Un mistero misterioso

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Fred si era appena Materializzato davanti alla Tana quando il Patrono di Bonnie lo raggiunse." Fred, sono con Cam, Layla è in grave pericolo e siamo venuti a salvarla. Siamo a Londra, ma la via di preciso non la so. Il Patronus ti indicherà la strada. Andrà tutto bene." Il ghepardo guardò accigliato il ragazzo, che camminava velocemente allontanandosi dalla casa. Il suo cervello lavorava freneticamente, poi si decise. Prese la bacchetta, evocò il suo Patronus e lo mandò a George, che era rimasto in negozio.Guardò la creatura scintillante per qualche istante, poi sussurrò: "Conducimi da lei."
Qualcosa però andò storto. Il ghepardo tremò violentemente e si dissolse. Fred rimase a guardare il punto in cui la figura era sparita, e capì che qualcosa non andava come doveva. Rimase a riflettere, poi prese e coraggio e si concentrò su Bonnie, sui suoi capelli cioccolato, sui suoi occhi azzurri così penetranti, sulla sua carnagione chiara, sulle sue labbra rosee; su ogni particolare gli venisse in mente.Tutto divenne scuro e il ragazzo venne trascinato nell'oscurità, per poi riapparire, dopo pochi minuti, in un vicolo di Londra.

Il sole era rosso e stava calando dietro le colline, ma quella poca luce illuminava e metteva in risalto la strada acciottolata e mezza distrutta, i lampioni pendevano minacciosamente sopra le teste dei viandanti. Sembrava tutto sporco e lurido, Fred sapeva che doveva fare in fretta ma camminava con molta, molta calma, facendo attenzione ad ogni minimo rumore. Poi, con un sonoro crack George apparì dal nulla. Anche lui iniziò a guardarsi intorno, disgustato e un po' spaventato. "Dove diavolo siamo finiti?" Fred scosse la testa.
"Non ne ho idea. Quando mi sono Materializzato ho pensato solo a Bonnie, e mi sono ritrovato qui, quindi credo che il posto in cui sono sia ben protetto dalla magia altrui.- fece una pausa- Proviamo da quella parte." disse indicando la sua sinistra.
Iniziarono a percorrere il lungo e stretto vicolo, e dopo una cinquantina di metri la luce si fece più forte: nonostante il sole stesse tramontando, Fred capì chiaramente che la fine era vicina. Quando uscirono dalla vietta, si ritrovarono nella parte collinare di Londra, la parte più periferica della città. In lontananza si scorgeva una collina, e sulla collina si distingueva chiaramente una villetta. I gemelli si scambiarono uno sguardo, e decisero che quella era la strada giusta da percorrere. Quando arrivarono ai piedi della collina, riuscirono a vedere con chiarezza l'architettura della villetta, che villetta non era. Era in realtà un piccolo castello, e metteva paura. Fred sentì i brividi percorrergli la schiena, su e giù, senza sosta.
Le pareti esterne del castello probabilmente una volta erano bianche, ma quando Fred e George videro la struttura erano di un bianco sporco, come se una nube di fuliggine gli fosse cadua sopra e non fosse stata rimossa del tutto. Nel lato più a est e nel lato più a ovest sorgevano due guglie, alte almeno una ventina di metri, e terminavano con un'aguzza punta, ed erano più nere del carbone.Si avvicinarono e quando arrivarono al portone d'ingresso, i due ragazzi capirono che quel posto era decisamente troppo tetro per qualsiasi essere umano.
Sulla porta principale del castello era issata una maniglia nera, finemente tagliata e levigata. Al centro v'era un'immagine, con tutta la probabilità era lo stemma della casata: un enorme pipistrello nero a testa in giù, con le ali piegate, era dolcemente cullato da un fitto intreccio di rovi, e dove dovrebbe esserci stato il cuore dell'animale v'era una rosa bianca appassita. Sull'arcata della porta era stata incisa nella pietra la famosa frase del primo canto dell'Inferno dantesco: "Lasciate ogni speranza, o' voi ch'entrate."
Fred tirò fuori la bacchetta, e lo stesso fece George. "Alohomora." La porta si aprì e, diversamente da come si erano aspettati i due gemelli, non cigolò affatto. Al contrario, era tutto tranquillo, fino a quando un urlo agghiacciante non ruppe l'aria calma.
Davanti a loro si apriva uno stretto corridoio, un po' come il vicolo, ma era verde muschio e ai lati erano attaccati candelabri bianchi, e ogni venti metri c'era una porta chiusa, su entrambi i lati. Un altro urlo. Erano a metà del corridoio quando udirono il terzo urlo, il più forte di tutti, e capirono che arrivava dall'ultima stanza, quella in fondo, con la porta argento. Prima che George l'abbattesse Fred sentì una voce maschile, fredda, piena d'odio, ma allo stesso momento suadente e vellutata.
"Reducto!" La porta esplose. Fred e George irruppero nella stanza, Fred schiantò la figura chinata su un corpo giacente a terra. Sperò non fosse quello di Bonnie.
"Lumos Solem." George fece luce nella stanza buia, dove era caduta una leggera nebbia ancora provocata dallo schianto della porta di legno, che aveva alzato la polvere da terra.La stanza era circolare. In fondo si vedeva un camino spento, ai lati si aprivano due grandi vetrate, coperte da due altrettanto grandi tende di velluto rosso; il soffito era alto, le pareti nere e il pavimento era nero perlato, così pulito che ci si potteva specchiare nelle mattonelle. Cameron era a terra vicino alla vetrata sulla sinistra, e lottava contro un Incarceramus; Bonnie era rinchiusa in una bolla che aleggiava a un metro da terra, e stava per svenire; Layla era al centro della stanza, il corpo che aveva visto Fred inizialmente era il suo.
Il ragazzo schiantato (Fred capì solo dopo come fece) si alzò e si mise a sedere, per terra. "Sono arrivati i soccorsi? Un po' tardi, a mio parere." Aveva un ghigno beffardo stampato sul viso; la voce era squillante e giovane, ma se la si ascoltava con attenzione appariva vecchia, ma quello che più spaventò il giovane Weasley era il tono, incredibilmente maligno. Gli occhi rossi del ragazzo sconosciuto scrutarono il volto di Fred, che se li sentì addosso come una presenza non molto ben accetta all'interno dei suoi pensieri. "Capelli rossi.. Gemelli.. Sì, voi siete quelli che hanno aperto il negozio a Diagon Alley. Quello che il caro Lucius ha cercato di distruggere, con un evidente fallimento, come al solito. Ora, non posso lasciarvi vagare in casa mia, e nemmeno lasciarvi andar via così, quindi sono costretto ad uccidervi." si passò una mano fra i verdi capelli, ma Fred fu molto veloce.
"Impedimenta!" Il ragazzo venne scaraventato nel camino in fondo alla stanza.
"Imperius." Fred gli lanciò la maledizione e, anche se oppose molta resistenza, alla fine riuscì a farlo addormentare.
George liberò Cameron dall'incantesimo che lo teneva prigioniero e Fred corse da Bonnie, fece esplodere la bolla (che scoppiò con un gran clop) e la prese in braccio. La ragazza lo abbracciò forte, fra i fremiti che la scuotevano, e scoppiò in piccoli singhiozzi. "Ehi, va tutto bene, è tutto a posto. Piccola sono qui, ora torniamo a casa." Fred le sussurrò tutto ciò all'orecchio con molta dolcezza e le accarezzò delicatamente i capelli. Mentre la teneva stretta a sé, si accorse che dal fianco sinistro Bonnie perdeva sangue. Si voltò verso il fratello, che stava aiutando Cameron a sorreggere Layla. "Dobbiamo andarcene alla.." A Fred morirono le parole in bocca. Sotto gli occhi terrorizzati di George, Fred cadde a terra, facendo rotolare Bonnie su un fianco per non caderle addosso.
"Non avresti dovuto." Una voce che i ragazzi conoscevano più che bene esplose nella stanza. Bellatrix era in piedi, vicino al ragazzo che aveva appena colpito Fred.
Come si è ripreso dalla maledizione? E Bellatrix come ha fatto ad entrare qui con la magia che proteggeva il castello? Fred si fece tutte queste domande mentre la Mangiamorte affondava la mano nei verdi capelli dello sconosciuto; Cameron cercò di attaccarla ma lei era già svanita in una nube nera, e del ragazzo misterioso nessuna traccia. Fred sbattè gli occhi più volte, Bonnie tremava ancora. La prese di nuovo in braccio, lanciò un'occhiata a George e si Smaterializzò, riapparendo ad Hogsmeade. Qualche istante dopo vicino a lui apparvero Cameron, Layla in uno stato d'incoscienza e George. Quest'ultimo prese la bacchetta ed evocò il suo Patronus, che scintillando nell'oscurità della sera e nell'aria calda di aprile, corse via, verso la scuola.

Iniziarono la slaita verso il castello. I minuti sembravano non passare più, quando finalmente videro delle luci. La professoressa McGranitt e la professoressa Sprite stavano correndo verso di loro, con le bacchette accese. "Oh santo cielo!" esclamò la prima di loro. La seconda si avvicinò a Fred, con aria preoccupata. "Cos'è successo?"
Il ragazzo scosse la testa nervosamente. "Non lo sappiamo." La McGranitt fece apparire due barelle, dove vennero posate Layla e Bonnie; le fece levitare e ricominciarono a camminare. Fred lanciava occhiate nervose a George, chiedendosi cosa sarebbe loro accaduto, mentre la luna aveva preso il posto del sole e illuminava la terra, gli alberi e il lago con la sua luce pallida e candida. Quando arrivarono al portone d'ingresso, Cameron si fermò.
"Professoresse, io mi congedo. Sono sicuro che vi prenderete cura delle ragazze e farete tutto ciò che è in vostro possesso per guarirle. Detesto non potere restare, ma il mio tempo è scaduto. Domattina, appena mi sarà possibile, verrò in infermeria. Fred, George, vi ringrazio per esser venuti a soccorrerci; se non foste arrivati uno di noi sarebbe sicuramente morto. Ci avete salvato la vita, ho un debito con voi. Buona notte a tutti quanti." Senza aggiungere altro, se ne andò con passi veloci; la McGranitt lo guardò con apprensione. I gemelli si guardarono, interrogativi.
Perché Cameron si è allontanato così di corsa? Quale motivo l'ha spinto ad allontanarsi da noi, e da Layla sopratutto?

La storia di un Weasley e di una MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora