Addicted to you [H.S.]

Capitolo 12

Una volta terminato l'incontro, tutti si dispersero e si dedicarono alle attività che avevano in programma per quella giornata. A me non erano stati ancora assegnati i turni che stabilivano cosa dovessi fare, quindi feci di testa mia e mi trovai qualcosa con cui tenermi occupata.

Avevo necessariamente bisogno di concentrarmi su qualunque cosa che non fosse il racconto di Harry. Da quando avevo sentito tutta la turbolenta storia della sua vita, non avevo fatto altro che pensarci e ragionarci sopra e non ero riuscita a togliermela dalla testa nemmeno per un secondo. Ora che ero a conoscenza del suo passato tormentato mi sentivo in qualche modo più vicina a lui, non ero spaventata dal fatto che avesse spacciato droga o fosse finito in prigione, ero soltanto tremendamente dispiaciuta per tutto quello che aveva dovuto sopportare.

Erano state le circostanze in cui si era trovato a spingerlo inevitabilmente verso quel tipo di vita e io non potevo di certo fargliene una colpa. Probabilmente se le cose fossero andate diversamente, non avrebbe mai neanche pensato di avvicinarsi alla droga, ma purtroppo così non era stato. D'altronde, nemmeno io avrei mai pensato di avvicinarmi alla droga, eppure era proprio quello che era successo. Io ed Harry eravamo molto più simili di quanto avessi mai creduto e, forse, era proprio per questo motivo che lui sembrava capirmi come nessun altro.

Appena terminato l'incontro avevo provato ad avvicinarmi a lui, ma era stato distante e sulle sue per tutto il tempo. Immaginavo che avesse bisogno di un po' di spazio, quindi non avevo insistito più di tanto e lo avevo lasciato stare. Che poi, in realtà, non avevo la più pallida idea di cosa dirgli o di come comportarmi. Ogni cosa mi sembrava stupida, insignificante, banale e inutile perfino nella mia testa. Un "mi dispiace tanto per tutto quello che ti è successo" non avrebbe cambiato la situazione e non lo avrebbe di certo fatto sentire meglio, anzi, forse gli avrebbe fatto pensare che, ora che conoscevo il suo passato, provassi pena per lui e il nostro rapporto sarebbe cambiato. 

Forse, la soluzione migliore era lasciarlo sfogare da solo e poi, quando si fosse calmato, tornare a comportarmi come se niente fosse successo. Non sapevo cosa lui avrebbe voluto che facessi, ma questa sarebbe stata la cosa che avrei preferito se si fosse trattato di me e, visto che eravamo così simili, speravo che valesse lo stesso anche per lui.

Ancora persa nei miei pensieri, avevo deciso di dare una mano a chiunque fosse di turno in cucina. Scoprii che si trattava di Ethan, il che mi fece tirare un sospiro di sollievo, perchè, se ci fosse stato Harry, il mio piano di tenermi occupata per evitare di pensare a lui sarebbe inevitabilmente fallito. Tuttavia, anche mentre cucinavo, continuavo a distrarmi di continuo e avevo rischiato più volte di bruciare tutto quanto. Ethan per fortuna era sempre intervenuto prontamente, evitando che mandassi a fuoco tutta la casa e salvando il nostro pranzo.

Memore di come era andata qualche ora prima, a cena mi proibì di avvicinarmi nuovamente ai fornelli, suggerendomi che forse avrei fatto meno danni lavando i piatti. Non potendo dargli torto, accettai di buon grado la mia nuova mansione e, quando finimmo di mangiare, mi misi a pulire e sistemare tutta la cucina per poi salutare distrattamente i ragazzi ancora svegli e andare finalmente a dormire. 

Quella giornata era stata sfiancante e, nonostante non avessi fatto niente di fisicamente impegnativo, mi sentivo esausta come se avessi corso una maratona; infatti, non appena il mio corpo si adagiò sul letto, mi addormentai subito.

* * *

«Chad, sono tornata!» esclamai, varcando la soglia di casa.

Mi faceva ancora uno strano effetto pensare a quel posto come casa mia, ma oramai era da un mese che ci vivevo, quindi dovevo iniziare a farci l'abitudine.

Io e Chad avevamo deciso di convivere sei mesi dopo esserci messi insieme. Sapevamo che era un passo affrettato, ma tutto nella nostra storia era stato poco convenzionale.