Capitolo 2

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Un eccitato Max uscì dalla stanza. Il regalo per i loro papà era pronto. Max Michael Lightwood-Bane era il primo figlio adottato da Alec e Magnus e anche il piccolo di casa.
Corse verso il soggiorno dal fratello maggiore ma non era solo. Con lui c'era una ragazzina.
Chi era? E che guai portava?
Oggi era il matrimonio dei suoi papà e nulla doveva rovinarlo. Era un giorno che aveva atteso da troppo tempo.
Il più piccolo di casa a un po sospettoso. Ricordava un po Alec alle prese con Clary per la prima volta.
-ah, Max. Lei é Elphie- disse il maggiore con un sorriso ebete. - Sai dov'è papà?-
-si sta preparando per il matrimonio- rispose Max squadrando la nuova arrivata. - mio padre non accetta clienti oggi. Devi tornare un'altra volta-
Rafe rimase sorpreso da quel comportamento. Di solito era dolce con chiunque e disponibile, anche se ci metteva un po di tempo per fidarsi.
Elphie tremava così tanto sul divano in un angolino che l'incantesimo Glamour sul suo marchio svanì. Orecchie di gatto sulla testa e un terzo occhio sulla mano.
Era una strega proprio come il loro padre, Max stesso, zia Catarina, zia Tessa e la cugina Dot.
-smettila, Max! Non vedi quanto sia già spaventata - gridò lui in un rimprovero. - ha bisogno dei nostri genitori. Che ti prende?-
Lui e Max avevano un bel rapporto fraterno, complici in tutti. Litigare per loro era raro.
-che mi prende a me? Che ti prende a te semmai? Oggi finalmente i nostri genitori si sposano, sai quanto é importante questo giorno - ribatté Max arrabbiato. - dopo tutto quello che hanno passato per arrivarci, gli ostacoli, i pregiudizi e il conclave. Ora tu vuoi che i nostri genitori aiutano una stupida ragazzina che non sappiamo nulla, nel giorno del loro matrimonio. Potrebbe essere una trappola o una spia per impedire questo matrimonio. Già altre volte é successo. Quindi no, Rafael Santiago, io non permetterò che questa rovini tutto-
-lei ha un nome, si chiama Elphie e no stupida ragazzina o questa. E poi é più grande di te, devi darle rispetto- lo gridò Rafe ancora una volta.
Elphie se ne stava rannicchiata sul divano, guardando la scena senza proferire una parola.
La camera da letto era a due passi dal salotto, Magnus si preparava per il suo matrimonio. Era al settimo cielo, finalmente Alec sarebbe diventato suo marito.
Immaginava il suo Alec in abito dorato, entrare nella sala dell'Istituto per i matrimoni e camminare verso l'altare dove c'era lui ad aspettarlo insieme ai loro figli.
Parlando di figli, le loro urla avevano interrotto il suo sogno.
Non era da Max e Rafe fare così e soprattutto in questo giorno, era strano.
Schioccando le dita, la porta scorrevole si apri e davanti a lui, c'erano i suoi due figli che litigavano come non mai e sul divano una ragazzina strega spaventata.
-che cosa sta succedendo qua?- chiese lui serio.
Solo al suon della sua voce, i due smisero.
-é tutta colpa di Max-
-no, é colpa di Rafael-
Nell'accussarsi a vicenda, i due stavano per arrivare alle mani e con la magia blu li aveva separati.
-smettetela! Ora! - esclamò lui con uno sguardo furioso- non voglio più vedere queste scene! E poi state spaventando la nostra ospite-
Detto questo, con passo elegante raggiunse l'ospite sul divano, facendo apparire una tazza di cioccolata e qualche dolcetto sul tavolino.
-nessuna parola di questo con vostro padre- disse Magnus con il suo solito modo di fare.
Alec sarà anche cambiato, ma su certe cose non transigeva. Tipo quella, far apparire cibo o altro sapendo che era rubato. Troppo onesto il suo Alec, ma amava tutto di lui.
-prendi, amore. Non c'è niente di meglio della cioccolata per far passare tutti i mali- disse lui dolce, seduto sul divano accanto a lei in modo sempre impeccabile.- e qualche dolcetto glitterato. É la mia firma-
-Grazie, Magnus Bane- disse Elphie con un sorriso, prendendo la tazza e bevendo un sorso.- adoro anch'io i glitter -
Ora serena con lui, l'incantesimo Glamour si riattivò e orecchie e occhio scomparvero.
........
Casa Lovelace
Simon Lovelace era pronto per andare al matrimonio mentre la sua splendida e fatale moglie Isabelle era già lì dalle cinque di mattina per controllare e guidare ogni cosa. Sapeva quanto fosse importante quel matrimonio per lei e per tutti quanti in generale.
Era in salotto della villetta comprata dopo il matrimonio. Avevano decido di vivere vicino alla famiglia di Simon, anche per Rebecca soprattutto per non dimenticare ai suoi figli le loro origini anche mondane.
-Dominic! Tuffy! Dorothea!- li chiamò Simon li chiamo.
Ci stavano mettendo molto. Di sicuro i gemelli stavano davanti alla TV a guardare qualche cartone e Dorothea con quel cellulare a messaggiare con qualche ragazzo.
Non andava bene, era troppo piccola per avere un fidanzato. Anche se alla sua età Isabelle era molto matura e intraprendente e andava a letto con nascosti, tra cui Merlion. Non era pronta a ciò con la sua bellissima Dot. Stava per salire a chiamarli quando spunto dalle scale, una ragazza di 16 anni, capelli neri e occhi a mandorla con un vestito bianco, rosso e rosa stile sweet lolita,
Dorothea Kiss-Lovelace, chiamata da tutti Dot. Kiss era il cognome della sua vera madre. Infatti l'avevano adottata quando Tara un'amica mondana di Isabelle e Simon era morta per mano dei demoni e il suo ultimo desiderio era stato di affidare la sua bambina a loro. Era successo subito dopo il matrimonio, cinque anni fa e la loro vita da novelli sposi si era catapultata in quella di neo genitori. Non era stato facile per il trauma di Dot nel vedere la propria madre uccisa sotto i propri occhi per difenderla. Ma alla fine con pazienza e amore, avevano formato una famiglia.
Dot li chiamata mamma e papà. Lei non aveva mai avuto qualcuno da chiamare papà prima di Simon, questo perché il suo vero padre era un demone bastardo che si era divertito con sua madre e poi l'aveva lasciata senza una parola.
Invece Simon era un papà con P maiuscola. Dolce, paziente, divertente e severo quando ci voleva. Con lui e Isabelle si sentiva protetta e amata come non mai. La sua vera mamma Tara aveva scelto bene.
-sei bellissima, Dot. Zio Magnus adorerà il tuo vestito- disse Simon incantato.
-ho fatto i tarocchi, papà- disse lei in modo un po strano.
Dot aveva il dono della lettura dei tarocchi e qualche visione futura. Era una strega abbastanza brillante. Prendeva lezioni di magia da Magnus e anche di pozioni, sembrava quasi una lezione di Hogwarts e lei una piccola Hermione Granger con un professore. Magnus sarebbe stato un grandissimo professore per Hogwarts e immaginava che si innamorava di Alec, un suo studente Corvonero.
Comunque la faccia di Dot non presagiva nulla di buono.
-non dirmi che il matrimo...- stava dicendo Simon preoccupato.
-tranquillo, papà. Secondo le carte il matrimonio sarà perfetto come gli zii hanno sempre sognato- disse Dot tranquillizzandolo.
-meno male, non so se reggerebbero un'altra intromissione - disse lui sollevato.
Non era quello a preoccupare la giovane Dot, ma alla terribile visione.
Ancora vedeva e sentiva le urla nella sua mente. Il suo dono aumentava giorno per giorno e ne aveva un po paura.
-ascolta, papà, io ho avuto la visione di rapimenti di bambini ma non ho visto da parte di chi- disse lei molto preoccupata.
Rapimenti di bambini? Questo gli faceva venire in mente, i demoni che aveva cercato di prendere Dot e poi a quello successo tre anni.
E se tutti questi eventi fossero collegati in quale modo.
Doveva parlare con la sua parabatai Clary dopo la cerimonia.
-tranquilla, me ne occuperó con gli altri zii-
In quel momento nelle scale scesero una bambina e un bambino di 5 anni, dai capelli e occhi castani scuro.
Dominic e Tuffy Lovelace. Due teneri gemelli ma molto iperattivi e combina guai soprattutto insieme a Max, Rafe e i figli di Helen e Aline.
La futura generazione di shadowhunters e nascosti.
Lui e Isabelle li avevano concepiti il giorno del loro matrimonio.
Era stato al settimo cielo alla notizia, dei figli loro e insieme a Dorothea, formavano una bellissima famiglia.
Simon corse a prenderli in braccio, giurando a sé stesso che nessuno avrebbe mai toccato i suoi bambini o portati via. Avrebbe ucciso chiunque, non importava chi fosse.
......
Istituito
Jace teneva in braccio la sua piccola Kat, l'unica cosa rimasta di Clary. Soffriva parecchio per quella lontananza, gli mancava quel "noi" e la loro vita. Ormai poteva vivere solo di ricordi e là nell'Istituto ne era pieno zeppo, non solo per gli anni in cui l'aveva aiutata a trovare e salvare sua mamma e la guerra contro Sebastian ma anche perché erano loro due a capo dell'Istituto e la loro famiglia si era formata. Erano felici e si stavano sposando fino a quella notte in cui tutto aveva spezzato il loro legame.
Lui continuava a vivere e a dirigere l'Istituto ma con l'aiuto di Lydia. Lei era stata fondamentale, quando tre anni fa Clary aveva fatto le valigie e si era portata con sé Kat per tornare da sua mamma e Luke.
Si era instaurato un rapporto speciale tra lui e Lydia, c'erano sempre l'uno per l'altra e capitava spesso che si addormentavano insieme nel letto, ma nulla di romantico o altro, più per farsi compagnia e combattere la solitudine dei loro cuori per i loro amori e perdite.
-ehy principessa, dì papà - disse Jace impaziente nel sentire la sua voce. - papà -
Lei sorrideva e muoveva le mani ma non parlava.
- su principessina, farlo per papà - continuò lui spronandola, con una preoccupazione dentro di sé.
- Kat non parla, Jace. Non lo fa mai - disse Clary triste e poi fredda: - sappiamo benissimo chi dobbiamo ringraziare per questo, non vero Jace-
Aveva ripreso come al suo solito quando si incontravamo a scaricare tutto su di lui.
- non sei la sola che soffri, Clary. Sto male anch'io - ribatté Jace a quel punto stufo e poi con gli occhi lucidi- non c'è giorno che non penso a quella notte, a lui e mi manca terribilmente. Vorrei poter essere in grado di tornare indietro nel tempo e impedire tutto-
- ma non puoi, Jace - disse Clary dura. - é per colpa tua io non lo rivedrò più! -
Anche lei aveva gli occhi lucidi, mancava poco che scoppiasse a piangere.
Jace non riusciva a vederla in quello stato e poco importava quanto lei lo odiasse, il suo cuore lo spingeva a consolarla. Condividevano lo stesso dolore e un tempo anche l'amore.
Mise Kat sul divano in modo che non cadesse, si avvicinò a Clary per portarla a sé e abbracciarla.
Ma lei lo rifiutò, si svincolò dal suo abbraccio e prese Kat.
- non farlo più! Non hai più il diritto! - gli urlò Clary furiosa, con le lacrime agli occhi - stammi lontano! -
Dopo di che, uscì dalla sala per andare da Alec e nel tragitto, si perse per i troppi pensieri. Si era ritrovata nella serra, luogo in cui Jace l'aveva portata per festeggiare il suo compleanno e anche del suo primo bacio. Quanti ricordi. Sembrava passato un secolo da quel giorno.
Perché il passato tornava sempre? Lei adesso era felice, aveva voltato pagina e...
-amore, finalmente vi ho trovate - disse una voce inconfondibile. - le donne più importanti della mia vita -
Clary si asciugò le lacrime prima di girarsi. Non voleva farsi vedere così da lui.
Davanti a lei, c'era un bellissimo uomo con i capelli neri e gli occhi violacei, vestiti in modo impeccabile.
Matt Blackwood, un caro amico di Alec e di Magnus e nonché il suo compagno.
Dopo di Jace, non pensava di innamorarsi di nuovo e invece frequentando più spesso casa Lightwood-Bane, aveva conosciuto Matt. Era un uomo dolce, premuroso, affascinante, responsabile, attento e preciso e molto protettivo. Gli dava quella sicurezza e stabilità che le serviva e poi era un ottimo padre per Kat.
Erano fidanzati da tre anni, vivevano insieme in una deliziosa villetta e aveva aperto insieme a lui una galleria d'arte, anche lui era un artista.
- amore, ma tu hai pianto - disse Matt accarezzando con la mano alla sua guancia. - é successo qualcosa con il tuo ex? -
- no, é solo un po di tristezza e brutti ricordi- disse Clary molto dolce. - baciami, Matt. Fammi scordare tutto -
Matt sorrise e la baciò con tutto l'amore possibile. I suoi baci la portavano in un mondo lontano in cui c'erano solo loro due.
Da fuori, Jace assistiva alla scena e faceva male vedere un altro uomo al posto suo con Clary e Kat.
Clary sembrava molto felice con Matt, più di quanto era con lui. Forse tra loro davvero non era destino. Avevano vissuto una bella favola ma poi era finita nei peggiori dei modi.
Non doveva pensarci. Clary non era più sua e lui doveva farsene una ragione.
-Jace, sono qui se hai bisogno - disse Lydia acconto a sé, con una mano sul suo braccio. - per ogni cosa, tu mi ha offerto una casa e la tua amicizia -
Lydia era davvero bellissima. Era tutto ciò che un uomo vorrebbe.
Non riusci a trattenersi a unì le proprie labbra alla sue. Aveva bisogno di sentire, di dimenticare, di avere una fetta di paradiso e solo lei poteva darglielo.
Lei rimase sconvolta, non si aspettava una cosa del genere e per quando le piacesse quel bacio, non...
-Jace, fermati - disse Lydia con razionalità. - non possiamo... Lei é mia cugina, la tua ex e madre dei tuoi figli e... Poi stai agendo di impulso. So che ti fa male vederli insieme ma... -
Jace prese la sua mano per poi portarla in una stanza, per più privacy.
-Jace, ascoltami sarebbe un grave errore andare oltre, te ne pentiresti e non lo dico solo per Clary ma anche per il nostro rapporto - disse Lydia saggia, mettendo una mano al suo collo. - sei molto importante per me, Jace. Ci tengo molto a te e non voglio che un bacio o altro rovini il nostro rapporto. Ho bisogno di te come in questi due anni -
-e io bisogno di te, Lydia - disse Jace con una disperazione negli occhi. - ti prego, ho bisogno di questo - avvicinandosi a lei e abbassando sul collo per dargli dei baci. - io bisogno di averti -
-jace, io... -
Lei stava lottando contro quei desideri, da quando era morto John che non faceva più l'amore con nessuno. Jace con quei baci caldi e tentatori, la stava facendo impazzire.
Guardò Jace un'altra volta negli occhi, lui era a pochi di distanza dalle sue labbra e aveva uno sguardo a cui non si poteva dire di no. Alla fine baciò Jace, lasciandosi trasportare e quel bacio era bellissimo e passionale. Non si sentiva così da molto tempo, stava assaporando le vecchie emozioni e le piaceva molto.
L'abito di Lydia fini in un angolo e insieme a quello di Jace. I loro corpi avvinghiati nel letto, le loro mani intrecciate e i gemeri di Lydia riempirono la stanza.
Jace si sentiva bene mentre faceva l'amore con lei. Lydia era la sua nuova pace.






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