Not Today

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... There she goes in front of me
Take my life and set me free again
We'll make a memory out of it
Holy road is at my back
Don't look on, take me back again
We'll make a memory out of it ...

- Ziva!
Abby mi aveva chiamato poco prima per raggiungerla in laboratorio. Erano passate poco più di 24 ore da quando le avevo dato il campione da esaminare.
- Allora novità?
- Sì, cioè no.
- Abby! Sì o no? - Le chiesi indispettita dal suo prendere tempo quando io volevo arrivare subito al sodo. Era la cosa che più mi infastidiva del suo carattere ed io ero particolarmente suscettibile in quei giorno. Lei sbuffò notando la mia particolare poca propensione alle chiacchiere
- Sì ho finito i test. Li ho fatti due volte, per sicurezza, cercando fino alle parentele di terzo livello. No perchè non c'è niente. Nulla. Zero. Nessuno presente negli archivi di nessuna agenzia, esercito o altri corpi militari può essere ricondotto al tuo campione, fino a parenti di terzo grado.
Sbattei una mano sul tavolo per la frustrazione. Abby mi abbracciò comprensiva e ricambiai il gesto. Un po' di calore umano faceva era quello di cui avevo bisogno. Non avevo niente e la mia unica idea era stata un buco nell'acqua.

Risalii al mio piano e nel corridoio sentii le ruote della carrozzina di Dani seguirmi.
- Sei ancora qui?
- Il caso di Rivkin è molto importante per l'agenzia. - ci fermammo a parlare lì.
- Non siete nemmeno sicuri che sia qui, non ricordo poi che per prassi il vice direttore seguisse certi casi.
- Sono cambiate alcune cose, Ziva.
- Evidentemente. - feci per andarmene ma lui mi richiamò - Dobbiamo parlare.
- Non credo Dani.
- Sì Ziva, è importante.
Lo conoscevo troppo bene. Non avrebbe desistito. Gli feci cenno di seguirmi, c'era una stanza vuota ed andammo lì. Presi una sedia e mi misi davanti a lui.
- Allora? - gli chiesi impaziente - Di cosa dovevi parlarmi?
- Torna in Israele.
- Ti ho già dato la mia risposta.
- Veramente no, Ziva. Con Tony catturato non sappiamo da chi e per cosa, anche tu sei un bersaglio. Anche Nathan lo è. Vuoi questo per lui? Vuoi che sia un bersaglio già alla sua età?
- No. Ma non voglio nemmeno obbligarlo ad un infanzia di continui spostamenti in nome della sicurezza. So cosa significa. Non voglio questo per il futuro di mio figlio.
- Vuoi un futuro per tuo figlio, Ziva?
- Dani come ti permetti?
- Di dirti la verità? Di farti guardare in faccia la realtà delle cose? Non sei solo tu, non più. Devi fare la scelta migliore Ziva.
- E sarebbe tornare in Israele secondo te? È lasciare qui mio marito rapito chissà da chi o perché?
- Ci stanno lavorando. E lui cosa pensi ti direbbe? Di mettere al sicuro come prima cosa Nathan e te. E vostra figlia. O no?
- Che ne sai tu di cosa mi direbbe Tony? Sicuramente non di tornare in Israele.
- Oh sì se è la cosa che ti farebbe essere al sicuro.
- Tu non conosci Tony.
- Ma sono un padre. E so cosa farei per volere mia figlia al sicuro, anche portarla nel posto che odio di più, se fossi certo che lì sarebbe ben protetta.

Nathan dopo i dinosauri aveva una nuova passione da qualche giorno: i supereroi.
- Proteggono i buoni - diceva lui - come te e papà
Ogni volta che lo diceva era una fitta al cuore. Nathan ormai non chiedeva quasi più di Tony, nè quando sarebbe tornato nè perchè non era lì. Eravamo tornati ad un anno prima, come se suo padre fosse stato solo una parentesi in quei mesi. Ero io che gli parlavo di lui, dicendogli che lo avevo sentito e che lo salutava ma stava facendo una missione super segreta, come i supereroi
Bussarono alla porta e quando andai ad aprire rimasi stupita dell'uomo che trovai davanti
- Cosa ci fai tu qui?
- Vorrei parlarti, Ziva, posso?
Raphael Rivkin era davanti a me e chiedeva di entrare a casa mia. Acconsentii, portai Nathan in camera sua a giocare e lo feci accomodare.
- Cosa vuoi Raphael?
- Parlarti, te l'ho detto. Da soli.
- Dimmi, allora. Ti ascolto.
Raphael si alzò cominciando a camminare nervosamente davanti ai divani.
- Io non credo che dietro al rapimento di Tony ci sia Gabriel. - lo disse guardandomi negli occhi con preoccupazione e pura - Lui non lo avrebbe mai rapito, non per farsi consegnare i carichi sequestrati, non per fare affari con quella gente. Se lui avesse Tony fra le mani lo avrebbe ucciso, subito e ti avrebbe mandato il cadavere di tuo marito con i suoi saluti. Lo sai anche tu Ziva.
Il mio silenzio gli fece capire che ero d'accordo con lui. Quella storia non aveva senso, da nessun punto di vista.
- Ziva, c'è qualcun altro o qualcos'altro dietro tutto questo. Non so cosa, ma non è il modo di agire di Gabriel, io lo conosco.
- Perché dovrei fidarmi di te, Raphael?
- Perché quello che fanno i nostri fratelli non può essere una nostra colpa e tu lo dovresti sapere bene. Io voglio solo che tutto questo finisca. Michael è morto. Gabriel è destinato a fare la stessa fine e spero solo che venga fermato prima di fare altre vittime inutili. Lui è ossessionato da te e DiNozzo, da quando Michael è morto. Sai quanto amasse nostro fratello.
- Lo so. E tu sai quanto ancora mi dispiace per quello che è successo con Michael, non doveva finire così.
- Lo so. Ma quando Gabriel ha saputo di te e l'agente DiNozzo... - era imbarazzato a parlarmi e lo ero anche io.
- Non può essere questa una colpa. - provai a giustificarmi
- Non lo è. Non sono qui per farti sentire in colpa. Voglio solo dirti di stare attenta. C'è qualcuno o qualcosa che sta manovrando tutto. Non so perchè.
- Il Mossad?
- Non lo so. Ma non siamo noi a gestire questa storia.
- Degas mi ha detto che dovrei andare in Israele, sarei più al sicuro lì e sarebbe più facile prendere tuo fratello se provasse ad avvicinarmi.
- È vero. È giusto.
- Quindi anche tu pensi che dovrei farlo.
- Non te lo posso dire io. Tu sei capace di decidere da sola cosa è meglio per te e per i tuoi figli. - usava le stesse parole di Degas.
- Ti ha mandato Dani? Sii sincero Raphael. - gli chiesi infine
- No. Non sa che sono qui e non sapevo nemmeno che te lo avesse chiesto. Lui non sembra fidarsi molto di me.
- Dovrei farlo io?
- Lo spero Ziva. - la sua voce era amareggiata ed il suo sguardo sincero.
- Raphael, grazie.
- Di cosa?
- Di avermi detto quello che pensi. Dei tuoi dubbi. Sono gli stessi miei e non so più di chi devo fidarmi.
- Fidati di te stessa, Ziva. - fece una pausa - e del tuo capo.
- Di Glover?
- No, di Gibbs. Lui ti vuole bene, si vede da come parla di te. Ora devo andare. Ti prego non dire a nessuno che sono venuto da te.

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