Capitolo 12

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La luce colpì pesantemente gli occhi di Clary, che sbattè velocemente le palpebre per abituarsi.

Si alzò a sedere e osservò la stanza intorno a lei: completamente bianca, tranne un comodino e un armadio di legno.

Provò ad alzarsi, ma si rese conto di essere ammanettata al letto, sia con le mani che con i piedi.

Si mise subito in allerta e incominciò a spostarsi sul letto per capire dove avesse lo stilo.

Non c'era, e ciò le parve molto strano: si assicurava continuamente di averlo nella tasca posteriore destra, in caso di bisogno, ma, per l'appunto in quel momento, non c'era, quindi qualcuno glielo doveva per forza aver preso.

Decise di osservare attentamente i dettagli del luogo in cui si trovava per trovare una via di fuga ma, per prima cosa, trovare qualcosa con cui liberarsi, quando lo sguardo le cadde sulle mani, e notò una cosa molto strana: non aveva più le rune, né quelle disegnate recentemente, né i segni sbiaditi di quelle fatte molto tempo prima.

La porta si aprì di colpo e lei riconobbe chi aveva davanti.

Come dimenticarla.

Una persona che conosceva anche troppo bene, ma che non pensava di rivedere mai più.

Appena si avvicinò, Clary, incominciò a gridare.


Clary si alzò violentemente a sedere nel letto e cercò di calmare il respiro che in quel momento era troppo veloce.

"Tutto ok?" le chiese qualcuno alle spalle e lei si girò velocemente sul letto pronta all'attacco, che sfumò quando si rese conto che aveva appena parlato Jace.

Rilasciò il respiro, che non si rese conto neanche di aver trattenuto, per poi annuire con la testa.

Il giorno seguente alla loro discussione al parco chiarirono tutto, anzi, non è che chiarirono, ma è come se dimenticarono tutto, perché nessuno dei due accennò qualcosa al riguardo, come se volessero dare per assodato che, quella discussione, era talmente tanti insensata da essere direttamente seppellita.

Lui si sporse in avanti e le afferrò il mento, facendo quasi sfiorare le loro labbra mentre parlava:"Sicura? Ti sei alzata di colpo, talmente tanto che mi hai quasi spaventato" concluse con un sorriso.

Lei si allontanò da lui, alzandosi dal letto e si avvicinò alla finestra per osservare New York, o almeno ciò che poteva osservare di New York.

"Sì, sì, sto bene." Disse cercando di convincere più se stessa che lui. Ho fatto solo un incubo un po' troppo strano, ma, come sai" disse girandosi verso il suo ragazzo "tutti i sogni e incubi sono strani, no?"

Lui annuì apparentemente convinto, ma a lei, che riusciva a capirlo come nessun altro, bastò meno di un secondo per notare che che c'era qualcosa nella sua espressione che non lo convinceva, ma decise di non dargli più di tanta importanza.

Decise invece di avvicinarsi a lui e di mettersi a cavalcioni sulle sue cosce, per poi appoggiare i gomiti sulle sue spalle e accarezzare i ricci sulla nuca.

"Che succede?"

"Sono preoccupato"

Clary si stupì di come semplicemente riuscì a farlo parlare: "per cosa?" continuò lei.

"Ho una brutta sensazione. Succederà qualcosa di poco bello, veramente poco bello."

Clary sorrise, anche un po' maliziosamente: "E cosa possiamo fare per far andar via questa sensazione poco bella?"

Lui sorrise molto maliziosamente e si avvicinò al suo orecchio:" Lo sappiamo entrambi"




***
Ok. Sono sincera. Non me la sentivo di scrivere parti spinte, ma potete immaginare che succede. Come sta andando il primo di aprile? Avete fatto o ricevuto qualche scherzo? Io solo fatti.
A kiss😘.
Chiara
P.s.: alla fine l'ho scritto tutto ieri e oggi ed è per questo che sono solo 600 parole.

Shadowhunters, il passato si ripresentaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora