La guardai alzarsi piano per poi sparire in cucina. Nessuno si era accorto che se n'era andata, tutta l'attenzione delle persone nella stanza era rivolta alla televisione che stava trasmettendo una partita di calcio. Mi alzai anch'io per seguirla. Una mano si posò sul mio avambraccio bloccandomi.
- Dove vai? - mi chiese il padre della ragazza distogliendo lo sguardo dallo schermo. Non sembrava più così interessato alla partita. Da quando ero entrato in famiglia la sua predilezione era stata rivolta verso di me. Sapevo che aveva sempre voluto un maschio ed io che ero figlio del suo migliore amico non ero che diventato anche figlio per lui.
- Vado in cucina a prendere da bere. - risposi pacatamente. Lui mi sorrise annuendo per poi continuare a seguire la partita. Mi avvicinai lentamente alla porta e diedi un'occhiata all'interno. La stanza era vuota e la porta che conduceva al giardino sul retro era stata socchiusa. Mi avviai verso di essa. La trovai totalmente immersa nei suoi pensieri, tanto da non accorgersi che la luce del sole stava svanendo e che tutto attorno a lei stava diventando sempre più scuro. Uscii anch'io fuori all'aria aperta. Inspirai a pieni polmoni e mi sedetti accanto alla ragazza sui gradini che portavano sul prato. Aveva tolto le scarpe per posare i piedi sull'erba fresca.
- Perché non sei dentro ad esultare per la nostra vittoria certa? - chiesi allungando le gambe incrociate davanti a me. Mi aspettai che mi sorridesse timidamente, ma le sue labbra si strinsero in due strisce bianche. Non stava gradendo la mia presenza come mi ero aspettato. - Hey... che hai? - parlai corrucciato. Non l'avevo mai vista così triste da quando la conoscevo. Aveva la risata più bella che avessi mai sentito e adoravo vedere i suoi occhi scintillare per la gioia ogni volta che la guardavo. Aveva sempre brillato di vita, eppure in quel momento non c'era niente che mostrasse la sua voglia di vivere.
- Niente. Mi dava fastidio il nuovo colore con cui papà ha dipinto i muri. - mormorò stringendosi le braccia attorno alle gambe e posando la testa sulle ginocchia. Inclinai la testa di lato per studiarla meglio. Un bagliore all'angolo del suo occhio attirò la mia attenzione. Stava piangendo e aveva messo i suoi capelli come scudo dal mio sguardo.
- In effetti non è gran colore. - mi espressi senza nemmeno pensare a ciò che stavo dicendo. La mia mente stava cercando di capire cosa avesse la ragazza con cui ero cresciuto.
- Lascia perdere. Non capiresti mai, Ashton Fletcher Irwin. - sussurrò lei come se fosse stata in grado di leggermi nel pensiero. Rimasi paralizzato per qualche istante.
- È per quello che è successo? - volli sapere. - Non mi hai mai detto perché hai cercato di scappare. - parlai lentamente ponderando ogni singola parola che le dicevo. Non avevo mai toccato quel argomento con lei, anche se nessuno l'aveva vietato. Semplicemente nessuno l'aveva fatto. Pensavamo tutti che fosse stato solo una cosa passeggera. Se n'era andata un giorno qualsiasi senza bigliettini o una chiamata e la polizia l'aveva trovata il giorno dopo su un treno a chilometri di distanza da casa con solo un borsone con un po' di soldi e vestiti. I suoi genitori avevano reagito come se non fosse successo niente, mentre io non facevo altro che pensarci.
- Tu non capisci. - ripeté spenta. - Tu non puoi capire, Ashton. Tu non sei invisibile agli occhi di tutti. Tutto quello che vedi di me è solo un guscio vuoto. - mormorò.
- Non è vero. - ribattei. Come poteva dire una cosa simile? - Cosa ti è successo quando te ne sei andata? È da quel giorno che... - mi bloccai. Non potevo dirglielo.
- Che...? - replicò lei quasi sprezzante. Il suo tono m'infastidì.
- Che sprechi i tuoi giorni. Sembra che per ogni secondo che passa perdi la via che hai sempre seguito. Sembra che ti guardi attorno e che tu veda i colori della vita sbiadire e diventare grigi. - parlai. - Te ne stai andando. La ragazza che ho sempre conosciuto sta scomparendo, e tutto da quel giorno. -
La vidi scuotere la testa e ridere senza felicità. - Ti stai sbagliando. Quella ragazza stava morendo già prima di quella notte. È per questo che me ne sono andata. -
Forse mi stavo sbagliando. Con lei quel giorno c'erano solo la sua ombra ed i suoi rimorsi.
- Perché sei scappata? Potevi venire da me. - ribattei. C'ero sempre stato e avei continuato a stare accanto a lei nei momenti di bisogno.
- Stavo cercando di recuperare i pezzi della mia vita. Stavo cercando di ricordare i momenti felici e cancellare quelli tristi, ma è troppo tardi. - parlò. Fissava con sguardo perso il prato, come se la sua mente fosse anche da un'altra parte, lontana da noi. Mi pareva che fosse scomparsa, persa dentro il ricordo della vita di qualcuno che non era la sua.
- Perché? - riuscii solamente a domandarle ancora. Finalmente incrociò i miei occhi.
- Perché? - ripeté come se quella fosse stata l'unica domanda a cui avesse veramente dato importanza fino ad ora. - Perché è passato un altro giorno, Ashton, ed i muri attorno a me sono diventati più resistenti, per tenermi al sicuro. Ed è troppo tardi. Quello che c'era di me è scomparso del tutto. -
Rimanemmo in silenzio fino a quando un urlo di felicità proruppe dalla casa. Nessuno si era ancora preoccupato che fosse uscita fuori. Mi tolsi la felpa e gliela appoggiai sulle spalle fragili tremanti.
- Chi sei diventata quindi ora? - le chiesi alla fine.
Scosse la testa, questa volta come se fosse stanca di pensare e di rispondere a domande senza risposta. - Non lo so. - mormorò. - Non so chi sono diventata. Forse sono semplicemente diventata invisibile. - concluse. Questa volta non dissi niente. L'abbracciai stringendola a me. Le sue lacrime calde mi intrisero la maglietta leggera, ma non sentivo freddo. Nessuno ancora si era accorto di niente.
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N.A.
Non credo di essere mai stata veramente invisibile agli occhi delle persone, per quanto mi sia sempre sforzata di mescolarmi alla folla. Ho sempre odiato i miei occhi a mandorla quando ero piccola, perché infondo quando si è bambini si cerca sembra di non essere diversi, anche se con una situazione particolare come la mia è sempre stato impossibile. Mia madre è orientale, mentre mio padre italiano e la mia prima lingua da piccola è stato l'inglese, anche se devo ammettere con molto rammarico di aver perso molto di questa lingua. Alla fine con il tempo direi che ho imparato ad apprezzare di più i miei tratti distintivi e cerco tutt'ora di spiccare perché credo che se devi essere diversa in tutto e per tutto... devi farlo almeno con Styles! ;)
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Sounds Good Feels Good || 5SOS
FanfictionRaccolta di One Shot ispirata alle canzoni del secondo album dei 5 Seconds of Summer. 1. Money || l.r.h. 2. She's Kinda Hot || m.g.c. 3. Hey Everybody! || c.t.h 4. Permanent Vacation || l.r.h. 5. Jet Black Heart || m.g.c. 6. Catch Fire || l.r.h. 7...