Capitolo 24

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Era come se il mondo avesse smesso di girare. Dal momento in cui i miei piedi toccarono il pavimento stabile dell'hangar della C.A.T.T.I.V.O., ebbi quasi l'ennesima dimostrazione che niente sarebbe stato più come prima.

Fu come una sorta di presa di coscienza.

La barella col corpo immobile di Newt si allontanò da me, spinta rapidamente dai quattro uomini con la tuta. Jillian non si era allontanata durante tutto il viaggio, ma al contrario, mi guardava come se volesse parlarmi e rassicurarmi, ma avesse un terrore incontrollato di aprire bocca.

Mentre seguivo con lo sguardo la barella, lei poggiò una mano sulla mia spalla, sussurrando un "mi dispiace" che però non m'interessava. Non era colpa sua.

La guardai con la coda dell'occhio, facendo un cenno col capo, poi attraversai il portone che avevo davanti, seguita a ruota da lei che si assicurava quasi che sapessi bene la strada.

Ma la verità era che mi muovevo come un semplice spettro, non come una persona.

Guardandomi attorno, notai che era tutto in ordine, e che i corridoi di quel posto si erano animati e caricati di scienziati che si muovevano in modo quasi meccanico.

Esattamente l'opposto di ciò che avevo visto l'ultima volta che varcai la soglia di quella porta-

Era la solita vita da laboratorio.

Tutti mi guardarono con aria sorpresa appena si accorsero che ero all'interno della base.

‹‹ Signorina c-capo! ›› gridò un ragazzino dalla fine del corridoio, che poi prese a correre nella mia direzione e, appena si ritrovo davanti a me, si chinò sulle ginocchia per riprendere fiato ‹‹ è un p-piacere riaverla qui con noi ›› balbettò, raddrizzandosi con la schiena. Avrà avuto all'incirca dodici anni. Indossava un camice da scienziato.

Corrugai la fronte, fermandomi a guardarlo meglio. Aveva un cartellino bianco pinzato sul petto.

‹‹ Sono n-nuovo s-signorina, se stava guardando il cartellino b-bianco ›› si affrettò a dire. Deglutii rumorosamente, facendomi accapponare la pelle per colpa di quel suono ‹‹ M-mi chiamo Raphael, è un piacere, un p-privilegio ed un e-emozione indesc-crivibile conoscerla d-di persona. M-mi disp-piace per N-Newt. Vi o-osservavo e- ››

‹‹ Raphi.. ›› lo riprese Jillian a denti stretti, rivolgendomi poi una rapida occhiata di amaro pentimento.

Schiusi le labbra, guardando il ragazzo che mutò l'espressione in terrore.

‹‹ Non d-dovevo dirlo? ››

‹‹ No Raphi, non dovevi ›› Jillian chiuse gli occhi, sospirando.

‹‹ Voi.. ›› non riuscivo nemmeno a terminare la frase. Mi sentivo scossa e presa in giro per l'ennesima volta.

‹‹ Elizabeth, posso spiegare. ››

Sì, quella era la classica frase di chi era pronto a sparare l'ennesima bugia. E ne avevo fin sopra i capelli di quelle storie. Erano favole, ed io ero troppo cresciuta per ascoltarle e crederci come una semplice bambina. Forse non ne avevo mai sentita una in vita mia, e dopo tutto ciò che avevo passato, non volevo nemmeno sentirle.

Sollevai una mano, facendole cenno di stare zitta, poi mi allontanai a grandi passi da lei e il ragazzino.

Osservai le espressioni degli scienziati mentre camminavo lungo i corridoi, freddi e spogli, l'unica cosa sincera della C.A.T.T.I.V.O..

Mi guardavano tutti, ma subito dopo tornavano a chiacchierare tra loro o a guardare ciò che stavano facendo. Erano tutti troppo impegnati, tutti troppo presi dai loro compiti giornalieri.

Virus MortaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora