Capitolo 10

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Una volta saliti i gradini dell'ingresso, sente la lussuosa macchina partire con un rombo; non si volta, bensì fa un cenno con la testa agli uomini che stanno ai lati della porta e si accinge a entrare.
Una volta all'interno della sua casa, inizia a percorrere i corridoi a passo deciso e veloce, simile a un tornado. Non gli importa dei vestiti un poco stropicciati o del profumo che Mei Li ha lasciato su di essi e su di lui mentre lo toccava, ma non è altrettanto semplice ignorare cosa gli ha riferito e ricordato.
Presto, a quel determinato evento, avrebbe dovuto prendere le sue responsabilità e pretendere il pagamento del costo che aveva pagato.
Fino ad allora, però, avrebbe dovuto tenere il suo profilo più basso possibile. Nessuna azione spropositata, niente di avventato... Almeno era quello il suo proposito, prima che si presentasse dal nulla un ragazzo dal viso affilato.
Se Shao An non si fosse intromesso prima di quel giorno, forse tutto sarebbe andato come aveva... avevano programmato.

Una volta ritornato nella sua stanza, vede la sua anima gemella appoggiata al letto a pancia in giù. I vestiti laceri, di una tinta scura che probabilmente una volta era nero o un intenso blu, spiccano sulle coperte rosse. Guarda le braccia magre e nota i rilievi dei leggeri muscoli; per quanto fini non ne sottovaluta la potenza fisica.
Ho già fatto l'errore di sottovalutarlo una volta, non ricapiterà.
Nonostante quello, era ancora sicuro di poterlo sopraffare. La differenza di stazza avrebbe di certo aiutato.
Si avvicina al letto senza distogliere lo sguardo dal corpo che vi è steso sopra. Sente l'eccitazione iniziare a farsi sentire, un fuoco inizia a bruciargli nel basso ventre e il sangue nelle sue vene sembra infiammarsi. Un piccolo brivido lo scuote; divertito da quella reazione sorride.
Non è un sorriso gentile, sembra piuttosto il ghigno di un animale che si pregusta la sua preda.
Dopo qualche battito veloce, gli occhi del ragazzo si aprono e si posano su di lui, ancora appanati dal velo del sonno.
- Eccoti - dice, sono parole senza pretese, ma sussulta come se fossero piene di significato, di attesa.
- Non sei scappato - risponde, cambiando discorso e mascerando la sua leggera confusione.
- Mi avreste ripreso se fossi tornato dalla mia famiglia. - Ed è vero.
Nessuno gli sarebbe mai scappato fra le mani, specie chi avrebbe potuto rovinarlo senza saperlo.
Gira su sé stesso e si va ad accomodare sulla poltrona, accavallando le gambe e posando il mento sul dorso della sua mano. Ha positizionato il gomito sul bracciolo così da appoggiarsi.
- Qual è il tuo nome? - domanda, fissando gli occhi sulla sua anima gemella.
- Huang ZiTao, - risponde senza esitazioni.
- ZiTao... Tao - ripete un paio di volte quel nome, cercando di abituarsi. In effetti, quel nome gli dona, è elegante nella sua semplicità.
- Solo la mia famiglia mi chiama così - ribadisce Tao.
- Da oggi ne faccio parte anche io. -
- La mia famiglia non è legata alla mafia. -
Quelle parole, lanciate come provocazione, riescono nel loro intento di irritarlo.
- Da oggi sì. -
Gli occhi di Tao sembrano mandare saette e lui ricambia lo sguardo senza smuoversi minimanente. Osserva le palpebre dell'altro chiudersi mentre respira esasperato.
- Te l'ho già detto, questa faccenda non mi piace più di quanto non piaccia a te. - Fece una pausa, poi aggiunse, con un brontolio: - Orientalmento sessuale compreso. -
Dopo qualche secondo di silenzio, una leggera e roca risata si propaga nella stanza. Inebetito, vede Tao ridacchiare, le labbra arricciate e gli occhi socchiusi.
Sorprendentemente è una risata contagiosa che lo spinge a ridacchiare.
- Ora che ci penso, dormiremo nello stesso letto? - Gli chiede Tao, con gli occhi strabuzzati di chi si è appena reso conto di qualcosa.
- Sì. O preferisci il divano? - Ribatte, alzando un sopracciglio. Trova ilare quella domanda, posta con l'innocenza di un bambino e non di un ragazzo dell'età di cui presume sia. Almeno... È maggiorenne, vero?
Non che l'illegalità lo preoccupi, ma preferisce farlo con una persona consapevole di sé.
- Quanti anni hai? -
- Ventidue. - Tira un sospiro di sollievo. - E preferirei dormire sul divano - aggiunge.
- No, non dormirai sul divano. -
- Ma... -
- No. -
E la conversazione che fino ad allora era proceduta senza troppe complicazioni si interruppe. Tao lo fulmina con lo sguardo una seconda volta e non parla più.
Dovrei essere io il primo ad aprire bocca?
Ma subito dopo averlo pensato, decide che non è suo dovere badare ai capricci e che, soprattutto, come potrebbe mai lasciarsi sfuggire l'occasione di sentire quel corpo vicino al suo? Non poteva di certo.
Quindi, Tao non avrebbe dormito sul divano, che lo volesse o meno avrebbero condiviso il letto.

Sospira e socchiude gli occhi. Kris ha ricevuto una chiamata una mezz'ora prima ed è uscito, lasciandolo solo nella stanza. Non si è mosso nemmeno di un centimetro, sebbene il suo orgoglio urli poiché lo faccia. Eppure, quel letto soffice è molto più invitante del divano, sebbene pure esso sia un giaciglio più comodo di quello precedente.
L'idea di eseguire gli ordini, come un bravo cucciolo, ferisce il suo orgoglio. Il suo maestro gli ripeteva sovente che "fermare il corso del fiume a mani nude sarebbe stato da sciocchi, il fiume avrebbe travolto il suo corpo e continuato il suo corso"; ovviamente è una parabola con un significato preciso.
Un'idea si affaccia nella sua mente e prende forma rapidamente.
E se...
Senza farsi alcun scrupolo, si alza e prepara una bella sorpresa nel giro di una mezz'ora. Ha agito velocemente, quindi non sa se funzionerà, ma ha la sensazione che ci riuscirà.
Ghigna, soddisfatto di sé mentre guarda la sua opera, finché non sente il rumore di passi che si avvicinano, allora si precipita a chiudere le luci e a ritornare al suo posto, tendendo l'orecchio.
La porta si apre con un leggero suono, una piccola folata di aria fredda entra nella stanza e lo fa rabbrividire. Ha lasciato la sua pelle scoperta, anche se è rischioso.
Kris avanza verso il letto, lui non si muove, tiene gli occhi chiusi e aspetta.
Poi un tonfo, un urlo e lui si alza velocemente, proprio mentre Kris, scivolato sulla sua trappola, coperta dall'oscurità della stanza grazie all'assenza di luci e alle tende chiuse, cade di schiena.
Si precipita sopra Kris e preme un punto dietro al suo collo, sperando che funzioni. Sono molti anni che non usa quel trucco, essendo pericoloso per certi versi, ma farebbe di tutto per evitare di dormire affianco a quell'uomo.
Non è disposto a diventare l'usignolo del Re*.
Qualche secondo dopo sente il corpo di Kris rilassarsi sotto il suo peso; non ha nemmeno lottato, preso di sorpesa come era.
Sbuffando e soddisfatto di sé, si alza e si volta per tornare nel letto che stanotte lo accoglierà, ma poi qualcosa lo ferma. Guarda il corpo dietro di lui, steso sul pavimento freddo e qualcosa lo spinge a fare come suo padre vorrebbe.
Si china e faticosamente, vista la stazza di Kris e il modo in cui il suo corpo è del tutto a peso morto, lo trascina verso il divano, su cui poi lo appoggia dopo averlo sollevato, cosa di cui si è pentito viste le fitte che hanno preso possesso della sua schiena mentre lo faceva.
- Mi dovrai ringraziare, per questo - borbotta verso di lui, sapendo bene che, privo di sensi come è, non gli risponderà.
Con un sorriso, torna verso il letto per gettarcisi sopra e si infila sotto le coperte, l'ultimo pensiero prima di addormentarsi è verso la sua famiglia, per poi cadere in un sogno in cui due occhi scuri lo osservano.

*l'usignolo del Re è una favola dove un usignolo viene imprigionato da un Re per via del suo meraviglioso canto. Privato della libertà di volare, l'usignolo infine riesce a scappare.

On my skin {Taoris/Hunhan}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora