo.» si fece serio, prendendo i lembi della giacca nera di Brady e avvicinando il viso al suo.

Il giovane lo guardò stranito per poi lasciarsi baciare dolcemente.

«Mi piace Signor Leeson...per te.» mormorò infine, tenendo sempre le labbra incollate alle sue.

Brady scostò il viso per guardare meglio negli occhi color pece del compagno, mantenendo sempre uno sguardo piuttosto confuso.

«Non capisco.» sibilò.

«Beh, due persone che si amano, uno prende il cognome dell'altro. Guardati intorno...»

Il giovane si guardò davvero intorno. Ancora confuso, ma solo per qualche secondo. Infatti, subito dopo, sgranò gli occhi e guardò piuttosto male l'uomo.

«Questo sarebbe il tuo modo di chiedermi di sposarti?!» quasi urlò.

Mark si passò una mano tra i capelli, distruggendo la piega quasi perfetta, acconciata per l'occasione.

Love Made Me Do ItDove le storie prendono vita. Scoprilo ora