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Con disinvoltura chiesi "Cosa?" "Perché fumi erba? Cosa ti ha portato a farlo?" Chiese quasi arrabbiato, con autorità. "Ho i miei buoni motivi, sono qui con te solo sotto la richiesta di mio padre, per sapere meglio dove vivo non per farmi fare la predica da qualcuno che non conosco" così conclusi il discorso e quel lasso di tempo che passai in giro per il nostro quartiere di Homan Avenue mi sembrò infinito, cercava dialogo e le mie risposte erano sintetiche e schiette. Dopo avermi mostrato i luoghi principali, compresa la scuola che avrei dovuto frequentato a breve, tornammo a casa sua ed io freddai mio padre con uno sguardo che, ormai quasi del tutto ubriaco, salutò il suo amico ed il figlio ed io feci altrettanto con entrambi.
Prendendo sotto braccio mio padre lo aiuta i ad arrivare a casa, mettendolo in letto e poggiando sul suo comodino un bicchiere d'acqua ed un aspirina per il mal di testa post sbronza. Erano quasi le 8 e feci un misero piatto di pasta con burro e formaggio (e, da brava sbagliata sbagliai tutte le dosi), giusto per mettere qualcosa sotto i denti. Terminai, lavai piatto e pentola e andai al piano superiore a lavarmi i denti e a togliermi quella massa, ormai deforme, di trucco presente sul mio volto. Gettai le salviette struccanti nel cestino alla destra del lavabo e andai in camera a mettermi comoda, togliendo la camicia ed i pantaloni a vita alta ed indossando gli stessi pantaloncini corti, una maglia a maniche corte larga e scura. Tornai in bagno e pettinai i capelli, giusto per non svegliarmi il giorno seguente con un nodo di capelli enorme. Scesi velocemente, presi il pacchetto di sigarette che avevo poggiato sul tavolo ed uscii, sedendomi sulla solita sedia ed accendendomi la solita canna, appena terminai, con calma entrai e presi un bicchiere d'acqua. Uscii e sulla mia sedia trovai Ethan che, per lo spavento, per poco non mi fece ruppere il bicchiere "Mi spieghi che cazzo ci fai qui?" Dissi mentre guardava il mio telefono che, sicuramente avrò lasciato a casa loro "La tua gentilezza è degna di una signorina, comunque volevo riportarti il tuo cellulare" lo presi senza lasciargli ulteriore tempo per farsi i fatti miei. "Mi sono posto molte domande su di te. Non hai un ragazzo, non ti ho visto neanche cercare una connessione Wi-Fi per scrivere ai tuoi amici italiani, come se tu te ne fossi andata e nessuno abbia sentito la tua mancanza" disse con un velo di tristezza mentre notò che abbassai lo sguardo " Non avevo molti solidi rapporti d'amicizia e non avevo il ragazzo, sono una persona per le mie" dissi spostando di continuo lo sguardo tra la strada e le assi di legno sottostanti a noi. Accesi una sigaretta e rimasi in silenzio a guardare il vialetto e sentii un suo sospiro "Sai, qui spero ti troverai bene soprattutto a scuola, potrei darti una mano" disse, era disponibile, infondo non era così male come credevo ma alla fine le persone inizialmente sono tutte così, con il tempo peggiorano. "Ti ringrazio ma me la caverò" risposi con freddezza, credevo che il cambiamento mi avrebbe reso più socievole, ma ahimè ho fallito nel pensiero.
"Nel caso ti servisse, ti ho lasciato il mio numero nel tuo cellulare" rimasi stupita, nessuno era mai stato tanto cordiale con me "Ti ringrazio, ma ora è meglio che tu vada" così mi alzai e rimasi davanti la porta d'entrata aspettando che lui se ne andasse ma mentre scendeva i tre gradini si voltò e tornò verso di me stampandomi un bacio sulla fronte, sorridendo successivamente "Buonanotte Sama" sorrisi ed entrai, chiudendo a chiave e depositando le ultime sigarette sul tavolo e lavai il posacenere poggiando successivamente anch'esso sul tavolo.
Salii e poggiai il telefono sul comodino alla sinistra del letto, tolsi gli occhiali e, appena poggiati questi sul comodino lo schermo del cellulare appena collegato alla carica si illuminò "Ethan Cutkosky: Mi piacerebbe offrirti un pranzo e non solo. Se ti fa piacere potresti venire a prendermi a scuola. Finisco all'1 p.m" Inizialmente non seppi che rispondere, poi mi dilettai a rispondergli "Va bene, sarò fuori dal cancello" anche per far un favore a mio padre, per non farlo preoccupare della mia poca socializzazione. Poggiai nuovamente il telefono sul comodino e mi addormentai immediatamente.

La mattina mi svegliati intorno le 10, mi feci una doccia ed in seguito, asciugata e truccata, indossai una canotta larga con sotto una fascia bianca per coprire il reggiseno e dei jeans corti che si vedevano a malapena da sotto la canotta, così intorno le 10:30 scesi facendo colazione e trovai mio padre che cucinava una frittata con le salsicce "Buongiorno, grazie per avermi messo l'aspirina sul comodino" sorrisi, dandogli una pacca sulla spalla andai a prendere nel frigorifero il succo d'arancia.
Appena sentii il profumo del cibo, corsi a sedermi versando il succo d'arancia nei bicchieri che mio padre aveva già posizionato davanti ai piatti, versò la frittata nel mio piatto e poi nel suo. Ovviamente mio padre non poteva lasciarmi mangiare in pace e così mi fece la domanda più sbagliata in assoluto "Come ti sembra Ethan?" Ed immediatamente girai gli occhi "Potrebbe essere simpatico, andrò a prenderlo a scuola. Quando mi iscriverò?" Decisi che parlare della scuola durante il primo pasto era meglio di parlare di nuove conoscenze. Appena terminai corsi assieme a mio padre verso il lavabo del bagno per lavarci i denti. Terminato il tutto, si erano fatte le 11:15 e così decisi di prendere il portafoglio, le chiavi, le sigarette ed introdussi la canna nel pacchetto e, messo in tasca il telefono ed il resto in una borsa, uscii. Arrivata al vialetto accesi la canna, la polizia in quel posto era una leggenda, un mito, non l'avevo ancora vista e non ne avevo sentito il rumore della sirena, così rimasi tranquilla.
Arrivai in anticipo davanti scuola e, spegnendo con il piede la canna a terra accesi una sigaretta subito dopo e, dopo qualche minuto suonò la campanella ed iniziarono ad uscire tutti, tranne Ethan. Io aspettai, lo chiamai e non rispose. Dopo poco uscirono i suoi amici "Ei voi, dove sta Ethan?!" "Si è trovato la ragazza Cut" dissero tra loro; il mio tono autoritario mentre continuavo a chiedere non serviva allora alzai la voce "Ciao, io sono qua stronzi! Voglio sapere dove sta" Calò il silenzio e dissero all'unisono "Allo scivolo"
Così mi voltai e alzando il dito medio presto mi volatilizzai alla loro vista ed arrivai al parco dove girovagai un po' prima di arrivare da lui, cercando di capire perché non mi avesse avvisato. Scese dallo scivolo e mi abbracciò, rimasi impietrita dinanzi quel gesto. "Scusami" mi sussurrò dolcemente all'orecchio baciandomi la guancia. Rimasi zitta un attimo e poi feci un passo indietro "Sono rimasta male, ma almeno ti ho trovato. Il tuo branco è un ammasso di perdenti rincoglioniti" gli dissi guardandolo dritto negli occhi, rise di gusto anche se io non stavo scherzando, lo pensavo realmente.

Arrivammo a casa sua e lui preparò delle bistecche al sangue deliziose, non credevo sapesse cucinare così bene. Io uscii a fumare una sigaretta e quando tornai era già tutto pronto.
Mangiammo ed io inizia a scherzare con Ethan, entrammo in confidenza, ma non troppo. Non avrei voluto affezionarmi sapendo di perdere anche lui. Terminato di mangiare, lavai i piatti, mi sembrava giusto sdebitarmi in qualche modo. Dalla finestra davanti il lavandino si vedeva una parte del parco "La visuale da qua è meravigliosa" dissi, ma non ottenni risposta. "Ethan?" Ripetei il suo nome parecchie volte e quando mi voltai lo trovai zitto, davanti a me. Mi cadde il piatto dalle mani per lo spavento. "Scusami, ora pulisco" ecco lo sapevo, ora la mia voce iniziò a tremare, le mie mani anche ed i battiti del mio cuore aumentarono da un momento all'altro. Raccogliendo i pezzi rotti del piatto mi tagliai il palmo della mano destra, superficialmente certo, ma il sangue sgorgava ugualmente. Guardai Ethan che sorrideva mentre mi aiutava a prendere i pezzi del piatto. "Lascia, finisco io. Tu siediti sul tavolo." Così terminò di raccogliere i frammenti del piatto e mentre mi medicava la ferita gli chiesi con un filo di voce "Perché quando mi sono ferita hai sorriso? È così divertente vedere gli altri farsi male" sorrise ancora e mentre mi bendava la mano mi riferì tali parole "Sei ancora più bella quando sei in difficoltà".

Pack Leader / / Ethan CutkoskyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora