Capitolo 11 (Parte 2)

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È notte e Sehun è disteso sul suo letto, è disteso sulla pancia e ha i gomiti puntati verso il materasso a fargli da sostegno. La sua stanza è illuminata solo dalla luce della lampada, piuttosto fioca ma che basta a rendere leggibili le parole del suo fumetto. Se tende l'orecchio, può sentire il respiro di suo fratello maggiore e quello dei suoi genitori. Se questi ultimi si svegliassero e, casualmente, entrassero nella sua stanza a controllarlo sarebbe in grossi guai.

Suo padre è leggermente severo, ma in molte cose - dice spesso sua madre - si assomigliano.
"Siete entrambi delle teste calde, testardi come pochi e fate di tutto pur di realizzare le idee, per quanto balzane siano, che vi sono venute. Non potreste che essere padre e figlio, davvero" asseriva, incrociando le braccia e facendo finta di essere esasperata.

In verità, quella loro somiglianza carattierale è una delle basi della loro famiglia, che la equilibria; infatti suo fratello maggiore è molto più simile alla mamma, cosa che lui gli invidia. Ha una specie di bontà innata che sembra conquistare chiunque, dalle signore sposate nell'intero vicinato a qualunque ragazzina che, dopo aver visto i suoi grandi occhi da cucciolo e quel volto dolce, non possono far altro che sospirare.

Tuttavia, anche se riconosce il fascino del proprio fratello maggiore, è consapevole del suo aspetto e del suo carattere, così nessun risentimento è mai nato in lui.

Insomma, se lo vedessero adesso, alle due di notte con un fumetto aperto davanti a lui, ancora sveglio e con un'intera giornata scolastica davanti: lo ammazzerebbero. Bé, non è proprio sicuro che lo ammazzerebbero... probabilmente prima lo torturerebbero, picchierebbero e chissà cos'altro.

I suoi non sono esattamente gentili quando si tratta di infrangere le loro regole.

Sehun continua a leggere, mentre le palpebre continuano a chiudersi lentamente, fra un sbadiglio e un sospiro, finché il sonno non lo strappa dalla sua interessante lettura per gettarlo in sogni tranquilli.

Non può - non poteva - sapere che sarebbero stati gli ultimi che avrebbe avuto da quell'anno.

Una voce lo sveglia, un tono alto che può significare solo urla. Fra quelle, riconosce quelle del padre. All'inizio, ancora nell'abbraccio di Morfeo e con i sensi velati da esso, non comprende le parole che sono scandite così rabbiosamente.

Ne prende atto poco dopo, quando un grido di puro terrore lo sveglia del tutto e lo fa sobbalzare. All'improvviso sente il rumore dei passi, di cose fracassate e persone. Troppe persone per un famiglia di quattro, si rende conto. Fuori è ancora buio e quando lancia un'occhiata all'orologio segna ancora le quattro del mattino. Un brivido passa lungo la sua schiena mentre la consapevolezza si fa strada nella sua mente.

Ritorna ad ascoltare le parole urlate, ancora più forti e terrificate, mentre i passi pesanti risuonano attraverso le mura della casa.

"Non era questo il nostro patto!" Sta dicendo suo padre. "Non potete entrare nella mia casa e cambiare improvvisamente le regole. Io ho fatto tutto quello che..."

Un rumore secco interrompe quel fiume e poco dopo ne susseguono altri mentre gemiti iniziano a invadere e sovrastare d'intensità qualunque altra cosa, anche quei rumori.

Sehun si alza immediatamente dal letto e si pente di non avere con sé il telefono. Lo ha lasciato in carica in cucina e si è dimenticato di portarlo nella sua stanza. È tentato di sgattaiolare fuori e chiamare qualcuno, qualsiasi persona, ma dei passi che si dirigono nella sua direzione lo fanno desistere.

Subito, senza pensarci, apre l'armadio e si getta nello scomparto segreto - ampio tanto da potersi nascondere al suo interno - sperando che non ne notino l'esistenza. Nemmeno i suoi genitori sanno di quel piccolo posto dentro cui ha l'abitudine di nascondersi fin da piccolo.

Ora è leggermente stretto per la sua età, ma gli consente abbastanza spazio da starci e un piccolo buco in una delle ante del mobile, fatto da suo fratello in un modo che non si è mai nemmeno voluto chiedere, gli permette di sbirciare la stanza.

Le urla sono cessate, ma tonfi e parole sussurrate aspramente continuano. Sehun non capisce cosa sta succedendo e vorrebbe uscire, vorrebbe correre dai suoi genitori, da suo fratello che è nella stanza affianco alla sua, ma la paura e la razionalità lo fermano.

Le sue labbra tremano, mentre gli occhi si socchiudono nella speranza di vedere qualcosa e tenta con più attenzione di afferrare qualsiasi suono. La porta della sua stanza viene aperta con violenza e lui sussulta, un'esclamazione quasi sfugge dalle sue labbra fini.

Sehun sobbalza, il corpo madido di sudore e un urlo silenzioso espresso dalla sua bocca aperta, gli occhi sbarrati che scandigliano celermente i dintorni.
Quando il suo sguardo non cattura la sagoma di nessuno, certo della sua sola presenza nella stanza, sospira.

Passa la mano umida fra i capelli bagnati e scomposti, continuando il suo piccolo rituale calmante, respirando ed espirando, mentre mormora: "va tutto bene."

Anche se, quando lo dice lui, che sa che non è tutto apposto, non è molto rassicurante.

Il battito del suo cuore, prima martellante nelle sue orecchie, sta lentamente tornando al suo ritmo regolare.

Dalla posizione seduta che aveva assunto per istinto si distende.
Benché sia ancora agitato, decide di chiudere gli occhi, incapace però di dare un freno ai pensieri nella sua mente.

E passa il resto della notte a occhi chiusi, con mille parole che vorticano nella sua testa e un groviglio di emozioni che tormenta il suo cuore.

On my skin {Taoris/Hunhan}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora