14: "ti osservo."

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R:" Davvero? E chi? Non dirmi quella troia di.." Fa per nominarla ma io la precedo.
J:" Lexie?" Dico ridendo.
R:" Dio quanto ho odiato quella puttanella psicopatica! Avrà messo la lingua in bocca a mezzo liceo!" Dice ridendo, ma poi il suo sguardo si assottiglia e diventa improvvisamente seria, notando che io invece, non rido.
R:" Non era lei vero?" Mi chiede con gli occhi puntati nei miei.
J:" No tranquilla era una mia vecchia amica, non la conosci.." mento.
E riesco a cavarmela così perché Rachel mi guarda, scuote le spalle e si infila sotto le coperte dandomi la buonanotte.
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7:05 del mattino, dormitori.

Mi sveglio quasi come una principessa Disney; con il canto degli uccellini proprio fuori dalla mia finestra.
Decido come tutte le mattine, di andarmi a fare una doccia calda per cercare di svegliarmi.
Appena mi alzo dal letto, che è disordinatamente uno schifo, noto un foglio sul comodino lasciato probabilmente da Rachel.

"Buongiorno Jo!
Dato che è domenica staró tutto il giorno fuori con Ethan.
Ci sentiamo stasera, poi ti racconto.
Baci."

E così si prospetta una giornata solitaria, anche se ho diversi programmi in mente. Dovrei iniziare a studiare per il prossimo test di Letteratura quindi, ho intenzione di portarmi avanti e di stare a casa oggi pomeriggio.
Corro in bagno a prepararmi, faccio una doccia veloce, mi lavo i capelli e decido di mettere lo smalto nero sulle unghie a mandorla. Liscio i capelli, metto dei jeans neri e un maglioncino color panna, infilo le vans prendo il mio zaino e mi catapulto fuori dai dormitori.
In tutto ciò non riesco a smettere di pensare a lui.
Tutto quello che è successo, la gara, le moto, e tanta adrenalina che non pensavo di poter mai provare. Tutto questo mi fa inevitabilmente ricordare lui. Quel casco, quei guanti e quella voglia di gareggiare e di andare via da tutti e da tutto.
Mi manchi davvero tanto.
L'unico che era riuscito a tirare fuori la vera me, l'unico che mi è sempre stato vicino nonostante tutti i momenti difficili che ho passato, l'unico che mi ha sempre accettata per come sono. Ieri ho gareggiato per te fratello: ho vinto per te.
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12:30, mensa universitaria.

Dopo aver finito di studiare al Kaffeine accompagnata da una gustosa tazza di caffè, mi reco alla mensa universitaria dove io e le mie amiche ci eravamo date appuntamento.

A: "Alla fine ieri sera come è andata? Sam mi ha fatto sapere del problema che ha avuto, fortunatamente si è risolto tutto." Dice mentre infilza il polpettone di carne con la forchetta.
J: "No niente alla fine ho incontrato una mia vecchia amica risalente agli anni delle medie e ci siamo fermate a parlare.. nulla di che, ho perso solo la cognizione del tempo." Dico cercando di essere credibile e infilzando prepotentemente lo stesso schifoso polpettone di carne che mi fa venire il voltastomaco.
J:« Scusate ma come fate a mangiare questo schifo? È duro come un sasso.» urlo infastidita cambiando argomento.
S:« Io ve l'ho detto di non prenderlo, ma voi non ascoltate neanche i muri.» se ne esce così Sam, e ridiamo tutte e tre insieme, fino a quando il mio sorriso cessa di esistere. Blake sta praticamente venendo dalla mia parte, visibilmente agitato e con i pugni stretti.
Arriva al mio tavolo, mi solleva e mi porta via, lasciando li le mie amiche esterrefatte.

Quando siamo fuori sala mensa, mi srotolo dalla sua presa insistente, ma lui mi riprende e mi spinge dentro quello che deve essere lo sgabuzzino delle bidelle.
J:« Ma che fai? Pensi di potermi prendere e lasciare quando ti capita? Cazzo stavo mangiando con le mie amiche!» gli dico urlando e massaggiandomi il braccio per la sua stretta.
B:« Ascoltami bene ragazzina e vedi di misurare le parole quando parli con me. Se ieri sera non fossi sgattaiolata via in quel modo avrei potuto spiegarti giusto un paio di cosine che devono rimanere tra di noi, ma invece hai fatto quel cazzo che ti pare.» mi dice puntandomi il dito addosso e spingendomi fino ad arrivare con la schiena contro al muro.
In questo momento sono più incazzata che mai, ma la sua espressione e il suo modo di parlare mi mettono terrore.
B:« Devi dimenticarti tutto quello che hai visto e che abbiamo fatto ieri sera. Io non ero in quel vicolo e tu non hai gareggiato. Chiaro?» mi dice puntando gli occhi nei miei e io mi ritrovo immobilizzata di nuovo.
J:«No.» dico ferma e un po' impaurita da quella che potrebbe essere la sua reazione, ma questa è la mia risposta.
La sua faccia fa una smorfia strana e la sua mascella si muove, segno che sta digrignando i denti dal nervoso.
J:« Non posso lasciarti passare così come se nulla fosse successo senza uno straccio di spiegazione.»
B:« Le spiegazioni arriveranno ma ora non è il momento micia, perciò tira dentro le unghie e ascoltami bene.» si ferma e in questo momento siamo faccia a faccia, naso a naso e quasi ad un millimetro dal baciarci.
B:« Io non so chi sei, non so da dove vieni, non so che faccia ha tua madre o che lavoro fa tuo padre. Non so un cazzo di te. Ma so che ieri sera, quando sei salita su quella moto, sapevi benissimo come e cosa fare durante la gara. Perciò, se scopro che c'entri qualcosa con qualche altro clan e che stai cercando di infiltrarti nel mio, sei morta.»
Mi ritrovo letteralmente a bocca aperta per quello che ha appena detto Blake. Clan? Quale clan? Lui fa parte di un clan? Ma sopratutto pensa di potermi parlare in questo modo?
J:« Ehm, Blake ascoltami bene. Non so neanche io chi tu sia, e non me ne frega proprio un cazzo. Ma se pensi che ieri, dopo che ti ho aiutato a scappare da quelle macchine che ci stavano attaccate al culo e che volevano dirottarci, voglia farti chi sa cosa, non hai capito proprio niente della persona che hai davanti, e fattelo pure dire sei anche un po' stupido.» dico a bassa voce e guardandolo esattamente nelle pupille ghiacciate, per poi spingerlo e andarmene da quello sgabuzzino.
Prima che possa aprire la porta mi prende per un braccio e mi strattona ancora una volta, tirandomi addosso a lui.
B:« Potrò anche non aver capito un cazzo, ma ieri ti ho osservato e so benissimo che hai già gareggiato più di una volta. Ti tengo sottocchio e ricordati che io, non mi fido di nessuno.» dice per poi mollare la presa e lasciarmi uscire.
Esco a passo svelto, guardandomi a sinistra e a destra del corridoio, incazzata nera, ma anche preoccupata.

Fa parte di un Clan anche lui. La cosa mi spaventa e mi fa ritornare a brutti ricordi. Fratello mio, se scopro che c'entra qualcosa con la tua morte, lo faccio a pezzi.

Così freddi, quasi come il ghiaccio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora