Upon a star

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La prima volta che Sans le vide ne rimase estasiato, talmente estasiato che rimase in quel luogo per ore e ore, senza parlare, senza muoversi, non osando staccare lo sguardo da quella magia, per non infrangere quello che poteva sembrare un fragile incantesimo. Le orbite vuote vagavano, incantate, instancabili, per registrare ogni singolo particolare di quella meraviglia.
Disteso su un morbido letto verde, circondato da Echo Flowers, Sans si sentiva bene.
Era la prima volta che il bambino scheletro le vedeva.
Le stelle.
Sans se ne innamorò, e, all'età di dieci anni, passava molte ore in quella caverna, riposandosi e sognando.
Però, come succede con tutti gli oggetti, perché era di questo che si trattava, presto la magia iniziò a dissolversi.
Sans aveva comprato un telescopio e dopo aver raccontato la storia della buona notte al fratellino ed essersi assicurato che dormisse tranquillo, lo scheletro si recava in quel posto, e passava ore a osservare le stelle con il telescopio. Ma, giorno dopo giorno, si rese conto che la loro posizione non mutava mai, e la consapevolezza del fatto che le stelle che tanto amava erano solo delle rocce luminose incastonate nel soffitto aumentava.
Erano passati alcuni anni da quando Sans aveva scoperto quel posto, e con l'avanzare dell'età divenne solo un luogo che lo riempiva di un senso di soffocamento, di una tristezza infinita. Gli sembrava che fosse tutta un'illusione, la brutta copia di un mondo meraviglioso.
Le roccie intrappolate sul soffito lo facevano sentire come uno scheletro vero. Vero come quelli intrappolati sotto terra. Nelle bare.

Ci fu un giorno in cui, mentre leggeva la fiaba serale al suo fratellino, lo vide un po' irrequieto, e anche quando la storia fu finita, non voleva saperne di addormentarsi. Gli rimboccò le coperte e gli augurò la buona notte, sperando che si addormentasse presto.
- SANS...?
Lo chiamò il piccolo Papyrus con una vocina sottile. Sans si girò e si risedette. Rispose gentilmente:
- cosa c'è Pap?
Il fratello maggiore vide l'espressione incerta e quasi preoccupata del più piccolo mentre gli rispondeva.
- SANS... PAPYRUS NON RIESCE A TROVARE DEGLI AMICI! PENSAVO CHE TUTTI SAREBBERO STATI ENTUSIASTI DI CONOSCERE UNA PERSONA GRANDE COME PAPYRUS, INVECE GLI ALTRI BAMBINI MI EVITANO!
Il tono del piccolo si era fatto sempre più triste, fino a quando calde lacrime cominciarono a sgorgare dalle sue orbite. A Sans si strinse il cuore.
Come osavano quei piccoli bastardi far piangere il suo tenero fratellino?
Un senso di rabbia e frustrazione lo pervase: non poteva fare niente per lui purtroppo, era impotente.
Papyrus si portò i pugni alle guance nel vano tentativo di asciugare le lacrime, corrucciato.
Sans fece l'unica cosa ragionevole: lo strinse forte a sé.
- Pap, un giorno troverai qualcuno, ne sono sicuro. Per ora sappi che puoi sempre contare su di ne, ti voglio tanto tanto bene Pap, con tutte le mie ossa.
Concluse ridacchiando per far smettere l'adorato fratellino di piangere. Intanto Papyrus stringeva forte le braccia intorno a lui, affondando la testa fra le sue clavicole.
- ANCHE IO TI VOGLIO BENE SANS.
Sussurò tirando su con la cavità nasale.
- vieni con me, ti faccio vedere una cosa.
Disse prendendolo in braccio.
Sans portò Papyrus nella stanza delle stelle, non sapeva il perché, forse sentiva che l'avrebbe tirato su di morale.
- so che non sono le stelle vere, ma ho pensato che...
- WOWIE SANS! SONO BELLISSIME!
Lo interruppe il piccolo, che intanto era sceso dalle sue braccia e correva meravigliato per la stanza.
Lui e il suo pigiamino rosso riscaldarono il cuore al ragazzino, che lo acchiappò al volo facendolo sdraiare accanto a lui.
Il suo sguardo vagava per il soffitto, cogliendo ogni luminescenza, proprio come aveva fatto lui la prima volta.
Si chiese se anche il fratellino si sarebbe stancato di quel posto, fino a provare quel senso d'angoscia che lo riempiva quando andava lì da solo, facendogli odiare quei massi luminosi, e quelle persone che abitavano il sopra.
In quel momento preferì evitare di pensarci, concentrandosi su Papyrus.
- QUESTE SONO LE STELLE?
Chiese indicando il soffitto.
Sans rispose spontaneamente:
- no, sono solo dei sassi messi nella roccia.
Si pentì subito di quella risposta, temendo di aver in qualche modo smorzato, o addirittura annullato l'entusiasmo iniziale del piccolo.
Ma quando si girò verso di lui vide che la sua espressione non era cambiata, vide come le sue orbite riflettevano i puntini luminosi, vide che era riuscito a far dimenticare tutti i mali alla persona che più voleva bene al mondo.
- IO LE TROVO COMUNQUE STUPENDE. SANS, UN GIORNO IO VEDRÒ LE STELLE VERE.
- certo che le vedrai.
E vide, dopo che gli ebbe racconto l'ennesima storia della buona notte, come dormiva serenamente.

Papyrus stava giusto raccontando di questa storia al suo amico umano, mentre ammiravano insieme le stelle artificiali riflesse su una pozzanghera.
- SANS MI HA DETTO QUALCHE TEMPO FA CHE ODIA QUESTO POSTO ORMAI.
Le confidò.
L'umano, mentre increspava l'acqua con la manina, gli chiese come mai.
- NON NE SONO SICURO...
Rispose con espressione dubbiosa.
L'umano gli disse, sorridendo gentile, che lei amava quel luogo. La faceva sentire determinata.
Papyrus fece un grande sorriso. Facendo capire di provare lo stesso sentimento.
- OH MA ANCHE SANS LO AMA. IO LO SO. ALTRIMENTI NON AVREBBE INSISTITO PER SPOSTARE LA SUA POSTAZIONE QUI.
L'umano pensò allo scheletro pigrone. Pensò che gli voleva molto bene.
Pensò che comprendeva i suoi sentimenti.
Pensò che i mostri si meritavano di vedere le stelle, quelle vere.
E si sentì colpevole, tremendamente colpevole.
Chiese a Papyrus di chiedere scusa a Sans da parte sua, senza un perché preciso, gli diede un bacio sullo zigomo e scappò via.
Incontro al suo destino.
Sapeva cosa doveva fare.

You are filled with DETERMINATION.

Autrice
Heya!
So che tutto ciò non c'entra molto sul tema "smile", ma non potevo fare a meno di pubblicarla.

Smile. || UndertaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora