BROTHERS IN (SOLVING) CRIMES || PARTE 2

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"Questo non è il mio vaso... ma cosa significa?"
Era da ore che Papyrus contava quanti dei suoi lunghi passi potevano coprire la lunghezza dell'angusta cella in tutto il suo perimetro. Rimanevano sempre nove.
La cella era troppo piccola per un'anima selvaggia come Papyrus, e non riusciva a stare fermo talmente erano veloci i pensieri che turbavano la sua mente. In quel momento lo scheletro poté osservare quanto lui e suo fratello erano diversi: Sans se ne stava comodante seduto sulla branda di legno, le mani dietro alla testa e gli occhi chiusi, cerchiati da leggere ombre scure. Teneva le gambe incrociate distese davanti a sé ed era troppo basso perfino per superare il bordo della branda.
Di certo non poteva biasimarlo per essere stanco -era mezzanotte passata- ma non riusciva a comprendere come potesse starsene lì così calmo.
Erano in una cella -una cella!- non avendo fatto nulla di male e soprattutto impossibilitati a condurre ulteriori ricerche per risolvere il caso della Regina.
"Paps, devi avere fiducia in Frisk: ci penserà lei a fare le ultime ricerche e a tirarci fuori di qui."
Papyrus sospirò.
"Sì, hai ragione. Ma il pensiero che lei sia lì da sola mentre le Guardie le danno la caccia mi tormenta."
Sans non rispose. Papyrus poteva vedere le goccioline di sudore che gli imperlavano il viso. Gli scheletri non provavano caldo o freddo, ma dal sudore che sentiva impregnargli i vestiti capì che la temperatura della cella doveva essere davvero elevata. Dopotutto si trovavano di fianco alle Hotland.
Papyrus si tolse la giacca con una smorfia e la posò -accuratamente piegata- di fianco al fratello, poi ci poggiò sopra anche il cilidro.
Continuò a camminare, mentre l'ombra di una soluzione si affacciò timida in un angolo della sua mente. Lo scheletro sapeva che se l'avesse forzata sarebbe scappata via, così continuò a pensare, le faticose deduzioni scandite dal leggero tonfo dei suoi passi.
Dopo meno di dieci minuti, il ritmo dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce del fratello:
"Prendi questo: non sopporto più di vederti fare avanti e indietro."
Gli stava porgendo un piccolo frammento di pietra violetta che brillava debolmente nella penombra: era una pietra delle Waterfall.
Papyrus la prese con gratitudine.
Il materiale delle pietre che costituivano le Waterfall erano un ottimo sostituto delle matite. Sans ne teneva un frammento sempre in tasca nel caso al fratello venisse un'idea da annotare in assenza sia di penne e matite ma anche di fogli.
Quelle pietre funzionavano solo se la superficie su cui si voleva scrivere fosse assolutamente asciutta (ed era per quello che l'acqua era perfettamente limpida e non ci si sporcava le scarpe camminando alle Waterfall sempre umide), e le pareti di quella cella erano perfette, siccome il calore rendeva sia l'aria che l'ambiente completamente secchi.
Così Papyrus scelse una parete e cominciò a scrivere ogni cosa che gli veniva in mente.
Ma sapeva che trovare la soluzione non sarebbe stato per niente facile.

-

Frisk smise di correre solo quando sentì il pungente freddo di Snowdin sferzarle le gambe nude.
Si fermò, prese fiato e... sfilò dalla tasca il taccuino. Estrasse la penna e riflettè.
"Il vaso è stato rubato dalla vecchia casa della Regina, nelle Rovine. Il ladro è stato ripreso dalle telecamere. "Era incappucciato così non è stato possibile riconoscerlo. Le telecamere non coprono tutte le Rovine così dopo che ha svoltato l'angolo si sono perse le sue traccie. Quando gli inseguitori sono giuti sul luogo non c'era nessuno. Le telecamere non hanno registrato nessun altro spostamento a parte quando siamo arrivati noi.
"Abbiamo trovato il nascondiglio con il vaso... ma niente ladro."
Frisk aveva cominciato a camminare -senza sapere neanche dove voleva andare- nella neve mentre rileggeva e aggiungeva annotazioni qui e là.
Sentì come da lontano Monster Kid -ma che ci faceva in giro a quell'ora tarda?- che la salutava e rispose distrattamente, troppo concetrata per staccare gli occhi dal foglio.
"Poi la Regina ci dice che quello non era il suo vaso, nonostante fosse stata così smaniosa di riaverlo indietro..."
C'era qualcosa di sospetto, convenne Frisk.
"E ora ci accusa anche di tramare contro il Regno."
Era consapevole che Sans e Papyrus contavano su di lei per far almeno un po' di luce sulla questione e che trovasse qualche indizio, e soprattutto, che li scagionasse.
Solo che non sapeva da dove cominciare.
Si arrestò bruscamente quando scorse le familiari cassette della posta rosse: era arrivata a casa.
Le cassette erano entrambe un po' vecchiotte, ma linde e ordinate. Papyrus si preoccupava tutti i giorni di svuotarle entrambe e leggere la sua corrispondenza -quasi sempre si trattava di misteri da risolvere- e a consegnare quella di Sans. Ma Frisk non l'aveva mai visto aprirne una.
Doveva così tanto ai due scheletri per averla accolta e integrata nel loro duo. Ormai passava più tempo a casa loro che all'hotel dove alloggiava.
Sospirò, desiderando fossero lì con lei. Avrebbero preso un the e lei e Papyrus avrebbero schematizzato le informazioni sul suo taccuino, ragionando insieme. Infine si sarebbe aggiunto anche Sans, il tavolo sarebbe stato svuotato dalle tazze e riempito di fogli finché non avessero trovato la soluzione e si sarebbero precipitati tutti a riferirla al diretto interessato.
In quel momento le venne in mente una cosa che Papyrus ripeteva spesso quando incappavano in un vicolo cieco: "Se non sai da dove iniziare... beh, prova dall'inzio!"
Frisk sorrise e si avviò verso le Rovine.

Smile. || UndertaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora