I still haven't found what I'm looking for

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... I have run
I have crawled
I have scaled these city walls
These city walls
Only to be with you
But I still haven't found what I'm looking for ...

Quella sera nemmeno Nathan riuscì a sciogliere la mia preoccupazione per le sorti di suo padre. Pensai tutta la notte a cosa avrei dovuto fare, l'unica cosa certa era che mi sarei dovuta muovere da sola. Non avevo trovato in Gibbs l'appoggio sperato e Vance le era sembrato addirittura ostile. Odiava quel senso di immobilismo che avevano tutti. Era Tony quello che era sparito, era uno di loro.
Il mattino seguente appena arrivata all'NCIS andai subito da Gibbs a chiedere novità. Lui non c'era.
- Ziva, lo sai, non ti posso dire niente su questa indagine - Disse McGee sconsolato
- Tim non te lo chiedo come agente, te lo chiedo come moglie. Cosa sta succedendo a Tony?
- Agente David... - vi voltai verso la voce che mi chiamava - ... Mi dispiace per quanto accaduto all'Agente DiNozzo. Siamo stati colti di sorpresa.
J.D. Cooleman era davanti a me. Era un ragazzino, forse sembrava anche più giovane della sua età se non avesse avuto quella barba che gli segnava il profilo del volto, estremamente curata, come i capelli neri ordinatamente pettinati lasciando solo qualche ciocca distrattamente sulla fronte. I suoi occhi scuri mi guardavano come se volesse scavarmi in profondità ed esaminare i miei pensieri. Forse era la stessa sensazione che stavo dando io a lui, perché era esattamente quello che facevo.
- Del suo dispiacere, Agente, non so cosa farmene adesso.
- Lo capisco. Ma sono comunque dispiaciuto.
Si andò a sere alla mia scrivania, posando diligentemente le sue cose sul tavolo, riponendo con cura lo zaino a terra. Era meticoloso.
Uscii da lì per andare nella mia stanza, sentii qualcuno che mi seguiva, mi girai ed era Tim.
- Che vuoi McGee? - Chiesi seccata
- Ziva... Tony non era convinto di andare con il Nuovo Pivello, come lo aveva chiamato lui.
- Mi sarei sorpresa del contrario, Tony non è stupido.
- Lo so. Non so cosa è successo, veramente. Abbiamo avuto i rapporti di Glover e Cooleman, ma non c'è nulla di incongruente e di particolare in quello che hanno detto. I ragazzi di New York li stanno cercando, hanno trovato un'auto abbandonata dove probabilmente è stato tenuto fino a quando non hanno cambiato mezzo.
- Come fanno a sapere che era lì?
- Ziva...
- Parla Tim!
- Hanno trovato delle tracce di sangue e corrispondeva a quello di Tony, ma era in quantità esigue, una ferita superficiale, probabilmente.
Glover stava avvicinandosi a noi e Tim se ne stava per andare.
- Tim, mi serve un favore.
- Dimmi, se posso.
- Puoi andare a prendere Nathan e tenerlo con te fino a quando non torno?
- Che vuoi fare Ziva?
- Quello che qui non sta facendo nessuno. Trovare Tony.
- Stai a attenta per te e per...
- Sarah, sì, starò attenta. Grazie Tim.

Tornai nel mio ufficio. Glover faceva finta di niente, come se non fosse accaduto nulla, come se la cosa non mi riguardasse. Andai davanti alla sua scrivania in cerca di risposte.
- Cosa è successo ieri Glover?
- Ho informato chi di dovere e scritto il mio rapporto, ma non è un'azione che ti vede coinvolta Ziva, mi dispiace, non sono tenuto ad informarti.

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La stanza era buia o forse era solo la benda troppo scura davanti agli occhi che mi faceva immaginare che fosse così. Avevo un gran male alla tempia. L'ultima cosa che ricordavo eravamo io e Cooleman al porto, la conversazione con Glover che mi diceva di stare attento perchè c'erano dei movimenti sospetti e ci avrebbe raggiunto. Poi il nulla, fino a quando non mi sono risvegliato qui. Avevo le braccia legate dietro la schiena ed ero adagiato su qualcosa di relativamente morbido. Un letto, probabilmente o qualcosa di simile. Provai a muovermi, molleggiandomi un po' per saggiarne la consistenza e sì, pareva proprio un letto o qualcosa di simile. Le gambe erano libere, cercai di mettermi almeno seduto, ma la testa mi girava e non riuscii a fare nulla. Cercavo di studiare i rumori che sentivo, ma non c'era nulla, solo un ronzio continuo, come una ventola o un sistema di aria condizionata.
Sentii lo stridolio di una serratura aprirsi e passi pesanti venirmi incontro.
- Si rilassi, Agente Di Nozzo. Se farà quello che diciamo noi, nessuno si farà male. - La voce dell'uomo sembrava ovattata ma il tono era calmo, con un forte accento straniero, forse era uno dei turchi, ma non ne ero sicuro. - Adesso le toglierò la benda e le libererò le mani. Non provi a reagire in alcun modo, altrimenti non uscirà vivo da qui, mi sono spiegato?
- Va bene.
Mi slegò i polsi e sentii un gran formicolio alle mani. Sfilò la benda e vidi davanti a me un uomo interamente vestito di nero senza alcun segno distintivo, passamontagna che lasciava solo una fessura per occhi e naso. Indossava anche dei guanti, anche questi neri.
- Non è nostra intenzione farle del male, Agente. Appena avremo ottenuto quello che vogliamo, sarà liberato.
- Altrimenti?
- Altrimenti rimarrà qui fino a quando non lo otterremo.
Mi lasciò un vassoio dove c'erano due sandwich e una confezione di acqua nel tetrapack. Mi guardai finalmente intorno. C'era una luce fredda che illuminava debolmente l'ambiente. Io ero seduto su un materasso poggiato su una base rialzata in cemento. Non c'erano finestre, muri, pavimento e soffitto era tutto grigio cementato. Da un lato c'era una sorta di lavandino in acciaio con una fessura dalla quale presumevo sarebbe uscita dell'acqua premendo il pulsante nel muro e vicino wc sempre in acciaio che sembrava essere parte integrante del muro. Sembrava la prigione di qualche bunker, sicuramente non una cosa organizzata da un giorno all'altro. Per quel che ne sapevo potevo essere da qualsiasi parte del paese o del mondo. Non sapevo se era giorno o notte, quanto tempo era passato. Ma soprattutto non avevo idea nè cosa volessero, nè da chi in cambio della mia libertà

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