»power & control

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Appena terminai la sigaretta udii il suono della campanella così, approfittai per uscire in giardino e sedermi su di una panchina a fumarne un'altra, non so cosa mi fermasse dal trovare Ethan per la scuola e picchiarlo anzi, non servirono sforzi, poiché arrivò lui da me e si mise alla mia destra. "Ciao" quasi sussurrò giocherellando con le dita e abbassando lo sguardo, tolsi la cuffia che avevo inserito nell'orecchio già nel bagno. "Tu non ti rendi conto di ciò che hai scritto" andando aumentando con la voce si trasformò in un mezzo urlo "Rileggilo" dissi mettendoglielo davanti "Forza, rileggilo!" urlai, quella panchina non se la filava di striscio nessuno e, anche se fosse stato il contrario non mi sarebbe importato. -Quella donna ha fatto bene a lasciarvi, non avete speranza di arrivare da nessuna parte una drogata ed un alcolista- questo diceva il biglietto. Mi alzai e mi misi in piedi davanti a lui guardandolo negli occhi, li vedevo tristi, dispiaciuti ma non potevo rispondere per la millesima volta "Ti credo, non importa" avrei dovuto farmi rispettare, almeno negli Stati Uniti.. "Complimenti per il coraggio Ethan e sai che ti dico? Non è come la pensi tu, perché quella stronza non aveva i coglioni di crescere una bambina, così ha lasciato tutto il duro lavoro a mio padre, era un tossico dipendente ma ne è uscito e credimi, preferisco vederlo bere qualche birra e aiutarlo a smaltire la sbronza il giorno dopo, piuttosto che trovare qualsivoglia droga nascosta in casa. Ci siamo aiutati a vicena, lui mi aiuta molto con il bipolarismo, mi aiuta a controllarmi, mi aiuta a sembrare normale agli occhi di voi stronzi incompetenti, figuriamoci se avete bontà d'animo. Fumo canne, è vero volevi sapere il perché, o sbaglio? Ora lo saprai!" In tutto ciò lui non riusciva a guardarmi, chinò il capo e si mise le mani fra i capelli. "Fumo perché è l'unica cosa che mi calma i nervi, è l'unica che mi aiuta a non sembrare euforica o a non sembrare una depressa cronica nei giorni di picco del mio bipolarismo. Ora sai tutto, sei contento?!" Urlai andandomene. "Io sapevo già tutto, me l'ha detto mio padre." Mi bloccai. Ero stata così stupida da urlare a squarciagola quando avrei potuto lasciarlo parlare "Ne avevo parlato con il mio compagno di banco, non credevo fosse così stronzo. Io non avrei mai voluto offenderti, sei l'unica donna che mi abbia mai capito, con cui io mi sia trovato a mio agio" mi voltai, sono sempre stata una persona che ragiona e, di conseguenza, riconobbi il mio errore "Scusami" dissi abbassando lo sguardo, sorrise e le mie spalle furono avvolte dal suo braccio sinistro. Restammo in silenzio, tra urla, fischi e frasi inopportune. Mi accompagnò davanti l'aula di matematica dove trovai la preside, Miss. Dolores.

All'1 pm suonò l'ultima campanella e appena raggiunsi il cancello della scuola percepii una pressione sulla spalla destra e mi voltai abbastanza seccata, togliendo la cuffia che avrebbe accompagnato il mio ritorno a casa (fino quel momento ovviamente) "Ciao Sama" "Logan" dissi facendo un cenno con il capo e simulando un sorriso. Mi prese sotto braccio e mi chiese, quasi sotto voce "Posso avere l'onore di accompagnarti?" Tolsi velocemente il mio braccio dal suo e prima che potessi spiccicare parola, cercando gentilezza quando tutto ciò che avrei voluto dire sarebbe stato un "No cazzo! Chi sei per poter avere così tanta confidenza con me?!" Ethan disse sguaiatamente "Lascia che te lo dica io, è un no secco" sorrisi e arruffai i capelli a Logan "La prossima volta che vuoi parlarmi, fallo senza questa confidenza" gli sussurrai prima di andarmene. Rimisi la cuffietta sull'orecchio destro, accesi una sigaretta e mi incamminai verso casa. Ora, so bene che i vicoli isolati non sono raccomandabili per ragazze sole che tornano a casa, ma era la strada più veloce ed iniziava a far davvero freddo. Appena iniziò il vicolo abbassai il volume della musica e strinsi il coltellino che avevo nella tasca destra della felpa. Sentii dei passi veloci, dietro di me, così aumentai il passo a mia volta. Il mio cuore stava per esplodere. Appena sentii una mano avvolgere la mia spalla, mi girai velocemente con il coraggio che dovetti ringraziare il bipolarismo, perché io sono terribilmente fifona. Puntai la lama affilata del coltellino svizzero alla gola dell'incappucciato. "Hai fegato, lo riconosco" tolse il cappuccio, tirai un sospiro di sollievo appoggiandomi al gelido muro e fui circondata dalle sue braccia forti. "C...cosa stai fa..facendo?" Chiesi con voce debole e tremolante.. sorrise, nient'altro. Avvicinò il suo naso al mio "Quanto ti vorrei per me" gli diedi un pugno sul naso, lui indietreggiò molto velocemente, sbattendo contro il muro opposto e accasciandosi a terra. Gli porsi la mano "Non avrei voluto farti del male" strinse la sua mano a me "lasciami" dissi con decisione "lasciami" dissi alzando di poco la voce "Questi sono scherzi da bambini, credevo tu fossi più maturo di così" così mi congedai, richiusi il coltellino svizzero e rimisi la cuffietta nel mio orecchio destro.

Pack Leader / / Ethan CutkoskyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora