»worst of my mind

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"E adesso ti do quello che cercavi" dissi allontanandomi.

Il lunedì fu ovviamente traumatico e noioso, Moon mi raccontò del suo fine settimana fuori città e come sempre non seguimmo la lezione.
Tornando a casa chiamai mio padre, non rispose ma, dopo qualche minuto mi chiamò "Ei, sono in pausa solo ora scusami, dimmi tutto" "Ricovero, ora" non rispose, udii un silenzio quasi inquietante "Pa?" "Non risolversi nulla a restare altro tempo con i pazzi, tu non hai bisogno tesoro" "Papà io non riesco a stare con le persone, ho bisogno di solitudine." "Prendo un permesso e ne parliamo." Chiusi la chiamata e non appena arrivati a casa trovai Sivar corrermi incontro, cresceva a vista d'occhio e sembrava sempre meno un cane, tendeva alle sembianze di lupo, chissà.
Mio padre arrivò un'ora dopo il mio rientro, sentii la porta aprirsi ma io rimasi in letto ad accarezzare Sivar. La porta si aprì, trovai mio padre con lo sguardo triste "Scendi, parliamone, ti ho portato il gelato" "Lascialo qua, non voglio vedere nessuno papà" lo appoggiò sul comò alla sinistra del mio letto, Sivar iniziò a piagnucolare, era segno che c'era Ethan. Non capii mai il motivo per la quale ogni qualvolta che Ethan era vicino, il mio cane piagnucolasse "Perché hai fatto venire qua Ethan" non rispose e chiuse la porta. Mi misi seduta sul mio letto mentre Sivar mi guardò come se avesse appena finito di piangere, mi osservava in ogni mio movimento. Indossai una maglia lunga e larga e scesi con in braccio Sivar ma, quando vidi Ethan aumentai il passo andando in cucina "Gliel'hai detto?" Mio padre fece un segno di disapprovazione con la testa "Non deve saperlo" dissi imitando una zip con le mani. Lo vedevo dalla cucina, girato a guardarsi intorno, a guardare la foto di me, mio padre e mia madre di quand'avevo forse tre anni. Poggiai Sivar a terra e corse dal ragazzo che sorriso, non posso negare che adoravo il suo sorriso, mi illuminava "Ne hai bisogno" furono le uniche cose che disse mio padre prima di salire al piano superiore.
Andai verso il soggiorno, sedensomi a gambe incrociate sul divano, guardando il televisore spento. Non sarei riuscita a sostenere lo sguardo di Ethan mentre gli mentivo "Non verrò a scuola per un po' di giorni, ho una ricaduta di depressione e resterò a casa" comprese la mia condizione "Verrò a trovarti" sorrisi, guardandolo per pochi secondi. "Forse è meglio che io vada" disse alzandosi, lasciandomi un bacio sulla fronte, accarezzandomi per un istante i capelli, mentre lo guardavo dal basso e se ne andò.
Qualche minuto dopo salii al piano superiore e bussai alla porta della stanza di mio padre "Portami lì" dissi richiudendo la porta, andai nella mia stanza e presi tutto il tabacco e tutte le sigarette possibili. "Le 72 ore da regola, nulla di più" così, salimmo in taxi, ringrazio Boris per non aver fatto pagare il tragitto a mio padre. Arrivammo fuori città, la nebbia autunnale avvolgeva la strada e noi non ci stavamo più dirigendo verso il manicomio "Boris dove stiamo andando" vidi un accenno di sorriso dallo specchietto retrovisore, tacqui. Arrivammo in un luogo isolato, vidi delle luci, tutte intorno a noi. Biciclette e ragazzi. Boris, uscì "Dovrai accettarlo, lo dico per il tuo bene. Non potrai di certo spezzare il cuore ad un mezzo russo, giusto?" "Giusto" iniziarono gli schiamazzi, urla, gridolini, versi. Mi trovavo al centro di una miriade di persone o di un branco di animali? La risposta rimase momentaneamente un mistero.
Sullivan, Natasha e qualche altro "scagnozzo" di Ethan "Tanta bellezza con.."Logan le cucì la bocca, guardarono dietro di me, mi girai lentamente. Ethan. Eravamo molto vicini, io non riuscivo a vedere da due palmi dal mio viso ma lui lo vedevo perfettamente. Sentivo il suo respiro, mentre il suo indice destro andò a sfiorare le mie labbra, la sua mano sinistra si insidiò tra i miei lunghi capelli castani "Sei così bella e non lo capisci" udii Sivar abbaiare, ma non ci feci caso, il ragazzo si avvicinò ancora a me, poggiando delicatamente una mano sul mio fianco sinistro. Mi preoccupai quando vidi Natasha dietro ad Ethan con un masso enorme e Logan con un altro. Gli altri erano immobili dietro l'automobile. Le mie mani presero la parte destra del petto di Ethan e lo spostarono con non so quale forza, facendolo cadere. Tirai un calcio nei gioielli a Logan, girandomi velocemente, presi il coltellino svizzero che servì nuovamente, posizionando la punta della lama sullo sterno di Natasha "Ora tu mi ascolti bene, puttana da quattro soldi. Ti piacciono tanto i cazzi? In tangenziale c'è sempre lavoro per te, ma non puntare a qualcuno che ha già qualcuno a cui pensare. Non osare avvicinarti a lui per fargli del male o per fargli altro, altrimenti questa lama non resterà ferma sul tuo sterno, andrà ben oltre." La afferrai per il braccio sinistro, stringendola. Tremava. Cadde a terra terrorizzata, indietreggiando. Da lontano la udii "Vai, corri, pedala cazzo!".
Iniziò a piovere, quella pioggia fitta che arriva da un momento all'altro "E tu, Sullivan, perché lo fai? Ci provi con tutte le nuove, soprattutto straniere. Cosa ci vuole a capire che io non ti voglio, cosa ci vuole a capire che sono bipolare. VATTENE!" Urlai l'ultima parola, prese la bici di Natasha e scappò via, Ethan fischiò e tutti seguirono Sullivan. Mi voltai e con quel poco di visuale che avevo attraverso le lenti vidi Ethan, gli afferrai la mano, aiutandolo ad alzarsi "Ti ammalerai se non ti muovi a raggiungere l'auto" dissi prendendogli la mano, lui baciò la mia ma non disse altro. Ci sedemmo sui sedili posteriori, io con il maglione di mio padre, con i capelli fradici e Ethan con la camicia di lana di suo padre. Poggiai la mia testa sulla sua spalla mentre lui accarezzava i miei capelli. Il viaggio fu silenzioso, niente musica, nessuna parola, soltanto il rumore della pioggia. Ognuno tornò a casa propria, momentaneamente almeno.
Appena mio padre andò in bagno a rinfrescarsi io uscii, sotto il diluvio, corsi fino casa Cutkosky, suonai il campanello. Mi aprì Ethan, io ero fradicia e lui tutto lindo, pulito e profumato. Ci fu silenzio, i miei occhi stavano diventando lucidi e la mia vista si stava offuscando, lo abbracciai, stringendolo. Le lacrime solcavano il mio viso, non finivano mai "mi dispiace" spiccicai queste parole, piangendo ancora.
Ethan mi accompagnò nel suo piccolo bagno "So bene che casa tua è molto più bella, ma anche qua c'è l'acqua calda. Mi tolse la felpa e le scarpe, poi uscì ed io mi lavai, una doccia bollente e dopo essermi asciugata indossai l'intimo e, coprendomi con il maglione misi la testa fuori dal bagno "Ethan hai una maglia larga e calda?" Dopo mezzo minuto vidi un braccio introdursi nel bagno, così afferrai la felpa, la indossai. Ethan mi baciò la guancia e la zona tra mandibola e collo, sussurrandomi all'orecchio sinistro "Dormiremo insieme" tacqui. Non sapevo se la cosa migliore fosse lui o lui e il rumore della pioggia sulle finestre; nel dubbio entrambi. Mi addormentai mentre mi accarezzava i capelli ancora umidi dalla doccia bollente.

Pack Leader / / Ethan CutkoskyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora