Capitolo 1- Marvìa

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Dedico il capitolo a SlyCooper17, senza il quale "Le Cronache di Phoel" non sarebbero quello che sono.

  Al centro dell'Entroterra, oltre le pallide nebbie mattutine, oltre il dolce sentiero collinare e gli arazzi dorati che ondeggiano alla frizzante brezza proveniente da Sud, si stagliano le miracolose mura di Marvìa: alte come montagne elfiche, antiche quanto le foreste fatate, forgiate nel fuoco al pari delle fortezze naniche e più mozzafiato delle città sospese degli stregoni... o almeno era con queste esatte parole che Vazir il Poeta le aveva descritte nella sua raccolta.

Se invece fosse spettato a Godwyn il compito di descrivere il lavoro del grande scrittore, avrebbe di sicuro scelto l'aggettivo "visionario"... purtroppo non nel senso di lungimirante, piuttosto in quello di delirante; perché le mura di Marvìa erano un'accozzaglia instabile di mattoni neri e di miracoloso c'era solo il fatto che fossero ancora in piedi.

Quando Maestro Igor gli aveva proposto di affiancarlo durante il viaggio verso la Capitale di Phoel per trovare un nuovo Incantatore per la Gilda, l'apprendista era quasi schizzato via dalla propria pelle per l'emozione. Aveva passato intere notti insonni a leggere e rileggere tutti i documenti che citavano Marvìa anche solo di sfuggita, memorizzando ben più di quanto richiedesse il suo apprendistato, sognando con ansia l'istante in cui ne avrebbe varcato la soglia.

Eppure, ora che l'attimo tanto atteso era finalmente arrivato e Godwyn si trovava a pochi passi dalla soglia della città, alla delusione si sostituì il timore. Non solo le mura non erano la meraviglia architettonica che si era sempre immaginato, ma sembravano addirittura pronte per una guerra imminente: fortificazioni di legno scomposte si appoggiavano loro contro come arbusti strozzati dalla siccità; i cannoni sulla cima, con la luce dell'alba a illuminarli, parevano sbavare sangue.

Godwyn rallentò l'andatura del suo Cornadoro, stringendo le briglie mentre gli occhi verdi passavano sugli appuntiti elmi d'acciaio delle sentinelle, ritti e affilati quanto lance alla vigilia della battaglia.

Maestro Igor, che se anche fosse stato turbato da una simile dimostrazione arrogante di forza non lo dava a vedere, gli passò a fianco e consegnò alle guardie addette al portone d'ingresso l'autorizzazione per visitare Marvìa, quasi fosse stato un comune turista. La più giovane tra loro, con un sorriso gioviale e luminoso, si avvicinò a Godwyn e accarezzò il muso affusolato del suo destriero. L'apprendista di solito era geloso del suo Cornadoro, ed era Zoraf stesso a disprezzare le attenzioni degli sconosciuti, tuttavia il suo torso snello e muscoloso da cervide vibrò dalla gioia.

L'animale alzò una delle sinuose zampe feline e strinse con delicatezza una gamba dell'uomo, lasciando che questi gli pettinasse la criniera dorata e gli carezzasse le lunghe corna ramificate.

«Le mura sono spaventose, non è vero?» gli chiese la guardia, mentre Zoraf gli faceva le fusa, portando a sua volta lo sguardo sui bastioni e le feritoie che incombevano su di loro.

Godwyn annuì appena, ritraendosi, sella permettendo; osservandole dal basso, le mura nere assomigliavano a un ozioso omuncolo di pietra sdraiato su un lato, pronto a schiacciarlo da un momento all'altro.

«Non lasciarti ingannare dall'aspetto, servono a proteggere la brava gente di Marvìa.» Gli scoccò un occhiolino e indicò il mantello verde del ragazzino con un cenno del capo; su di esso la Fenice, stemma della Gilda omonima, avvolgeva con le ali una prole invisibile. «Proprio come fate tu e il tuo Maestro.»

Lo incitò con la mano a seguirlo, sbirciando da dietro lo spallaccio acuminato dell'armatura per assicurarsi che avesse abbastanza fegato da avvicinarsi ai bastioni da solo. Aiutò l'altra guardia ad aprire i due massicci battenti di ferro rivelando una strada spoglia e fetida, in cui spiccavano solo le stalle e alcuni negozi che vendevano rifornimenti.

Le Cronache di Phoel - Il Risveglio della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora