Capitolo 7

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Mi resi conto che si era fatta sera e il sole era tramontato già da un bel po' soltanto quando Louis venne fuori a chiamarci, informandoci che la cena era quasi pronta. Avvolta e protetta nel caldo abbraccio di Harry, non mi ero accorta minimamente delle ore che scorrevano.

Per me era come se il tempo si fosse bloccato: mi sembrava trascorso un secondo, invece erano passate delle ore.

La realtà intorno a noi aveva continuato imperterrita a fare il suo corso, ma io non ci avevo minimamente fatto caso. Era come se io ed Harry fossimo circondati da una speciale bolla che ci isolava dal resto del mondo, dove nulla poteva entrare a disturbarci.

E sarei voluta rimanere in quella bolla per sempre, al riparo, lontana dai problemi e dalle preoccupazioni. Ma, purtroppo, il mondo reale viene sempre a chiedere il conto e, per quanto ci si provi, non si può farlo scomparire.

Quindi, anche se con molto rammarico, sciolsi l'abbraccio e mi sollevai dal dondolo pronta a ritornare alla vita vera, ma consapevole del fatto che, se mai avessi avuto bisogno di evadere ancora una volta, le braccia di Harry sarebbero state solo a pochi metri da me.

Ero così grata a quel ragazzo. Lui forse credeva di non aver fatto niente di speciale, ma per me significava davvero molto. Mi aveva tirata fuori da un vortice di pensieri che molto probabilmente avrebbe finito per risucchiarmi, perchè io ero fatta così, pensavo fino a farmi scoppiare il cervello, pensavo fino a rimanere intrappolata nei miei stessi pensieri, pensavo fino a distruggermi.

Ero io la peggior nemica di me stessa, ero io a farmi del male e lui, senza neanche saperlo, aveva evitato che succedesse di nuovo.

Quando rientrammo, notai che la tavola era già completamente apparecchiata, anche se mi sorprese un po' il numero di coperti, dieci, il che significava che, non solo avrei dovuto affrontare Madison molto prima di quanto avrei desiderato, ma che c'era anche una persona in più e non avevo idea di chi potesse essere.

Decisi di non preoccuparmene più di tanto e, soprattutto, decisi che non me ne importava niente di Madison.

Io avevo fatto un errore, enorme e tremendo, e ne stavo sopportando il peso sulla coscienza da anni. Non potevo cancellarlo, ma almeno avevo chiesto scusa. Più di quanto aveva fatto Madison, che aveva tutto il diritto di avercela con me, ma non era per niente una santa.

Anche lei aveva fatto i suoi sbagli, era sempre stata una stronza con tutti, si era fatta il mio ragazzo per mesi, per non parlare di tutti gli altri con cui era stata alle spalle delle fidanzate ignare, ed era stata una sua scelta drogarsi, non l'avevo costretta io.

Certo, io l'avevo reso pubblico, ma se lei per prima avesse evitato di farlo, non ci sarebbe stato proprio niente da divulgare. E poi, a scuola lo sapevano già tutti che si drogava con i suoi amici ricconi alle feste, quindi gli unici che avevo realmente informato erano i suoi genitori.

Conclusi, perciò, che io avevo le mie colpe, ma lei aveva le sue. Io avevo chiesto scusa, ci avevo provato, lei no. Avevo fatto la mia parte, ora stava a lei.

Non mi sarei prostrata di certo ai suoi piedi per chiedere perdono. Eravamo abituate ad ignorarci a vicenda al liceo, non sarebbe stato difficile continuare a farlo.

Avevo deciso che non sarei più stata male per lei o per come mi avrebbe trattata. Madison non era più un mio problema.

Non sapevo se a darmi la carica, la grinta e anche la determinazione necessarie per affrontare uno dei tanti problemi che mi affliggevano fosse stato l'abbraccio di Harry, sapevo solo che mi sentivo euforica e più forte, pronta a scalare una montagna, e dovevo trovare presto qualcosa da fare per scaricare l'energia, perchè mettermi a saltare per tutta la casa non mi sembrava un'alternativa praticabile.

Addicted to you [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora