1:"Un nuovo inizio."

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7:00 del mattino, 8 Settembre.

Una voce femminile interrompe il mio lungo sonno. Cerco di copririmi le orecchie con il cuscino ma poco dopo, delle mani lo scaraventano sul pavimento.
"Josie svegliati! È il primo giorno di collage e sei ancora a letto!" Urla mia madre ad un centimetro dalle mie orecchie e improvvisamente nella mia testa risuonano le parole "Primo giorno di collage" chiarendomi il tutto.
Mi alzo velocemente dal letto, disfandolo gloriosamente e facendo attenzione a non inciampare sulle lenzuola che oramai ricadono sul pavimento.
Corro in bagno, e mentre passo davanti allo specchio, mi accorgo in che terribile stato sono: ciocche castane che vanno disordinatamente per i cavoli loro, e tante, ma tante lentiggini sul naso.

Mi catapulto in doccia molto velocemente, apro il getto d'acqua bollente e mi strofino la pelle con la mia splendida spugna rossa a forma di polipo.
Esco, mi asciugo e prendo tutti i miei trucchi mettendoli sul bancone del lavabo, mettendo anche lì vicino a riscaldare la piastra.
Mi fiondo poi in camera, cercando qualcosa di comodo da mettermi per il mio primo giorno di collage, sperando in qualcosa di non traumatico: un jeans chiaro a vita alta e una maglia nera dovrebbero andare.
Mi metto un paio di calze nere e prendo le mie solite e amate Vans.
Prendo il telefono lasciato sul comodino, e controllo l'ora: 8:15.
Il ritardo fa proprio parte di me.

Lancio di prepotenza il telefono sul letto e corro in bagno peggio di Usain Bolt per truccarmi: metto un riga di eyeliner, un po' di mascara e un po' di correttore.
"Josie muoviti!" Urla mia madre dal piano di sotto e mi sale ancora più ansia di quanto io ne abbia già in corpo.
Mi piastro velocemente i capelli, mi dò un ultima sistemata, prendo i bagagli e scendo.
"Alleluia signorina, buongiorno! Voglio proprio vedere come farai quando dovrai alzarti per andare a lezione." Dice mia madre sulla soglia della porta di casa provocandomi, e in me c'è un misto d'ansia e di impazienza di iniziare un nuovo capitolo della mia vita.
"Dove sono i cereali con le palline di cioccolato?" Chiedo evitando la sua predica e pensando a mangiare qualcosa. Figuriamoci, con un viaggio di 4 ore in macchina senza cibo potrei morire!
"Non c'è tempo per mangiarli, muoviti che stai facendo tardi!" Urla mia madre, che mi prende per il braccio e mi trascina fuori di casa, mentre io cerco di aggrapparmi ad ogni parete possibile.
"Ma le palline di cioccolato.." Urlo teatralmente tendendo una mano verso la cucina.
Mia mamma è riuscita a trascinarmi fuori dalla casa dove intravedo mio padre, intento a caricare i bagagli in macchina.
Mi giro verso quella che è stata la mia tana da quando sono nata e che ora dovrò dire addio per un bel po' di tempo, cercando di ricordare tutte le litigate fatte contro i miei genitori con Jake, il mio fratello maggiore, unica certezza, il mio esempio. Lui, che ora non c'è più. I miei pensieri e ricordi vengono travolti dalla suoneria del mio telefono.. che credo di aver dimenticato in camera sul letto.. maledizione.
"Arrivo subito ho dimenticato il telefono in camera!" Dico al volo evitando lo sguardo fulminante di mia madre.
Prima di correre velocemente per scale mi fermo in cucina e prendo qualche brioche per il tragitto, non voglio morire di fame e il cibo è il mio unico migliore amico. Mi dirigo finalmente in camera e prendo il telefono e senza vedere chi mi sta chiamando schiaccio il pulsante verde rispondendo, mentre corro per le scale:
" Pronto, chi.." chiedo, quando per sbaglio metto male il piede e inciampo in uno scalino, rotolando fino ai piedi delle scale e tenendo stretto il mio iPhone fino alla fine.
Fantastico.
"Josie tutto okay? Sei viva?" subito la voce di mia cugina Rachel che non sentivo dall'ultima cena con la su famiglia.
" Rachel! Da quanto! Tutto bene?" chiedo cercando di ricompormi e riprendendo il passo..
" Sisi, tu? Sei già al collage per caso?" Mi chiede e la mia allegria si frantuma in mille pezzi e Rachel mi ricorda che devo muovermi.
" Cazzo no hai ragione devo muovermi, scusa Rachel ma devi proprio andare ciao." Dico molto velocemente, e riaggancio al volo per poi catapultarmi in macchina.
Mentre mio padre mi parla della scuola e mia madre mi fa le ultime raccomandazioni, inizio a fantasticare sulla nuova parte di vita che mi attende, e crollo in un sonno profondo.
Dopo circa 4 ore, sento qualcuno scuotermi rumorosamente e mi accorgo che la macchina è ormai ferma.

I cancelli del collage di València mi attendono, e io non vedo l'ora di vedere cosa ha da offrirmi.

Così freddi, quasi come il ghiaccio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora