Don't speak

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... Don't speak
I know just what you're saying
So please stop explaining
Don't tell me 'cause it hurts
Don't speak
I know what you're thinking
I don't need your reasons
Don't tell me 'cause it hurts ...


Il tempo passa, ti serve solo tempo. Ce la farai.
Me lo ripetevo mentalmente continuamente, come un mantra. Da quando ero scappata via da quella strada e Tony mi sembrava di aver smesso di respirare.
Avrei voluto correre via, ma le mie gambe erano talmente pesanti che non ce la facevo. Mi sembrava di sostenere un macigno ed era il peso della mia vita pietrificata.
Fermai un taxi e andai a casa. Mandai un messaggio a Tony di prendere Nathan e tenerlo con se quella sera, si sarebbe inventato lui qualche scusa, tanto a mentire era bravo. Avevo bisogno di stare sola. Spensi il telefono e mi misi a letto, chiusi gli occhi, pensavo che avrei pianto ed invece nemmeno una lacrima scese dai miei occhi, non riuscivo nemmeno a sentire dolore, non sentivo niente.
Dormii a lungo. Un sonno scuro, senza sogni, senza incubi. Un sonno non di quelli che rilassano o curano, un sonno vuoto, di quelli che servono solo ad annullarsi. Quando mi svegliai fuori era già notte. Aprii le finestre per far entrare l'aria già più fresca delle notti di fine estate. Passai davanti la camera di Nathan e mi sentii in colpa per aver allontanato anche lui per pensare solo a me stessa, ma che versione di madre potevo dargli adesso? Prima quando stavo male lui era troppo piccolo per accorgersene se piangevo cullandolo mentre lo faceva anche lui.
La mattina dopo riaccesi il cellulare per avvisare Gibbs che non sarei andata a lavoro. Aspettai l'ora di pranzo e poi andai a prendere Nathan all'asilo.
Passai molto tempo a rispondere alle sue domande sul perchè ieri era stato con il padre altrove e non a casa e perchè io non ero con loro. Le mie scuse sembrarono convincerlo. Trascorremmo il pomeriggio al parco a giocare, godendoci il clima di quelle giornate ancora gradevoli. Avevo chiamato Gael che ci raggiunse lì, così mentre Nathan si scatenava sui gonfiabili avevamo qualche momento per parlare.

- Cosa è successo questa volta Cherie?
- Ho visto Tony baciarsi con un'altra, mentre eravamo insieme al ristorante. - Gli dissi molto calma, fin troppo forse. Gael rimase un attimo interdetto, più dalla mia reazione che dalle parole.
- Per quanto tuo marito possa essere fuori di testa dubito che sia così folle da fare una cosa del genere sapendo che ci sei anche tu. Non fosse altro che per spirito di sopravvivenza, Ziva.
- Gael, non sei spiritoso.
- Non volevo esserlo, era una constatazione. Lui cosa ti ha detto?
- Che è stata lei a baciarlo mentre ero in bagno, ma non è tutto...
- No?
- No. Si erano già visti. All'addio al celibato di Tim. Solo che lui era talmente ubriaco che non si ricorda che cosa ci ha fatto.
- Te lo ha detto lui?
- Sì. Mi ha detto che gli hanno raccontato che non può aver fatto nulla perchè era troppo ubriaco per fare qualsiasi cosa.
- Perchè non gli credi?
- Non cambierà mai. Sarà sempre il solito Tony che fa il cascamorto con la prima donna che gli si struscia addosso. Poco tempo separati ed è successo di nuovo. Cosa devo pensare, che ogni volta che potremmo litigare lui uscirà, si ubriacherà ed andrà con la prima ragazza disponibile?
- Beh, magari se ogni volta che discutete tu non lo sbatti fuori casa, è più facile che non succeda.
- È colpa mia Gael?
- No, ma non è "la prima volta che litigate", è qualcosa di più. E tu, come sempre, non dai tempo di spiegare, trai le tue conclusioni e emetti una sentenza. Come quando gli hai telefonato e ti ha risposto quella. Tu hai dato per scontato che la sua vita fosse un'altra e hai agito. Ora stai facendo la stessa cosa. Perchè sei insicura, ecco perchè.

Rimasi in silenzio. Gael faceva la sua paternale ed io la dovevo accettare. Lo avevo chiamato io, forse mi aspettavo quelle parole, forse avevo bisogno di qualcuno che me le dicesse. Però facevano male.

- Io mi fidavo di Tony, credevo veramente che lui non mi avrebbe mai tradita.
- E probabilmente non l'ha fatto, Ziva. Però ti fa più comodo crederlo, così ti dai un pretesto per allontanarlo di nuovo. Come fai sempre. Non sei sicura di Tony o di te stessa?
- Non girare le cose Gael.
- Non lo sto facendo, ma il tuo atteggiamento mi fa arrabbiare. Avete un figlio, un altro in arrivo, avete tutto per essere felici e te ne privi per le tue paranoie.
- È femmina, sai? Lo avevamo appena saputo.
- Sei contenta?
- Sì, per me sarebbe stato indifferente, Tony e Nathan, invece volevano una bambina.
- Glielo hai già detto a Nathan?
- Ancora no... Non so se lo ha fatto Tony, ieri è stato con lui, volevo stare sola.
- Non va bene questo Ziva, non puoi allontanare anche lui.
- Lo so. - Mi alzai ed andai da lui che voleva uscire e doveva rimettersi le scarpe. Lo presi in braccio portandolo con me sulla panchina. Gael ci guardava e non diceva nulla, mentre Nathan come sempre più spesso faceva, passava le manine sulla mia pancia.
- A chi va un gelato? - Chiese Gael alzandosi ed ovviamente mio figlio non si tirò indietro, così il mio amico si allontanò per andarli a prendere al chiosco lasciandoci un po' da soli.

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