Capitolo 20

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«Devi smetterla di fare così o mi farai venire un infarto!» accusai il bel ragazzo dagli occhi verdi che non riusciva a smettere di ridere dopo avermi spaventata a morte per l'ennesima volta.

Mentre cercavo di regolarizzare il mio respiro affannoso e calmare il battito frenetico del mio cuore, non potevo evitare di domandarmi se ormai Harry ci stesse provando gusto a farmi prendere un colpo ogni dannata volta.

Dopo la trasgressione che ci eravamo concessi sul divano, avevamo entrambi concordato che non potevamo più rischiare così tanto e quindi avevamo confinato gli incontri più ravvicinati soltanto a luoghi chiusi e al riparo da occhi indiscreti. Per questo motivo, Harry aveva deciso di sbucare fuori all'improvviso dal bagno, afferrarmi per un braccio e trascinarmi dentro, affrettandosi poi a chiudere a chiave la porta alle mie spalle.

Non che non apprezzassi il suo desiderio di stare con me - nell'arco di una settimana mi aveva rinchiusa praticamente ovunque, anche se i suoi luoghi preferiti sembravano essere i bagni, il ripostiglio e il sottoscala -, e di certo non mi sarei mai sognata di lamentarmi di questo, però avrei gradito se mi avesse dato un piccolo preavviso prima di sbucare fuori dal nulla e trascinarmi in qualche anfratto. A furia di prendere tutti quegli spaventi ci sarei rimasta secca prima o poi.

Per mia sfortuna, però, sembrava che Harry si divertisse un mondo a farmi saltare in aria, quindi dovevo rassegnarmi e sperare soltanto che il mio cuore non decidesse di abbandonarmi una volta per tutte.

«Non c'è niente da ridere» lo rimproverai, anche se ormai la paura era passata.

«Questo perchè non vedi la tua faccia» ribattè Harry, ancora ridacchiando, cosa che gli fece guadagnare un'occhiata stizzita da parte mia.

«Visto che sembra che tu mi abbia portata qui solo per farti due risate, direi che me ne posso anche andare» annunciai, prima di voltarmi e dirigermi verso la porta.

Il ghigno trionfante che ornava le mie labbra non fece altro che allargarsi ulteriormente quando la mia dichiarazione ammutolì Harry, che smise immediatamente di ridere e si precipitò al mio inseguimento, raggiungendomi in un batter d'occhio e avvolgendo saldamente le braccia intorno alla mia vita per impedirmi di proseguire.

«Tu non vai da nessuna parte» sussurrò, sfiorandomi l'orecchio con le labbra che non persero tempo a raggiungere un punto sensibile sul mio collo, a cui Harry, da quando lo aveva scoperto, non mancava mai di riservare le dovute attenzioni.

«Ah, no?» scherzai, mentre allungavo sempre di più il collo per dare alle sue labbra morbide ed esperte tutto lo spazio e la libertà di cui avevano bisogno.

«Non penso proprio» sentenziò, prima di interrompere la dolce tortura a cui mi stava sottoponendo per farmi voltare in modo da potermi sollevare in braccio. Ormai avevo iniziato a capire che Harry amava prendere il controllo e a me non dispiaceva affatto, quindi lo assecondavo più che volentieri. Ecco perchè non esitai un secondo ad avvolgergli le gambe intorno alla vita e a lasciarmi condurre sul ripiano del lavandino, dove mi adagiò dolcemente, per poi posizionarsi tra le mie gambe che si erano spontaneamente allargate per fargli posto.

«Apri l'acqua» mi ordinò lui, indicando il lavandino con un cenno del capo, e io non persi tempo a fare come mi aveva chiesto. Eravamo ormai consapevoli di essere entrambi parecchio rumorosi, quindi utilizzavamo l'acqua per coprire i suoni che non riuscivamo a trattenere.

Dopo essersi liberato in tutta fretta della maglia ed essere rimasto solo con un paio di pantaloncini sportivi che utilizzava per dormire, Harry si accanì nuovamente sul mio collo, baciando e mordicchiando ogni punto che la sua bocca riusciva a raggiungere.

Nel frattempo, le sue mani iniziarono a scorrere lungo le mie cosce lasciate scoperte dai pantaloncini che stavo indossando, per poi infilarsi al loro interno ed arrivare a sfiorare le mie mutandine, facendomi mancare il respiro.

Addicted to you [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora