Capitolo 5

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Quella che mi feci fu senza alcun dubbio la doccia più lunga della storia. Mi presi il mio tempo per cercare di sciogliere la tensione ed i nervi e, contemporaneamente, scharirmi le idee ed organizzare i pensieri.

Dovevo racimolare tutto il coraggio che avevo in corpo per riuscire a raccontare  la verità. L'unica consolazione era che, una volta vuotato il sacco, mi sarei liberata per sempre di un peso che mi opprimeva il petto ormai da molti anni.

Uscita dalla doccia, mi occupai scrupolosamente dei miei capelli, pettinandoli con cura ed asciugandoli fino all'ultimo centimetro, per ritardare ancora di qualche minuto l'inevitabile. Quando, però, non ebbi più scuse per perdere ulteriormente del tempo, mi decisi a farmi forza e ad uscire dal bagno, per raggiungere gli altri al piano inferiore.

Li trovai tutti comodamente seduti intorno al grande tavolo della cucina, intenti a divorare allegramente i muffin che avevo preparato per loro. Mancavano solo Madison e Audrey, che, evidentemente, si trovavano ancora a casa di Cindy.

Li osservai per un po' ridere e conversare giocosamente, incapace di interromperli. Volevo godermi appieno quell'atmosfera, temendo che, dopo il mio racconto, non ci sarebbe più stata in mia presenza.

«Callie, che ci fai lì da sola?»

Matt mi riscosse dal mio momento di riflessione, facendo notare anche agli altri il fatto che mi trovassi sulla soglia e non fossi ancora entrata.

«Coraggio, vieni a fare colazione con noi» mi invitò, con un sorriso gentile ad ornargli le labbra.

Ricambiai il suo sorriso e mi avvicinai cautamente al tavolo, sedendomi poi vicino a Lexy.

Addentai un muffin ma, nonostante fosse davvero squisito, ne abbandonai più della metà nel piatto. Avevo un nodo allo stomaco per via dell'ansia e non riuscivo proprio a mandare giù niente.

Quando gli altri ebbero finito di mangiare, chiesi loro di riunirci nel salone così avrei potuto finalmente raccontare tutta la storia.

Presi un respiro profondo e, dopo aver incontrato lo sguardo dolce e confortante di Harry che era seduto esattamente di fronte a me, acquistai la sicurezza di cui avevo bisogno ed iniziai a parlare.

«Innanzitutto, dovete sapere che io e Madison frequentavamo lo stesso liceo. Non eravamo amiche o niente del genere, ma tutti conoscevano Madison. Era una delle ragazze più ricche e popolari dell'intera scuola e ognuno avrebbe dato pure l'anima per essere anche solo notato da lei.

A differenza di tutti i miei compagni di scuola, io non la idolatravo particolarmente, anzi la consideravo prepotente, egocentrica, irrispettosa e anche parecchio stronza. Sì, era bella, ma non per questo poteva permettersi di comportarsi come se fosse lei a comandare l'intera scuola e tutti si dovessero semplicemente prostrare ai suoi piedi e scattare ad ogni suo schiocco di dita.

Insomma, non la sopportavo. Era proprio più forte di me: non riuscivo a tollerare quel suo modo di atteggiarsi con superiorità e quel suo insultare indistintamente chiunque si trovasse al di fuori della sua ristrettissima cerchia e cercasse soltanto di compiacerla.

Come se non bastasse, praticamente tutti i membri di sesso maschile della mia scuola volevano farsela e quelli più carini ci riuscivano tranquillamente. Non era famosa per i suoi rifiuti quando si parlava di bei ragazzi.

Nonostante non godessi di grande stima nei suoi confronti, non mi sarei mai permessa di manifestare apertamente la mia opinione, perchè questo avrebbe comportato un vero e proprio suicidio sociale e non volevo rendere gli anni di liceo un inferno ancora più grande di quello che già erano.

Perciò andavo a tutte le sue feste. Infatti, una regola non scritta ma fondamentale nella nostra scuola era "non mancare mai alle feste organizzate da Madison". Ci si doveva andare e basta. Erano le feste più gigantesche e sfrenate che si sarebbero mai potute immaginare. Tutta la scuola si radunava in quella sua villa enorme e si andava avanti per tutta la notte a ballare e bere come se non ci fosse un domani.

Addicted to you [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora