Capitolo 8

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Un  rumore sordo è la causa del suo risveglio, colpi bassi che scuotono la  porta di legno. Si alza velocemente, lancia un'occhiata indagatoria con  gli occhi ancora velati dal sonno all'ambiente che lo circonda; la prima  cosa che identifica è il mobiletto posto contro il muro bianco, anonimo  e scarno. Nessuna decorazione, una stanza priva di personalità. I tonfi  ricominciano, ritmici. Non si era nemmeno accorto della loro  interruzione prima di adesso, che sono riiniziati.
- SeHun - lo chiama una voce concitata. Nella sua mente, è consapevole  di conoscere quella persona. Sa anche chi è, sa che è impossibile che  lui se la dimentichi, eppure il velo del sonno che è ancora pesante su  di lui gli fa sfuggire la situazione in cui si trova.
- LuHan, smettila di far così tanto casino - si lamenta una terza voce  dal timbro roco. E non è tanto la frase in sé, quanto il nome Luhan che  lo risveglia dal torpore.
Ricorda di essere stato trovato per strada dalla persona che pensava non  avrebbe incontrato mai più, ricorda la fame, lo stordimento, la  gentilezza di un uomo anziano, xiansheng Wang e la confusione, che  tutt'ora, anche dopo una notte di riposo, non lo ha abbandonato.
Si solleva lentamente e apre la porta, trovandosi davanti LuHan. Ha uno  sguardo vivace, ma di rimprovero, accentuato dalle sopracciglia castane  corrugate.
- Ce ne hai messo di tempo, per svegliarti! -
- Scusa - risponde in automatico, senza pensarlo davvero. Si sporge  fuori dalla porta e vede Gou Jian richiudersi nella sua camera.
- Ha lavorato fino alle tre di notte, ora sarà irritabile per tutto il giorno - gli spiega LuHan con un sorrisetto divertito.
- Oh... - In effetti, se è stato svegliato, è colpa mia.
LuHan lo osserva e dopo poco gli scappa un risolino.
- Non preoccuparti di lui - dice.
E quella frase lo scombussola; il LuHan che si ricorda lui è diverso. La  stessa impressione che gli suscita è diversa, come se l'energia  che lo  circonda fosse improvvisamente cambiata.
Qualcosa nella sua espressione gli fa intuire che ha notato il suo  sospetto e sembra distendersi, come una finta facciata appena messa in  piedi.
- Stai bene? - Domanda. È l'unica frase che gli viene in mente.
Il ragazzo incrocia le braccia e con un sorriso annuisce.
- Vieni, è ora di darsi da fare. -
A proposito...
- Che ore sono? -
- Le sei del mattino, ma d'ora in poi, vedi di essere sveglio per le  cinque e mezza se ti serve tempo per vestirti... Ma, ora che ci penso,  non ti sei cambiato da ieri... Hai pure dormito vestito. -
- Non ho ricambi - dice semplicemente, per giustificare i suoi vestiti sporchi. Puzzano anche, in effetti.
Si vergogna della sua attuale condizione e spera solo di non aver anche i  pidocchi. Ieri sera, dopo essersi svegliato verso le nove, si è lavato e  rivestito, ma non ha visto nessuna bestiolina scendere dalla sua  capigliatura o essere trascinata dal getto d'acqua.
- Andiamo da nüshi Yun Yin, avrà sicuramente dei vestiti per te da lavoro. -
Detto questo, LuHan lo guida giù dallo scalone e lo porta nelle cucine.  Una volta entrati è una signora di circa cinquantanni che si presenta  davanti a lui. I lunghi capelli neri son intrecciati sulla nuca e uno  sguardo severo è quello che gli rivolge.
- Così tu sei SeHun - afferma, squadrandolo dapprima interamente per poi soffermarsi sul suo viso.
- Sì, signora - risponde leggermente a disagio.
Nüshi Yun Yin si avvicina a lui e con dolcezza gli afferra le mani, le esamina, infine annuisce fra sé e sé.
- Aiuterai in cucina - dice, lasciandogli le mani e dirigendosi verso un  armadietto, da cui tira fuori dei pantaloni, una maglietta e un  grembiule. Son tutti di un bianco sbiadito, eppure son puliti e SeHun  immagina l'odore stantìo, ma di pulito che deve impregnarli.
- Sarà la tua nuova uniforme per ora. Vai a cambiarti immediatamente,  poi torna qui. Farò mettere nel tuo armadio personale, quello nella  camera assegnatari, altri uniformi - lo informa la donna.
Si inchina davanti a lei in segno di gratitudine e rivolge un sorriso a  LuHan, che li ha osservati in silenzio per tutto questo tempo. Poi si  volta e corre fuori dalla stanza, le ultime parole che afferra sono di  LuHan che si è rivolto a nüshi Yun Yin.
- Perché l'hai trattato così, nüshi Yun Yin? - domanda il ragazzo, ma prima di ascoltare la risposta, si allontana. Voglio guadagnarmi la loro fiducia e non sarà origliando che lo faró.






Esausto, slega i lacci del grembiule legato ai suoi fianchi ed espira  pesantemente. Ruota le spalle, prima una poi l'altra, allungando il  braccio prima verso destra, poi verso sinistra. Ha sollevato pesanti  pentole tutto il giorno e le sue ossa sembrano potersi spezzare a ogni  passo. La pelle delle sue mani ha assunto un color rossastro che non gli  piace e appaiono raggrinzite come quelle di una persona molto anziana.
Quando le appoggia sul suo viso, sono calde e ruvide. Si lascia andare  in un sospiro, pensando al lato positivo della sua nuova, complicata,  vita. Una volta abituatosi all'ambiente nuovo, avrà la possibilità di  capire e iniziare a raccogliere le informazioni che gli necessitano per  raggiungere il suo obbiettivo.
Chiude gli occhi, mentre la rabbia e il rancore vorticano furiosamente dentro di lui e il suo cuore
batte, rimbomba nelle sue orecchie come un tamburo di guerra.
- SeHun? - È una voce dolce a richiamarlo e a strapparlo prepotentemente  dai ricordi che s'affacciavano nella sua mente. Riapre con lentezza gli  occhi, giusto per ritrovare LuHan davanti a sé che lo fissa.
- Stavi pensando a cose sporche, eh? - Insinua il ragazzo con un ghigno stampato sul volto e occhi brillanti.
Sussulta, preso in contropiede e aggrotta le sopracciglia. Non lo faceva  tipo da battute sulla sessualità. O almeno, non senza una minima  confidenza.
  Prima... non era così, semplicemente, non era così.
- No - risponde perentorio. - Sicuro di star bene? -
- Io? Certo! - Afferma il ragazzo che scosta lo sguardo. - Forse sono  stato troppo invadente? - Sussurra, più a sé stesso che a lui.
- No - ripete - tranquillo. -
LuHan annuisce e sposta le mani dietro la schiena, probabilmente intrecciando le dita fra loro mentre dondola sul posto.
- Che ne dici di bere e mangiare qualcosa? - gli chiede.
- Dico che... - ma prima che possa finire di formulare la frase, è il  suo stesso stomaco che risponde per lui, brontolando rumorosamente. - È  un'ottima idea - conclude con una risatina imbarazzata.
LuHan sorride e si volta, facendogli cenno di seguirlo. Lo segue senza  far storie, chiacchierando del più e del meno durante il breve tragitto  dalla cucina allo spazio riservato ai lavoratori, sul retro; è grazie a  quel piccolo discorso intrapreso che scopre che il colore preferito di  LuHan è il bianco, che è anche il suo, insieme al nero. Sembra un  dettaglio da poco, ma quella scoperta lo rende felice.
Una volta lì, LuHan si gira verso di lui e, con una faccia che lo porta a  domandarsi cosa abbia in mente, lo sprona a sedersi al piccolo tavolo  di legno scuro posto al centro della stanza, che è grande e di un bianco  slavato. Una piccola cucina è posta sul lato sinistro di essa ed è  proprio lì che LuHan si dirige.
Lo osserva aprire il frigorifero e tirare fuori una ciotola avvolta  nella carta da cucina; infine, girandosi nuovamente verso di lui, lo  raggiunge al tavolo e posa sul piano la ciotola.
Contiene molta frutta, mirtilli, more, lamponi.
Bacche che non dovrebbero esserci in quella stagione, con il freddo di una città come Tientsin.
- Dove... -
- Segreto - lo blocca il ragazzo, scuotendo un dito davanti alla sua  faccia, esortandolo a non chiedere di più. - Sfida a chi ne mangia di  più? - Gli chiede con un sorriso beffardo.
Si guarda il piccolo lambo di pelle, appena scoperto dalla manica, fra  il dorso della mano e il polso, proprio vicino al pollice. Torna a  guardare LuHan e annuisce.
Non mi tirerò indietro davanti a una sfida.

On my skin {Taoris/Hunhan}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora