Capitolo 19 (Parte 2)

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Si guarda attorno nervosamente, si morde il labbro, suda.
Riconosce subito i segni di qualcuno che sta nascondendo qualcosa, lui lo fa da tutta la vita.

Decide di seguirlo con lo sguardo, tanto non potrebbero peggiorare ancora di più le cose fra loro, no?

Passano le ore, i piatti iniziano a uscire, gli ospiti sono rumorosi e alcuni incutono davvero paura, inizia a sentirsi un po' stupido.

Passa fra i tavoli ed evita di guardare negli occhi tutti i presenti per non andare incontro a nuovi problemi, zittisce il suo brutto caratteraccio a ogni commento sul suo conto, a ogni mano che prova a toccarlo e che deve evitare.

Ed è proprio allora che lo vede dirigersi a passo fermo verso un punto, occhi fissi sull'obbiettivo.
Devo fermarlo.

- SeHun - lo chiama. Il ragazzo si gira e il suo sguardo potrebbe sembrare indifferente, ma lui sa il fuoco che c'è nascosto in quegli occhi scuri.

- LuHan. -

E ora?
Non sa perché, ma il tono freddo lo infastidisce e ferisce. Ha sempre desiderato piacere a tutti e il suo aspetto, che in un primo momento lo ha sempre aiutato, diventa spesso un ostacolo una volta mostrato il suo carattere. Si accorge di non aver mai pensato a un futuro dove SeHun avrebbe potuto davvero odiarlo.

- Senti, volevo... - inizia a parlare, ma SeHun lo interrompe senza che riesca a finire la frase.

Ci riprova e nuovamente lo interrompe. Frustrato, sbuffa.
Per un attimo, si è dimenticato il motivo per cui ha iniziato a parlargli. Sta pensando a cosa fare, quando sente un urlo fortissimo. Sobbalza, si guarda intorno e vede scoppiare il caos.

Gli ospiti iniziano a tirare fuori delle armi: pistole, coltelli, bastoni e anche armi piuttosto inaspettate.
Tutti urlano e l'unica cosa che è sicuro sia giusto fare, la fa.

Prende SeHun per mano e lo trascina verso un tavolo capovolto.

- LuHan! - urla SeHun, che in un primo momento di shock lo ha seguito senza fare storie.

- Zitto è giù! Prima che ci sparino! - Gli risponde LuHan, gettandosi di peso su di lui. SeHun sbuffa, gli prende le spalle e lo avvolge in un abbraccio, mentre si siedono dietro al tavolo capovolto, riparo d'emergenza.

Si sentono spari, urla. SeHun prova a sporgere la testa per vedere.
Quel cretino!
Con una mano, lo riporta dietro, mentre pensa a dove andare, a un posto più sicuro. A pochi metri da loro, c'è il bancone del bar: legno solido e spesso.

Con un dito, picchietta la spalla dell'altro e gli indica il posto.
- Andiamo. -

SeHun guarda il bancone e annuisce.
Acquattati e schivando due o tre uomini che lottano fra loro, ci arrivano.

- Maledizione... - bisbiglia SeHun sottovoce. - Era così vicino... -

-  Zitto. -
Chi? Voleva domandarglielo davvero, ma non era il momento.

Sapeva che accettare un lavoro per l'Organizzazione era rischioso, ma finora era sempre andato tutto liscio; non era la prima volta e non sarebbe stata l'ultima, perché dire "no" non era possibile.

L'Organizzazione era potente e antica. Nessuno sapeva davvero le sue origini, ma tutti la temevano. La Polizia locale, quei pochi che non erano ancora stati corrotti, non poteva fare nulla contro qualcuno protetto dal loro stesso Governo. Le persone che ne facevano parte erano ricche, ma soprattutto spietate.

- Ma cosa è successo? - chiede SeHun sussurrando.

- Non lo so, ma chiunque sia stato, è morto. -

- Hai visto qualcosa? -

- No, è successo tutto troppo velocemente - risponde alzando le spalle. - Ma che il responsabile sia morto è un dato di fatto. Che sia morto subito o dopo, non cambia. -

SeHun annuisce, gli occhi e le labbra strette come se si stesse trattenendo.

- Dobbiamo andarcene. -

Le urla sembrano diminuire, così come gli spari e il rumore della lotta.

- Stai giù e fermo. Preferisco non prendermi una pallottola vagante. - Gli ordina.

SeHun alza un sopracciglio, sembra divertito.
- Come in quel famoso film... con Whitney Houston. -

- Non farò come Zhu. Mi troverò un altro Liang. - ribatte, cercando di non ridere.

Tende un orecchio, ormai son passati diversi minuti e la situazione sembra essersi calmata. Però, decide decide di non dire nulla, perché SeHun è vicino a lui, il viso a così pochi centimetri che, se si sporgesse, potrebbe baciarlo.
Ed è una bella sensazione.

Solo dopo un'altra mezz'ora è arrivata la polizia, ma dopo aver ricevuto una bella somma se ne è andata.

Nüshi Yun Yi ha mandato tutti nelle loro stanze, ma lui ha seguito SeHun nella sua.

Davanti alla porta il ragazzo si volta e con fare imperioso dice: - Vai. -

- Voglio parlarti. - Insiste, mordendosi il labbro. Non ha il coraggio di guardarlo, si sente a disagio ed è forse arrossito anche.

Ci sono così tante cose che vorrebbe dirgli e non può. Ha pensieri così contrastanti da trovarlo ironico.

- Non ti è bastata la serata di oggi? - risponde con cattiveria l'altro.

- Per favore... - aggiunge, ignorando il commento.

SeHun sospira pesantemente.
- Domani. -
Apre la porta e, prima di chiuderla, aggiunge: - Vai a farti un bagno caldo e poi dormi. Non farmi preoccupare. -

LuHan intravede a malapena il rossore sulle sue guance prima che la porta gli venga chiusa davanti alla faccia.
Gli scappa un sorriso e, con stanchezza, si dirige verso la sua stanza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 14, 2021 ⏰

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