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Anche se si era fatto ormai venerdì, decisi comunque di andare al lavoro. Per tutta la giornata fui abbastanza indaffarata tra clienti, ordini con i fornitori e il magazzino ma nella mia mente il ricordo degli eventi di ieri si ripeteva nella mia testa. Ero stata bene, mi ero sentita sicura, apprezzata, ero schifosamente felice.

Erano quasi le due, e di solito in quell'orario la libreria era praticamente deserta. Se fosse passato qualcuno sarebbe arrivato verso le quattro.

Per questo quando, un Ellie dal viso triste, angosciato e pensieroso entrò e senza proferire parola si lasciò cadere su una sedia vicino all'entrata, ci misi qualche secondo a realizzare il tutto e decidere il da farsi.

Decisi di agire come uno scienziato che studia i comportamenti dell'animale o della persona che sta esaminando, perciò mi sedetti sul bancone e da quell'altezza osservai quella che assomigliava solo fisicamente alla mia migliore amica.

Aveva gli occhi persi, guardavano lontano, oltre la vetrina, oltre le persone che passavano, oltre gli alti palazzi del centro trafficato. Anche la postura suggeriva che il suo stato d'animo non fosse dei migliori, sembrava che un peso gli gravasse sulle spalle. Non era la Ellie che conoscevo, niente sorriso, niente battute, niente "entro nella libreria di Martina e faccio casino". Così quando decisi che era il momento di intervenire misurai attentamente le parole che sarebbero uscite dalla mia bocca, visto lo stato insolito in si trovava Ellie avevo paura che si potesse rompere proprio davanti a me.

<<Ciao Ellie.>> Semplice, non mette fretta, ansia né pressione un semplice 'ciao' amichevole e famigliare.

<<Hey.>> La voce flebile, mentre rispondeva al mio saluto. Gli occhi ancora persi in un mondo lontano.

<<Come stai?>> Qui sperai di ottenere una risposta un po' più loquace, che svuotasse la sua mente da tutti i pensieri che la rendevano triste, se avesse risposto con una semplice 'Bene' sarei andata nel panico totale.

<<Bene.>> Panico. <<ma chi voglio prendere in giro, sono uno schifo.>>

<<Sono uno schifo.>>Riflettei su quelle parole sussurrate, e in qualche modo analizzai tutto quello che sapevo su Ellie, le confessioni e i segreti che due amiche si confessano dopo aver pasticciato il viso a Sean mentre dormiva nel cuore della notte con dell'eye-liner e non trovai nulla nei suoi scheletri che potesse condurmi a pensare che una persona come quella che avevo davanti potesse considerarsi come si era appena definita, uno schifo.

<<Perché sei uno schifo?>> Ero terrorizzata di porre la domanda sbagliata, di inquietarla, di farla scappare quindi decisi di porre domande semplici, quasi infantili a voce molto bassa.

<<Ho rovinato tutto.>> E sentii un singhiozzo lasciare le sue labbra, parte di un viso ormai in lacrime.

Mi avvicinai e mi appoggiai sul bracciolo della sedia che ormai sembrava essere diventata il suo rifugio. L'abbracciai e subito poggiò la fronte al mio petto, sfogandosi completamente.

Pregai che nessuno in quel momento entrasse in libreria, se no Ellie si sarebbe chiusa di nuovo in quello stato di apatia in cui si trovava poco fa e io non avrei mai saputo cosa stesse succedendo.

Cercai di mettere a tacere i suoi singhiozzi, stringendola sempre più forte aspettando che si calmasse per continuare a scavare nella parete di ghiaccio che aveva eretto intorno a sé stessa.

<<Cosa hai rovinato? Te la senti di raccontarmi cosa è successo?>> Sussurrai come se fossimo in una stanza piena di gente che voleva ascoltare la nostra conversazione.

We're Stardust || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora