21.

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Brady si alzò di scatto dalla sedia e, con passo svelto, si avviò verso l'uscita del famoso museo. Non si accorse nemmeno di essere inseguito, letteralmente, da Mark che, nonostante fosse bloccato dal numero di gente che affollava l'ampio spazio del MoMa, riuscì comunque a raggiungerlo, una volta fuori.

«Che ti prende?» domandò il più grande, trattenendo Brady per il polso.

«Ti prego, lasciami andare.» mormorò Brady, con un tono fin troppo basso e un leggero tremolio ben udibile.

«Ehi...» disse Mark, tirando, con un gesto deciso, Braden, verso di sé e stringendolo in un abbraccio non ricambiato.

«Che diavolo?!» disse Mark, preso alla sprovvista.

Brady, infatti, si allontanò di scatto, proseguendo, poi la sua fuga con passo svelto e facendo cenno a ogni taxi che passava di là in quel momento.

«Brady! Brady, cazzo, fermati!» urlava Mark alle spalle dell'assistente che, dopo un paio di tentativi, riuscì a fermare uno yellow cab, entrandoci dentro, non senza riuscire a fermare Mark che fece lo stesso, subito dopo di lui.

«Adesso mi spieghi cosa diavolo sta succedendo.» proferì serio, tenendogli entrambe le mani, strette, con la sua, e guardandolo fisso negli occhi, potendone scorgere un leggero rossore in contrasto con le iridi smeraldine.

«Brady...ho fatto qualcosa di sbagliato?» il tono di addolcì notevolmente.

«Signori, dove vi porto?» il taxista interruppe quel momento. Mark sbuffò frustrato e rispose dando l'indirizzo dell'Hotel, senza neanche voltarsi a guardarlo.

«Brady...»

«Non c'è niente che non vada. E' tutto perfetto.» rispose il giovane, guardando ovunque tranne che sul protagonista dei suoi pensieri.

«Brady, per favore. Non volevo spaventarti.» Mark si avvicinò, lasciando la presa sui polsi e passando, delicatamente, le dita tra i capelli riccioluti dell'assistente. «So di essere stato un coglione. Ho visto Thomas ed è stato come...non lo so, ero come in trance. Sono un totale idiota. Ho sbagliato e ti chiedo scusa. Non avrei dovuto usarti così-»

«SONO STATO IO IL VERO IDIOTA!» lo interruppe Brady, alzando notevolmente il tono di voce.

«Io...solo io. Ho lasciato che andassimo avanti con questa farsa e adesso...non so neanche cosa mi succede. Cazzo! Perché sto facendo così?» domandò più a se stesso.

«Bra-»

«NO!No. Ora basta. Non avvicinarti, più, non toccarmi più. Non dirmi più niente, non guardarmi! Come ho fatto a finire in questa situazione? Lo sai quanto ho lavorato? Sai quanto mi è costato andare ad Harvard? Non puoi nemmeno immaginarlo! E adesso perderò anche il mio internato...» mormorò infine, passandosi una mano sul volto.

«Brady, ti prego. Ascoltami.» continuava, imperterrito, Mark. Mantenendo una calma apparente.

«Sono 23 dollari»

Mark prese il portafogli dalla tasca per pagare il viaggio e Brady ne approfittò per uscire di corsa dal taxi ed entrare nell'Hotel.

«Tenga il resto!» disse Mark, aprendo lo sportello in fretta e furia per raggiungerlo.


**


Brady raggiunse a tempo di record, la camera.

Entrò dentro la sua stanza personale, chiudendola subito a chiave e si tolse i vestiti con odio, lanciandoli un po' ovunque e passandosi una mano tra i capelli sempre più scompigliati.

Love Made Me Do ItDove le storie prendono vita. Scoprilo ora