No Pride

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Sin da quando sono piccola ho sempre amato stare a casa da sola, non perche facessi chissà cosa o fossi più solitaria di quanto sono stata poi in adolescenza, ma perche volevo restare nel mio mondo. La maggior parte delle volte vagavo per le stanze di casa cantando i Coldplay e, una volta più grandicella, Briga, ma anche De Gregori, Marco Mengoni e Cremonini. Canticchiare mi permetteva di entrare in un mondo tutto mio e non necessitavo d'altro.
Oggi è ancora così: cammino per i locali di casa pronunciando delle parole in rima in compagnia del mio telefono.
Ho deciso che questa mattina sarebbe stata solo per me: avrei cambiato la disposizione dei mobili in camera, avrei fatto le pulizie e mi sarei sicuramente fatta una doccia dopo tutto ciò. Devo andare al bar verso il tardo pomeriggio, ho tutto il tempo per sistemarmi.
Salgo le scale ed entro nella mia stanza. Ha le pareti bianche, un letto matrimoniale posto nel centro, di fianco a questo vi è il comodino con un abat-jour mentre di fronte vi è l'armadio...Bea, non credi che sia troppo triste per te? Direi di si....
Vado nel garage e prendo una latta di tinta, la prima che mi capita. Prendo il pennello e il lavabile color vaniglia; mi ricorda la mia infanzia, la mia casa delle Barbie e la mia voglia di avere una casa perfetta. Comincio a pennellare cantando a squarciagola e ballando in modo libero, a volte vergognoso. Dopo qualche ora mi ritrovo sporca di tinta, ma con la piena soddisfazione di aver finito la camera piuttosto in fretta. Decido di andarmi a fare una doccia. Il box è sempre stato il luogo migliore per pensare, e a volte anche per dormire. Quella mattina non avevo la minima intenzione di pensare a nulla e quindi ho fatto partire la playlist.
Esco dalla doccia.
La vista mi si appanna.
Non percepisco la sensibilità delle mani.
Cerco di prendere il telefono.
[...]
"Coraggio Bea, forza, sei una guerriera, me l'hai detto tu"
Apro lentamente gli occhi con un grande mal di testa. Mi ritrovo sdraiata sul divano con indosso un asciugamano e la testa appoggiata alle gambe di Lele.
L:"Ehi piccola guerriera, come ti senti?"
B:"Come se m'avessero buttato ner Tevere"
L:"Molto bene quindi" lo vedo sorridere
B:"Me spieghi che me è successo?"
L:"Hai avuto un mancamento, non si sa dovuto a che cosa. Stavi uscendo dalla doccia, per questo hai l'asciugamano intorno al corpo, e hai cercato di chiamarmi ma non hai fatto in tempo a parlare. Sono corso da te e ti ho trovata sdraiata sul pavimento del bagno"
B:"Il dottore che ha detto?"
L:"Mi ha raccomandato per te estremo riposo, e quindi di non andare a lavoro. Ah, poi mi ha detto che non devi stare a casa da sola"
B:"Che esagerazione"
L:"Bea sei svenuta senza un motivo evidente, quando prima avevi solamente tinteggiato le quattro mura della tua camera. Io sono preoccupato, quindi non mi interessa se vuoi che io rimanga qui o tu voglia qualcun'altro, ma tu non starai da sola in questa fottuta casa"
È la prima volta che noto Lele così infastidito, e propriamente arrabbiato.
B:"Va bene, però io non ho maglie dei Coldplay da prestarti"
Vedo nascere un sorriso sul suo volto.
L:"Ah si? Vuol dire che metterò quella di Briga. Ce l'hai si?"
B:"Ehi, m'hai visto o no? Ampia scelta"
Credo che la figura di Lele adesso come adesso sia la più importante. È il primo ad avermi visto così vulnerabile e questa cosa, stranamente, non mi dà fastidio. Sono una persona molto orgogliosa sin da quando sono piccola, ho sempre evitato di mostrarmi debole nei confronti degli altri... È così sbagliato Bea? L'hai detto tu a Lele «non è una cosa sbagliata mostrarsi debole»...Davanti a lui il mio scudo da stronza si disintegra lasciando libera la Bea che non vedevo da molto tempo, quella Bea bambina che mostrava completamente la sua felicità quando la mamma le prendeva un ovetto di cioccolata e la portava al parco o quando dopo scuola la accompagnava a prendere un gelato. È come se Lele fosse ormai una parte di me, una parte dalla quale non posso e non voglio separarmi.
L:"Ehi Bea? Terra chiama Bea, rispondi?"
Lo guardo
L:"A parole magari. Me spieghi che te succede Disaster?"
B:"Non ho bisogno di parlare con te, mi basta guardarti negli occhi per essere più serena e per combattere tutte le mie ansie e le mie paure. Sei importante per me, lo stai diventando sempre di più e di questo ho paura. Ho paura di non poter avere piu quella corazza che mi accompagna da quando sono piccolina, alla quale mancanza io non sono abituata. Sei sempre presente, ogni giorno, dal mio arrivo qui a Roma. Sei stato il primo sorriso da amico che ho incontrato nella mia nuova vita e l'ultimo dal quale vorrei staccarmi. Che te posso di? Te so capitata io in mezzo alle palle: una ragazza stronza, acida, un disastro, come dice  il tuo soprannome dal quale però non riesco a staccarmi perche ogni volta che esce dalla tua bocca mi fa sorridere"
...Bea, sono fiera di te, hai detto tutte queste cose ad alta voce, complimenti...
L:"Bea guardami"
Mi prende il mento con pollice ed indice.
L:"Non devi dire mai più queste cose. È vero, a volte sei stronza e acida, ma come sarebbe il lavoro al bar dei lunedì mattina quando entri nel locale dicendo:«A Le' nun me rompe li cojioni che sto ancora a dormi. Si te vojio bene pur'io»? Come sarebbe se dopo 4 ore non ti mettessi a sclerare in romano per il mal di piedi e la tua stanchezza? Te lo dico io: non sarebbe e basta. Perche te chiamo "Beautiful Disaster"? Perche sei un disastro bellissimo, sei confusionaria e folle, ma lo sei in un modo tutto tuo."
Nell'aria si sente parecchio imbarazzo, non avevamo mai parlato in modo così chiaro. Siamo seduti sul letto in camera, io appoggio la testa sulla sua spalla sinistra. Non proferiamo parola.
Dopo poco sento un suo sospiro.
L:"Bea tu non sei come te sei descritta. Com'è che me dici quando sto giù:«Vedi de riprenderti che ho bisogno del mio compagno di bevute»?"
Annuisco.
L:"Ecco. Stasera allora te porto da bere, non alcolico perche sei appena stata male, ma non te ne pentirai"
B:"Te vojio bene"
...Bea, non senti la testa girare? No tranquilla, non è un altro attacco...

MAD WORLD/Lele Esposito/Cristiano CosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora