Beautiful Day

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It's a beautiful day
Sky falls, you feel like
It's a beautiful day
Don't let it get away


Aprii piano la porta di camera e guardando verso il letto un sorriso enorme riempì il mio volto: Tony e Nathan dormivano esattamente nella stessa posizione con la stessa espressione imbronciata e ad osservarli attentamente si notava anche che respiravano simultaneamente. La mano sinistra di entrambi sbucava fuori dal cuscino e non potei evitare di soffermare lo sguardo su quella di Tony dove la fede scintillava riflettendo i raggi del sole pomeridiano che filtrava dalle tende della camera. Era passata una settimana dal giorno del matrimonio, eravamo tornati da quella breve fuga alle Bahamas e tutto sembrava come sempre, tranne che per quel piccolo cerchietto sulla sua mano.E sulla mia, conclusi il mio pensiero osservandola.

La stanchezza di quella settimana così intensa emotivamente e non solo si faceva sentire, avrei voluto anche io sdraiarmi sul letto e dormire un po', ma l'idea di svegliargli mi fermò, quindi mi accoccolai sul divano con l'intenzione di leggere un po'. Avevamo ancora qualche giorno di ferie prima di tornare a lavoro e mai come in quel momento ne fui sollevata.
I giorni alle Bahamas erano stati perfetti, nonostante il risveglio di quella mattina con le notizie da Israele e Washington: lo avremmo affrontato poi, quando saremmo tornati a casa, quando ne avremmo avuto voglia.
Con Tony ci eravamo accordati di non parlarne, di lasciare tutto fuori, di non farci condizionare e di vivere quei giorni solo per noi.
E lo abbiamo fatto. Correre fino al mare buttarci tra le onde e baciarci fino a quando la pelle non era totalmente raggrinzita e allora ci siamo stesi sulla sabbia ed abbiamo ricominciato lì. Passeggiare sul bagnasciuga al tramonto e rimanendo abbracciati guardare il sole tuffarsi nel mare, cenare a lume di candela passando tutto il tempo a guardarci tenendoci per mano senza dire nulla, mangiando come se fosse un brutto contrattempo che interrompeva i nostri sguardi. Fare colazione insieme a letto imboccandoci a vicenda giocando con il cibo stuzzicandoci. Giocare con la schiuma nell'idromassaggio, sulla veranda, soffocando i gemiti quando il gioco diventava più intimo per non farci sentire dai vicini. Ridere, parlare, ballare, stare in silenzio. Amarci. In tutti i modi, senza pensare che non era il momento adatto, senza la paura di essere interrotti, senza preoccuparci di non fare troppo rumore. Sentirsi veramente come due ragazzi in luna di miele, per pochi giorni senza preoccupazioni, ma tornare genitori tutte le volte che prendevamo il telefono per chiamare Nathan, che non sembrava nemmeno troppo preoccupato dalla nostra assenza, ma sempre felice di sentirci e di raccontarci tutte le belle cose che faceva con Gibbs. Non ci aveva mai chiesto, in nessuna telefonata, quando saremmo tornati e Tony sorridendo diceva che se lo avesse saputo avremmo potuto fermarci anche qualche giorno in più. La verità, però, era che quando stavamo tornando a casa, dall'aeroporto, non vedevamo l'ora di vederlo, perchè ci era mancato tantissimo ad entrambi, anche se non ce lo eravamo mai detto.
Incontrammo Gibbs per pochi minuti appena rientrati a casa. Nel salutarlo incrociammo i nostri sguardi. "Ne parliamo poi" mi disse, ma non lo avevamo ancora fatto. Non c'era fretta, avrei voluto sapere qualcosa in più, ma non era più di vitale importanza sapere quello che era accaduto e perchè. Avevo altre priorità adesso, lo avevo capito dopo tanto tempo.

Un contatto morbido e caldo sulla mia guancia mi fece aprire gli occhi, avevo ancora il libro che avevo preso per leggere aperto sul mio petto, alla stessa pagina. Mi stropicciai gli occhi e guardai la finestra, era buio.
- Ho dormito così tanto? - Chiesi a Tony che si era accovacciato vicino al divano e continuava a darmi fugaci baci sul viso.
- Sì dormigliona. È ora di cena e con l'ometto di là pensavamo di andare a mangiare fuori, che ne dici?
- Ci facciamo portare qualcosa a casa? - La voce impastata dal sonno faceva capire il perchè di quella mi a richiesta.
- Se lo preferisci, va bene. - Sorrise.
- Sì, non ho proprio voglia di prepararmi ed uscire, preferisco passare il tempo con te - gli dissi tirandomi su e portando entrambe le mani dietro la sua testa, avvicinando a me per baciarlo come si deve. - Ordini tu? - Gli chiesi staccandomi malvolentieri dalle sue labbra - Io vado da Nathan.
Mi fece un cenno di assenso e andai a giocare con Nathan a costruire improbabili torri con le costruzioni, deluso per la mancata uscita serale, con la promessa che avremmo recuperato il giorno dopo.

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