Ritornerai

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La prima cosa da fare scesi dal treno diretto a Roma?
Realizzare di essere a ROMA.

È sempre stato il mio sogno da quando ho 10 anni, e adesso che ne ho 19 posso dire di averne coronata una parte. Poggio un piede sul pavimento della stazione e capisco che la mia vita è cambiata e sta cambiando.

I miei genitori sono sempre stati restii a questo mio desiderio. Mi dicevano: "Beatrice, perché vuoi andare così lontano? Insomma, noi abitiamo in Lombardia e saresti a molti chilometri di distanza da qui". È vero, in effetti questo è stato l'unico lato negativo di tutto ciò.

Quindi metto da parte la nostalgia, infilo le cuffiette nelle orecchie e premo play. A poco a poco si diffondono poche frasi che sono sempre state capaci di darmi la carica e di farmi sorridere:
"Deciderò quando verrà il mio momento
se andare via o stare qua
e devo essere più forte del tempo
che sbatte sempre in faccia la realtà
  è che do un peso a tutto quello che sento
errore mio, non ho l'età"
Quando l'ho ascoltata per la prima volta 4 anni fa ho capito che Briga molto difficilmente sarebbe uscito in qualche modo dalla mia vita e così è stato. Ho cantato le sue canzoni, mi sono innamorata con le sue canzoni e soprattutto sono cresciuta e cambiata con le sue canzoni.

Mentre sono persa nei miei pensieri, vado a sbattere accidentalmente contro una persona e con la mia grazia elefantina volo a terra. Apro gli occhi ancora distesa sul marciapiede e noto un ragazzo, o meglio una massa di capelli scuri dietro la quale si nasconde un ragazzo, anche abbastanza carino...ecco, hai fatto la tua solita figura di merda Beatrice, complimenti; sei qui da nemmeno un'ora e già ti fai riconoscere... Mi porge una mano per alzarmi.
"Ehi, ti sei fatta male? dovresti stare più attenta quando cammini in una città come questa" congedandosi dal discorso.

Una volta ripresa da questo shock molto positivo, mi dirigo verso quella che diventerà la mia casa da qui a poco. Prendo le chiavi dal proprietario e varco la soglia. Credo di aver sentito un coro angelico...Certo Beatrice, forse è meglio che ti riposi, sai, dopo un lungo viaggio... Ha un ingresso non molto spazioso; subito sulla destra c'è l'attacca-panni, mentre a sinistra si apre un locale molto più grande dove c'è la cucina e speculare a questa il salotto leggermente più ampio. Davanti a me ci sono delle scale che portano al piano superiore dove ci sono camere e bagno. Posso dire di aver sempre sognato un appartamento del genere e soprattutto di essere stata molto fortunata a trovarne uno a poco prezzo, anche se comunque non ho problemi ad abituarmi a situazioni poco comode.

Poggiate le valige mi dirigo all'università per iscrivermi al corso di medicina. Da quando ho 10 anni il sogno di vivere a Roma e di fare il medico si sono sempre presi a braccetto in questi 9 anni. Solo recentemente ho trovato il mio indirizzo: traumatologia.Insomma, quale migliore dose di adrenalina può ricevere il nostro corpo se nonquella di vedere un codice rosso in pronto soccorso?

Compilo quelle noiosissime schede: nome, cognome, residenza... Pfff.. Un po' mi manca quando ero più piccola e facevo compilare tutto a mia mamma con la scusa: "Mamma sono minorenne, fai tu" e io me ne restavo li a guardare mentre riempiva quegli spazi vuoti che oggi avrei dovuto riempire io. Una volta scritto tutto mi rendo conto che ho fatto un altro piccolo passo per il mio futuro e di questo sono serenamente eccitata.

Allontanandomi dalla sede universitaria noto sulla sinistra un piccolo bar, carino e intimo con fuori il cartello "cercasi barista"... Per quale motivo non provarci? in fondo non costa nulla... Entro e sento il campanello far rumore; ho sempre amato quel suono, mi ricorda il negozio di mio zio: quando ero piccola passavo la maggior parte delle mie estati sul retro a mettere in ordine la merce in base ai colori dell'arcobaleno (unico riferimento che avevo) e perennemente venivo sgridata; mi mettevo a ridere per la ruga che veniva sulla fronte di mio zio e lui alla fine cedeva al mio dolce visino angelico e rideva con me.
Dietro al bancone vedo un ragazzo alto, con occhi castani e un gran bel ciuffo scuro. Leggo sulla targhetta appuntata alla maglia il suo nome: Lele.
L:"Ciao! Cosa desideri?" Okay Beatrice, ha anche un sorriso spaziale ma non fare brutte figure
B:"Ciao.. Ho letto in vetrina che avete bisogno di un barista, e credo sia il lavoro adatto a me"
L:"Oh si.. Adesso ti vado a chiamare il nostro responsabile, Filippo"
B:"Grazie mille"
L:"Niente figurati" è anche gentile, meglio di così?

Dopo una serie di domande mi conferma che il posto sarebbe stato mio e che avrei potuto iniziare alle 7.00 della mattina seguente.

Per la prima volta non vedevo l'ora di alzarmi presto per andare a lavorare.


-SPAZIO AUTRICE-
Hola chicos
è la prima storia che scrivo. Principalmente l'ho fatto perchè amo leggere fanfiction del genere e anche per poter dare un po' di concretezza a ciò che passa per la mia testa, immagini, pensieri & co.
ovviamente non sono una scrittrice professionista e mi scuso per eventuali errori

Camilla

MAD WORLD/Lele Esposito/Cristiano CosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora