Capitolo 17

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È entrato di soppiatto nella stanza, a un'ora così tarda che, quando trova Tao addormentato sul letto, non si sorprende. È la prima volta che lo vede davvero indifeso da quando l'ha incontrato e vuole assaporare il momento. Accende la luce della lampada in fondo alla stanza, una luce tanto fioca da non disturbare il sonno del ragazzo e che gli permette a malapena di distinguere la sua figura distesa.

Le ultime ore sono state faticose per lui, la sua mente è stanca e quello stato mentale si mostra  sul suo fisico, teso e nervoso. Gli incontri di preparazione erano durati diverse ore e aveva dovuto parlare più volte con il capo della sicurezza e con i suoi sottoposti più fedeli e capaci.

Erano tutti  preoccupati per l'incontro di domani, nessuno si sentiva davvero pronto e il nervosismo era serpeggiato fra i suoi uomini anche grazie alle voci che giravano fra i vari clan. Un solo sbaglio e sarebbe potuta scoppiare una delle più grandi e sanguinose guerre fra i principali gruppi mafiosi dell'intera regione.

E lui è uno dei maggiori esponenti di una di queste famiglie, quindi si sarebbe trovato nell'occhio del ciclone. Si sarebbe presentato all'incontro, denti affilati quanto i coltelli nascosti sotto i suoi vestiti e con le pistole pronte ad essere spianate al primo segno di pericolo.

C'è qualcosa riguardo a questo incontro che lo agita, una sensazione di nervosismo che non sembrava volerlo abbandonare durante tutta la giornata e nemmeno in quel momento.
Aveva continuato a ignorarla e avrebbe continuato a farlo, anche a costo di un'ulcera... non che fosse la prima volta che rischiava la sua salute per finire i suoi compiti.

D'altronde non può permettersi nessun errore e lo sa, conosce le conseguenze e tutto quello che sta mettendo in gioco per un risultato che può essere tutto o la fine.

Si toglie i gemelli ai polsi e li sbottona, poi procede a snodare e sfilarsi la cravatta. La giacca l'ha già abbandonata sul divano qualche minuto prima, dopo essere entrato. Si avvicina al letto e si siede su un angolo, leggero, ma senza davvero farci troppo caso.

Non vuole svegliare il ragazzo addormentato, che continua a produrre un leggero rumore con il suo respiro. Eppure se succedesse non se ne dispiacerebbe troppo.

Si sfila anche le scarpe, velocemente, e si distende sulla parte libera - a malapena, visto il modo scomposto di dormire dell'altro. Appoggia la testa sul cuscino e sospira, la sua mente vaga, ma non si quieta e il riposo non sopraggiunge nemmeno quando chiude gli occhi e aspetta.

Dopo un buon lasso di tempo, è piuttosto consapevole che non si addormenterà fino alle prime ore del mattino, quel tanto da permettergli di dormire appena qualche ora e poi alzarsi. È così abituato all'insonnia che non sente nemmeno più il desiderio di prendere delle pastiglie o delle gocce per dormire - cosa che non potrebbe e non farebbe: una dipendenza facilmente manipolabile e quindi pericolosa per la sua sicurezza.

Deglutisce, stufo di quei pensieri cupi e dal retrogusto manipolatore. Ha dovuto adattarsi alle loro regole, è anche bravo nel gioco, ma se avesse avuto...

Sbuffa leggermente, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Sa dove sarebbe finito, cioè con le stesse conclusioni fatte mille volte, i se e i ma che non sarebbero mai serviti a nulla se non a condurlo su un sentiero ancora più oscuro, verso ricordi che avrebbe voluto dimenticare.

Si volta su un fianco, appoggiando le ginocchia una contro l'altra.
Un piccolo fruscio cattura la sua attenzione: Tao si è spostato, scostando le coperte e trascinando un lembo sul pavimento con il movimento di un braccio.

Lo osserva.
Con lo sguardo segue la linea del suo naso, partendo dalla fronte scendendo verso le labbra sottili; quella inferiore è leggermente più piena, mentre il mento e le guance sono tondi, ma non troppo.

Scende ancora con lo sguardo, assaporandone il collo lungo e il pomo d'Adamo evidente, le spalle curve per il lavoro e i muscoli che aveva già notato.

Suo. Questo è quello che pensa, quello che sente. Il suo corpo risponderebbe con piacere al minimo invito di Tao, lo sa per certo, vista la difficoltà che ha nel controllarsi.

Quei baci in ascensore non sono bastati, il loro sapore è rimasto sulle sue labbra, ma anche il modo in cui lo ha forzato non è scomparso: l'espressione che gli ha mostrato dopo, una vergogna mista a rabbia che, dopo averlo eccitato, l'ha spiazzato.

Senza rendersene conto, si avvicina lentamente e allunga una mano per sfiorare il viso del ragazzo che, sotto il suo tocco, trema.

Fa scivolare la mano verso il petto, interrompendo la carezza, incuriosito dalla sensazione di quella pelle inaspettatamente morbida e calda.

Riesce a toccare la stoffa della maglietta che il ragazzo indossa, prima di vedere il petto fermarsi e il corpo di Tao muoversi velocemente in una posizione di difesa.

Senza pensarci troppo, si sposta a cavalcioni sopra di lui e gli afferra i polsi.

Quando riceve una ginocchiata sul fondo schiena, quasi perde la presa dai polsi che sta tenendo stretti fra le mani, ma subito aggiusta la posizione così che Tao non possa più colpirlo.

Lo sguardo dell'altro è fuoco puro e lo intravede solo grazie al piccolo spiraglio di luce soffusa di una lampada lontana, rispetto a dove si trovano.

Non pensava che in un corpo così magro ci potesse essere tanta forza, ma avrebbe dovuto perdere questo suo pregiudizio già dalla prima volta che l'aveva incontrato, quando i suoi sottoposti - per quanto imbecilli - erano stati sconfitti da lui.

Ogni volta che lo guarda, molte volte senza farsi beccare da lui, per una questione d'orgoglio o d'altro, non può che notare il fisico longilineo, i muscoli tonici, piccoli e delineati sotto la pelle leggermente bruciata da sole e il viso: affilato, come il taglio degli occhi scuri, elegante come quello di un airone.

- Calmati. - Ordina.

Una sequela di insulti, alcuni così fantasiosi da meritare un encomio, lo ricopre.

- Zitto! - Sbotta.

- Maniaco! - Risponde a tono l'altro.

Dal suo sguardo, intuisce subito cosa sta ponderando di fare.

- Non pensarci nemmeno - lo avvisa con voce greve. - Giuro che se provi a sputarmi addosso, ti metto a dormire con i cani. -

Un sorrisetto spunta sul volto del ragazzo, ma si affievolisce e diventa uno sbuffo inacidito quando incontra il suo sguardo.

- Ti lascio - dice, - solo se prometti di stare fermo. -

- Per farmi cosa, razza di pervertito? - gli domanda Tao.

- Nulla. Voglio solo dormire, sono stanco - risponde. Ed è vero, ora si sente anche più stanco di prima e gli è passata qualsiasi voglia di fare... cosa volesse fare, nemmeno lui lo sa bene. 

Tao lo guarda con le palpebre mezze abbassate, uno sguardo dubbioso accentuato dalla smorfia poco convinta sul volto, ma dopo qualche minuto sbuffa e lascia che il suo corpo si rilassi. Sentendolo non opporre più resistenza, lo lascia e si allontana sul suo lato. 

- La prossima volta ti uccido - lo minaccia Tao. 

Sbuffa in risposta, per quanto il ragazzo sia forte la differenza fra loro è lampante e in uno scontro è sicuro che sarebbe lui a vincere. 

- Maniaco - ripete il ragazzo, tirando le coperte dalla sua parte e rifugiandosi sotto di esse, come uno scudo posto fra loro. 

Ridacchia a quella mossa innocente e scoppia a ridere ancora più forte quando sente l'altro emettere un verso indignato e scocciato. 

Con una sensazione di calore al petto estranea, chiude gli occhi e sente il sonno sopraggiungere. 

On my skin {Taoris/Hunhan}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora