»"you're mine, alright?"

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Ma tutto è bene ciò che finisce... male.
Dopo qualche tempo di gioie con Ethan, di fumate fino al non sapere più quale sia la propria identità e di scopate folli fino alla mancanza di fiato, tutto lentamente, iniziò ad affievolirsi.
Ethan usciva con il suo gruppo e ciò non mi disturbava ma una moltitudine di ragazze ricominciò a girargli attorno ed io non potevo far altro che stare con Moon, non come rimpiazzo, ma volevo farle capire che non stavo con lei soltanto perché la relazione con Ethan era un lento calando, quasi come se stessi scomparendo improvvisamente.

Mi presentai fuori casa sua pochi giorni dopo "Sono una stronza bipolare Cutkosky, ma ti ho riletto come un libro mille volte e la parte in cui leggo della tua tristezza l'ho evidenziata" dissi seduta in veranda sul dondolo "Sai, ne ero quasi sicura che tu volessi solo scopare con me, senza amore, senza sentimento. Avevo paura di affezionarmi per essere buttata via e guarda qua, non si condivide manco una canna dopo aver condiviso il letto?!" Sorrise lanciando lo zaino e mettendosi davanti a me "Vuoi sembrare minaccioso CUT?! Io ti amo e non porgermi la mano per farmi alzare perché vuoi solo portarmi a letto. Ethan smet.. Ethan" mi alzai, non riuscivo a resistergli, sorrise ancora "Sai, non parlo molto, sappi però che quando fai così, Dio, quanto vorrei baciarti, toccare le tue labbra e baciarti ancora. Anche se ultimamente eravamo distanti, anche se tu cercavi di mostrarti indifferente vedendo tutte quelle puttane con il culo di fuori anche in inverno, io sapevo come bollivi dentro. Avresti voluto tirarle per i capelli facendole cadere dai trampoli e so anche che tu, infondo, sai aspettare e.." e lui continuava a parlare, diceva cose belle, profonde, ma non riuscivo a smettere di spostare lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi e viceversa.
Stava ancora parlando, era passato un bel po' dall'inizio di quel discorso "Baciami" tacque tutto d'un colpo. Sorrise, le sue mani si posarono sui miei fianchi, tirandomi a lui in un baleno "Pensi di aspettare ancora tanto? Baciami" dissi accarezzandogli la guancia con il pollice, poi i capelli "Ti decidi o.." Mi baciò. Era davvero questo che mi mancava, il suo effetto-sorpresa, i suoi sorrisi, i suoi soffici capelli, le sue grandi mani che circondavano la mia persona. Mi mancavano le piccole cose, i dettagli, le attenzioni. Erano i suoi baci a migliorare le mie giornate di merda. Erano, sono inebrianti, rilassanti ma amorevoli, passionali e dolci. Era lui ciò di cui avevo bisogno per essere felice.
Quel freddo giorno non ero prettamente femminile considerando il mio abbigliamento: pantaloni della tuta larghi, felpa gigante e calda da morire, sciarpa e cappellino. Mi svegliai presto e portai Sivar a correre, facendo il giro di tutto il quartiere. Tornai a casa, lasciai Sivar e andai al supermercato a fare la spesa. Mio padre aveva dei giorni davvero strazianti, doveva fare il doppio turno ed io ero costretta a vendere tutta l'erba che con amore avevo coltivato per farmi qualche soldo.
La casa era un macello: la tavola era piena di bollette, fogli pieni di conti, buste paghe, debiti dell'Alibi.
Non sapevo dove sbattere la testa, e non sapevo nemmeno come aiutare mio padre.
Dovevo trovare un lavoro per aiutarlo, andare bene a scuola e mantenere viva la piccola fiamma della relazione tra me e Ethan, straziante come situazione.
Come se non bastasse appena uscita dalla doccia sentii qualcuno bussare alla porta e suonare il campanello ripetutamente, così indossai degli shorts trovati per caso sulla maniglia della mia porta e indossai una felpa grande a dismisura in confronto a me, scesi e nascosi dietro la schiena il mio coltellino svizzero, per precauzione visto che temevo il peggio.
"Eccomi" dissi aprendo la porta e trovandomi due ragazzi davanti "Ciao, sto cercando Robert." "Non c'è al momento, si tratta dei debiti? Perché in questo caso stiamo cercando di saldarli più velocemente possibile" "No no, assolutamente! Dobbiamo soltanto parlare, è da un po' che non ci vediamo, sono un suo vecchio amico. Il ragazzo che parlava era alto, con i capelli color carota e gli occhi color nocciola, l'altro era l'esatto opposto, più basso con gli occhi color ghiaccio, davvero freddi, ed i capelli biondi. "Accomodatevi, scusate il disordine, metto subito a posto. Sapete sono appena rientrata." Dissi sorridendo e poggiando il coltellino dove non potessero vederlo". Presi tutti i fogli, le lettere e le misi più ordinatamente possibile in un cassetto del mobile sulla quale giaceva la televisione e tornai dai ragazzi. "Volete bere qualcosa? Birra?" Dissi dirigendomi verso la cucina "Due grazie!" Disse il ragazzo più alto. Così stappai le bottiglie e gliele portai, assieme al posacenere. "Io sono Samantha comunque, la figlia di Robert." "Cameron" disse il rosso, "Jeremy" disse il biondo, che non smetteva di fissarmi, era davvero fastidioso ed inquietante. Porsi una sigaretta ad entrambi ed entrambi non rifiutarono "Allora, come avete conosciuto mio padre?" tacquero entrambi "Va bene, avrò la risposta più tardi. Allora voi due siete amici di vecchia data?" sorrisero "Beh, in effetti ci conosciamo da molto tempo, JW abitava proprio qui nel south side di Chicago fino qualche tempo fa ed io vengo da Orlando dove ora condividiamo lo stesso appartamento, siamo coinquilini" disse sorridendo. "Forte! Ora scusate ma devo andare a liberare il cagnone di sopra, torno subito" così, senza voltarmi andai al piano superiore a prendere Sivar per portarla fuori. Rientrando in casa vidi mio padre e gli dissi delle visite. "Cam, qual buon vento ti porta da queste parti?" "Mamma è stata ricoverata di nuovo ed io ho la sua stessa malattia.." disse sorseggiando la birra in seguito. Mio padre si mise seduto e mi chiese di accomodarsi "Potrei sapere come vi siete conosciuti?" mio padre dopo la mia domanda guardò Cameron fulminandolo con lo sguardo che il giovane abbassò, come per vergogna. "Samantha, lui è tuo fratello, ha conosciuto la mamma e dopo averci abbandonato lei è tornata qui da lui, pensando che saresti cresciuta meglio, almeno tu non avresti contratto la malattia." "Il bipolarismo, giusto?" perfetto, magnifico. "Perciò voi siete rimasti in contatto con lei a mia insaputa, l'avete monitorata come se fosse un esperimento ed intanto io come una stupida ero all'oscuro di tutto ciò, non ricordo il suo volto, la sua voce, nulla. Voi invece sapete tutto, tu papà" dissi indicandolo "Tu che sei stato e dovresti essere il mio pilastro, io ti ho aiutato ad essere forte da solo, ti ho aiutato con l'italiano, ti ho fatto crescere come persona e come padre e tu?" mi voltai verso il ragazzo dai capelli color carota "Te ne esci così ora tu? Quando a 16 anni, portatrice di bipolarismo, ti fai un giro per il quartiere dove ha vissuto il tuo amico biondo e pensi 'vediamo se papino è tornato in patria' e così facendo stravolgi la mia insignificante vita e quella piena di dolore di mio padre. Siete uno peggiore dell'altro e ricordate che il fatto di mentire è peggiore di qualsiasi malattia. Siete un branco di stronzi" e così concludendo uscii, piangendo e andando nel luogo in cui trovai Sivar, accesi una sigaretta e piansi in silenzio. Udii dei passi "Sono Jeremy, non voglio farti del male" "Lo avete fatto entrambi a me e a mio padre arrivando qui." tacque "Voi non capite proprio, non è così? Sapete cosa significa vivere così, sempre sull'orlo del precipizio, rischiando continuamente, facendo soldi in qualsiasi maniera possibile?! Voi non potete capire, no signore. Abbiamo sempre faticato ad andare avanti ed ora? Scopro di avere un fratello ed una madre vivi e vegeti" mi abbracciò, piansi ancora, cercai di divincolarmi come se fossi in trappola, ma mi accarezzò i capelli con una delicatezza rara. "Tranquilla, va tutto bene ora." la sua voce mi faceva stare tranquilla, in pace con chiunque. "Io credo che non vada bene proprio un cazzo White! Ormai le tue occasioni te le sei fatte sfuggire, non hai diritto di rubarle agli altri." mi alzai velocemente: era Cutkosky "Ethan, ho un fratello. Si chiama Cameron e vive a Orlando, dove sta anche mia madre, quella stessa donna che non vedo dalla veneranda età di soli 5 anni. Io non ho bisogno di Jeremy, ma di te e, senza offesa" dissi voltandomi verso Jeremy "Non sono la persona che credi. Sebbene sia bipolare ciò non significa che sia instabile a tal punto da non rendermi conto di tradire il mio ragazzo con il migliore amico di mio fratello e per giunta entrambi appena conosciuti, ti accompagno da Cameron, andiamo." dissi andando avanti con Ethan.

Arrivati a casa Jeremy entrò, io rimasi per un po' con Ethan che mi chiese se avessi bisogno di lui e preferii restare da sola con Cameron a parlare della mia malattia con qualcuno che ne è portatore e, per di più, mio fratello, decisione che da ragazzo maturò capì e rispettò. Ma le cose andarono come previsto soltanto quanto riguarda Cameron perché si dimostrò davvero gentile, mi raccontò di nostra madre, andammo in giro per il quartiere e gli spiegai come avessi vissuto fino quel momento, Jeremy però si dimostrò diverso dal ragazzo dolce e premuroso di quel pomeriggio stesso. Possibile che qualcuno possa cambiare così tanto a seconda della situazione? Cosa avrebbe potuto fare se avesse perso il controllo?

Pack Leader / / Ethan CutkoskyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora