Capitolo 3

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Lo trascinano dentro una grande villa, una di quelle appartenenti a persone con molti soldi e, visto il quartiere in cui sono, non può essere che un criminale.
Nessun onesto vivrebbe mai in quel tipo di lusso vicino alle zone appartenenti al territorio delle bande, nessuno; le pareti sono riveste di una brillante carta da parati rosso scuro con rifiniture d'oro raffiguranti dragoni. Procedono attraverso il corridoio, gli uomini ogni tanto gli danno una spinta, mentre lui si osserva attorno, senza emettere parola. Ha capito che ribellarsi è inutile per ora, deve aspettare il momento preciso per sfuggire ai suoi rapitori, ma prima, deve scoprire di più.
- Mi chiedo come la prenderà il Capo... - borbotta uno degli uomini.
Lui non ha la minima idea di chi sia questo capo di cui stanno parlando, ma è sicuro che è da lui che lo stanno portando.
- Lo stai sottovalutando - risponde un altro. - Lui non lascia mai le cose in sospeso, sai come è. Se avessero davvero varcato la linea, quei due idioti sarebbero già stati eliminati, purtroppo non è così... -
I rumori dei loro passi suonano nel corridoio come il requiem di un condannato a morte, finché non si fermano davanti a un portone di legno massiccio e uno degli uomini entra, lasciandolo solo con gli altri.
All'improvviso ha paura, si chiede come se la passerà la sua famiglia senza di lui, se suo padre riuscirà a mantenere sé stesso e sua madre con il suo misero lavoro, che lo sta distruggendo ogni giorno di più. Senza contare i debiti, come ripagherebbero mai i debiti se lui non vi fosse?
Si sentono le voci di chi sta parlando nella davanti, ma sono attutite dallo spessore del portone e delle mura, che distorcono il suono in maniera piuttosto percettibile, tanto che alcune parole suonano indecifrabili alle sue orecchie; ma anche così, non li sta davvero ascoltando.
Tieni le testa bassa e pensa, preso dal panico e dalla frustrazione; se avesse il corpo libero, sarebbe capace non solo di liberarsi, ma anche di dare una lezione agli uomini che lo stanno tenendo prigioniero.
La porta viene aperta dallo stesso uomo che vi era entrato e lui viene sospinto in avanti, per poi essere trascinato fin nel mezzo di quel che, guardando con la coda dell'occhio, gli sembra un salone.
Il pavimento è nero, un tappetto rosso ricopre gran parte di quello che sembra parquet, che non si aspettava decisamente, avendo visto i corridoi in marmo.
Sente dei rumori, dei passi di qualcuno che si avvicina e ne vede le scarpe lucide. Si sente osservato, scrutato e sente i respiri mozzati delle persone che li circondano, eppure non alza la testa. Ha paura che qualcosa possa cambiare, nemmeno lui sa cosa, visto che la sua situazione attuale non è di certo positiva, se vede in viso colui che è il mandante del suo rapimento.
- Lui? Non vi vergognate? Vi ha battuto un... - dice una voce bassa, con un tono sprezzante, che si ferma per un secondo, come a ricercare una parola - ragazzino! -
- Noi... - mormorano due voci che riconosce, ma che non capisce dove ha udito prima. Non gli interessa nemmeno, da quanto è arrabbiato e offeso per l'accusa che gli è stata appena fatta.
Preso dall'impeto solleva il volto.
- Io non sono un ragazzino! - Li interrompe, per zittirsi subito. Davanti a lui non c'è un uomo vecchio, ma un suo coetaneo. Ha un viso dalla forma lunga, dalle linee delicate che sottolineano la pienezza delle guance, delle labbra chiare che sottostanno a un naso dritto privo di imperfezioni e due occhi scuri sormontati da fitte sopracciglia. Non sa perché sta osservando così intensamente il suo viso (così come l'uomo sta esaminando lui ) eppure è lì, quasi bloccato, ad ammirare le piccole cose di quel viso, fino a sentire l'aria nei suoi polmoni fuoriuscire e il suo respiro fermarsi, il cuore volare fra un battito e l'altro e la testa pesare più di quanto abbia mai fatto prima.
Il ragazzo si posa una mano sul volto, come a voler ritrovare la calma e ignora i suoi uomini che continuano a chiedere cosa succede, preoccupati per il loro capo.
- Silenzio! - Li zittisce dopo qualche secondo, mentre lui non riesce a pensare a niente.
Lo vede togliere la mano che aveva posato sul suo volto e alzarla. Poi torna a guardarlo e sembra sconvolto, esattamente come lui. Non capisce cosa sta succedendo e solo allora se lo chiede, inizia a domandarsi che diavolo stia accadendo. Un pensiero spunta nella sua mente, ergendosi sopra alla confusione e a tutti gli altri. È l'unica spiegazione, pensa.
Torna a guardare l'uomo, che non ha staccato lo sguardo dal suo e capisce che anche lui è giunto alla stessa conclusione.
- Capo - mormora un uomo - la sua mano destra... -
Il ragazzo si guarda il palmo, poi il dorso e sembra rimanerne spiazzato. Quando abbassa la mano, a lui scappa un sussulto: un marchio è comparso sul dorso.
Abbassa lo sguardo sulle sue mani e, quando vede lo stesso marchio, non può far a meno di sobbalzare nuovamente.
Quell'uomo è la persona destinata a lui.
Il primo a riprendersi è lui stesso.
- Sei tu - dice, è una frase senza pretese, due semplici parole che racchiudono una vasta gamma di intesi, emozioni e pensieri. Non capisce cosa ne conseguirà ora, non avrebbe mai potuto immaginarsi che succedesse proprio una cosa simile.
- Slegatelo - ordina l'altro, senza rispondergli, distoglie pure lo sguardo dal suo.
Gli uomini non protestano (anche se molti di loro non hanno capito ancora il perché delle loro reazioni) e procedono a toglierli le corde, allontanandosi subito dopo, sotto lo sguardo attento del loro Capo.
Si sente le braccia e le gambe doloranti, così decide di sciogliersi un po' ruotando le spalle, prima l'una, poi l'altra, lentamente, infine allarga le gambe e sposta il peso del suo corpo a sinistra e successivamente a destra. Una volta sgranchitosi, nonostante il fastidioso dolore alla schiena, si concentra su quello che ha scoperto essere la sua anima gemella.
Di lui non sa nulla né prova qualcosa verso di lui. Ed è così che è per molti all'inizio.
- Chi sei? - gli domanda.
Il ragazzo sorride lievemente e invece di rispondere, guarda dietro di sé.
- Fuori. Lasciateci soli. - Ordina ai suoi uomini, che si affrettano a eseguire. Prima, però, che escano tutti, ne richiama uno. - Bao Cheng. Fai come ti ho detto. -
Non vede la reazione di Bao Cheng, ma è incuriosito. È qualcosa che ha a che fare con lui?
- Seguimi - gli dice poi, incamminandosi verso una porta che, prima di allora, non aveva notato.
Esita, chiedendosi se non sia la volta buona per scappare, mandando al diavolo tutta la faccenda dell'anima gemella. Invece si guarda attorno, osserva i drappeggi raffiguranti creature mitologiche come il dragone, che riconoscere essere un ¹Qiulong grazie alla raffigurazione di fulmini stilizzati, la fenice, ²Fenghuang... e il ³Qilin, un'enorme chimera dalla testa di drago, il corpo di un cavallo, ma squamoso e avvolto dalle fiamme.
Solo allora si accorge di essersi fermato a osservare più attentamente di quanto aveva inizialmente intenzione di fare e si sorprende nel vedere l'uomo, che lo sta aspettando davanti alla seconda porta. Lo raggiunge senza dire nulla, sotto lo sguardo severo e il silenzio che non sembra intenzionato a rompere.
Lo conduce lungo un corridoio uguale a quello che ha passato prima, solo più stretto e con una porta nera alla fine di esso. Prima di arrivarci, osserva come colui che ha ordinato il suo rapimento cammina, ne nota le gambe lunghe e il passo sicuro, l'assenza di una qualsiasi esitazione.
Arrivano davanti alla porta e l'altro la apre, poi lo invita a entrare nella stanza che ha appena rivelato: una camera da letto.
Procede subito all'interno, seguito subito dal ragazzo; vorrebbe guardarsi intorno anche qui, ma incrocia lo sguardo dell'altro e decide di trattenersi.
- Siediti. - Gli dice indicando il sofà al centro della stanza e alle sue orecchie suona così tanto come un comando che si rifiuta di eseguirlo. Non è uno dei suoi sottoposti e anche se ne ha compreso la pericolosità, non intende mostrare alcun segno di cedimento o paura. In effetti, è la rabbia non sfogata precedentemente che lo sta portando a comportarsi così, forse infantilmente o inutilmente.
- Voglio parlare con te, per favore - chiede gentilmente l'altro, sorprendendolo. A quel punto, non può tirarsi indietro e si accomoda davanti al suo interlocutore, che prende posto su una piccola poltrona.
- Cosa sai sulle anime gemelle...? -
- Tutte le persone al mondo hanno un'anima gemella, ma non è detto che la incontrino durante la loro vita o che sia effettivamente ancora viva. Trovare l'anima gemella non porta cambiamenti emotivi, soltanto fisici: una persona che ha trovato la sua anima gemella da molto tempo potrebbe arrivarne a sentire il dolore, poi ci sono altre questione legate... al sesso. - Arrossisce leggermente, eppure non abbassa lo sguardo. Gli è ancora strano pensare che il suo corpo reagirà, reagisce, a quello di un altro uomo. - Un'anima gemella può essere riconosciuta anche solo da uno della coppia, l'altro può riconoscerla successivamente. Il tempo di ricongiunzione non è uguale per tutti, così come il tempo impiegato a riconoscersi. Nelle relazioni più forti compare un marchio, simile a un tatuaggio. - Si zittisce, ha elencato tutte le informazioni che anche i bambini sanno.
- Sì, esatto. - Concorda l'altro, annuendo. - Come sai, solo una parte della popolazione mondiale ha trovato effettivamente la sua anima gemella... quasi la metà, direi? E molti, invece, scelgono di ignorare questo fatto e di intraprendere una relazione con qualcuno che non è suo. -
Annuisce, lo sa.
- Andrò dritto al punto: sei un problema. - Gli dice brutalmente quello che dovrebbe essere la sua anima gemella, lasciandolo senza parole.
- Anche tu per me. - Ed è vero. Ha molte, troppe, cose da risolvere, a iniziare dai debiti della sua famiglia per preoccuparsi di colui che gli è destinato.
Gli occhi dell'uomo si assottigliano, è evidente che la sua risposta non gli piaccia.
- Tu sei un rischio, un punto debole che non mi posso permettere. Se ti prendessero, ti userebbero contro di me, ti torturerebbero e noi non sappiamo fino a che punto è forte il nostro legame. -
Spalanca gli occhi, sconvolto. Chi diavolo è quell'uomo se ignoti potrebbero catturarlo solo per fargli del male?
- Tu... chi sei? - gli domanda di nuovo.
L'altro sorride ancora, ma è un sorriso più brutale, senza divertimento stavolta.
- Kris. -
E con quel nome, capisce.


Note:

¹Qiulong: dragoni con le corna, considerati i più potenti. Incarnano il punto cardinale Est.
²Fenghuang: fenice cinese, simile a quella greca e a quella egizia, ma non indentica. Viene chiamato anche Gallo Augusto quando sostituisce il gallo nello zodiaco cinese. I
l Fenghuang ha un piumaggio colorato, una testa con grandi occhi allungati e un becco a punta leggermente curvo. Ha in pratica il becco di un gallo, il muso di rondine, la fronte di una gallina, il collo di un serpente, il petto di un'oca e il dorso di una tartaruga, le gambe di cervo e la coda di pavone. Il suo corpo simboleggia i sei corpi celesti: la testa è il cielo, gli occhi il sole, il dorso la luna, le ali il vento, i piedi la terra e la coda i pianeti.
³Qilin: creatura mitologica assomigliante a una chimera. Il suo intero corpo è ricoperto da fiamme.

Volevo creare un trailer e una playlist per On My Skin. Sulla mia pagina facebook troverete i link per votare.


On my skin {Taoris/Hunhan}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora