Capitolo 15

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Dopo non so quanto tempo trascorso a scambiarci un'infinità di baci, io ed Harry concordammo sul fatto che fosse meglio che me ne andassi dalla sua stanza, in modo da evitare che qualcuno ci scoprisse già dopo meno di un'ora da quando avevamo deciso di provare a vedere se le cose tra di noi avrebbero potuto funzionare. Il che sarebbe stato decisamente un pessimo inizio per la nostra pseudo relazione segreta.

Gesù, l'avevo davvero chiamata relazione? Dovevo assolutamente far rallentare le mie fantasie da ragazzetta adolescenziale alle prese con la prima cotta. Ovviamente, io e Harry non avevamo una relazione. O sì? Dio, ero così confusa.

Provavamo qualcosa l'uno per l'altra, ce l'eravamo confessato chiaro e tondo, e indubbiamente c'erano passione ed attrazione fisica tra di noi, come dimostrava l'ardente sessione di baci appena conclusa, ma nessuno aveva ancora parlato apertamente di relazione. O era forse implicito? No, no che non era implicito, almeno non per me, ma per Harry? Non avevo idea di cosa ne pensasse a riguardo.

Probabilmente, la cosa più intelligente da fare era smettere di scervellarmi in quel modo e andare a domandarglielo, ma non se ne parlava proprio. Cosa diavolo gli avrei dovuto chiedere? "Ehi, scusa, ma adesso stiamo insieme"? No, grazie.

E poi era sicuramente prematuro tirare fuori l'argomento "relazione", rischiavo solamente di mettergli pressione, spaventarlo a morte e farlo scappare a gambe levate.

Per il momento, dovevo zittire tutte le domande che mi stavano affollando il cervello e procedere con calma, prendere le cose un po' per volta e attenderne gli sviluppi.

Dovevo smetterla di pensare alla parola relazione e concentrarmi, invece, su qualsiasi altra cosa. Ad esempio, i baci di Harry. Dio, come baciava bene quel ragazzo. Sapeva essere delicato e dolce, ma allo stesso tempo ruvido e aggressivo e il modo in cui usava la lingua... Okay, come non detto.

Se solo chiudevo gli occhi, riuscivo ancora a sentire le sue labbra calde ed invitanti sulle mie, che adesso ero consapevole fossero gonfie e rosse, ma che non potei evitare si piegassero in un sorriso di felicità, mentre attraversavo il corridoio per tornare nella mia stanza.

Una volta raggiunta la porta, la aprii il più lentamente e silenziosamente possibile, cercando di non fare neanche il minimo rumore, così da non svegliare Lexy. Sarebbe stato alquanto difficile spiegarle dove avevo trascorso la notte, se mi avesse vista rientrare a quell'ora.

Quando l'operazione fu portata a termine con successo, mi voltai, pronta a ripetere il procedimento da capo, e sospirai di sollievo non appena riuscii a chiudere la porta senza nemmeno un cigolio. Missione compiuta.

Mi congratulai mentalmente con me stessa, con tanto di batti cinque virtuale. Forse in un'altra vita ero stata una spia e quelle doti mi erano rimaste innate, pensai, mentre iniziavo a dirigermi tranquillamente verso il mio letto. Dovevo seriamente cominciare a prendere di nuovo in considerazione quella carriera, visto il mio talento strabilian... Oh, cazzo!

Lexy. Lexy seduta sul mio letto. Lexy perfettamente sveglia che mi fissava. Lexy che mi aveva vista rientrare di soppiatto. Lexy che con un sorriso diabolico aveva mormorato: «Beccata.»

Merda, ero fottuta. Ero fottutamente fottuta.

Andiamo, dì qualcosa Callie, qualsiasi cosa!

Niente, neanche una misera sillaba si voleva decidere a lasciare le mie labbra. Stavo semplicemente lì impalata, con gli occhi sgranati e la bocca spalancata, a fissare Lexy sperando in una qualche illuminazione improvvisa che mi avrebbe tirata fuori da quel disastro.

«Ecco, io... Be', io, insomma...» balbettai, incapace di trovare una scusa.

«Okay, risparmiamoci la sceneggiata e arriviamo dritte al punto» dichiarò Lexy, interrompendo il mio inutile farfugliare e facendomi capire che non aveva senso provare a mentire. Lei sapeva.

Addicted to you [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora