Capitolo 12- Ipotesi amare

253 12 40
                                    

La mattina dopo, Godwyn e gli altri apprendisti furono trascinati giù dai letti da Maestro Igor qualche minuto prima dell'alba, quando il cielo stesso non era ancora sveglio e la Foresta d'Alabastro ronfava cullata dai placidi soffi del Nord. L'intero gruppo si radunò quindi nella stanza principale della baita ma, mentre i pulcini di Fenice si rannicchiavano attorno al camino acceso, sbadigliando profusamente, il Maestro camminava nervosamente per la stanza ripassando la lista delle provviste che avevano portato con sé.

«Sicuro di aver preso tutto?» chiese a Fraxinus, per la terza volta in poco più di qualche minuto. Marciando senza meta, rischiò che la spada assicurata al suo fianco si incastrasse tra le gambe del tavolo su cui avevano mangiato in quel paio di giorni, trascinandoselo dietro; se ne accorse all'ultimo momento e, aggrappando l'elsa di Giglio Bianco, la inclinò verso il retro delle sue gambe con nonchalance, evitando l'incidente.

Godwyn diede le spalle al camino per osservare meglio il Custode; era un apprendista da quasi sei anni, ovvero metà della sua vita, eppure in tutto quel tempo passato fianco a fianco con i Maestri, e Maestro Igor in particolare, non aveva mai visto nessuno dei suoi insegnanti tanto agitato. Comprendeva che nella loro situazione fosse più che naturale provare ansia o timore, se non per se stessi almeno per i propri allievi, ma non riusciva proprio ad accostare l'imperscrutabile guerriero dall'aria severa e seriosa con quell'uomo dall'espressione contrita.

«Per quanto ne sappiamo, c'è un intero esercito di Chimere in giro per i boschi e non ci sarà possibile tornare tanto presto. Dobbiamo assicurarci di non lasciare nulla indietro» insistette, fermandosi a sospirare quando si accorse che Fraxinus era sul punto di addormentarsi e non lo stava affatto ascoltando.

«Cosa?» gli domandò lui, stropicciandosi gli occhi.

Godwyn seguì lo sguardo di Maestro Igor e si soffermò sul volto stanco ed emaciato dello stregone, con un paio di borse biancastre al di sotto degli occhi bordeaux che risaltavano nella pelle abbronzata. Tra il combattimento con la Chimera, le guarigioni, le bende incantate di Billy, Arthur e Godwyn e il baule animato attivo da due giorni il giovane Uruls sospettò che Fraxinus fosse allo stremo delle sue forze; e a giudicare dal cipiglio preoccupato di Maestro Igor, lui aveva ipotizzato lo stesso.

«La lista» gli ricordò Igor, sventolando il pezzetto di pergamena. «Abbiamo preso tutto?»

Fraxinus, seduto sulla poltroncina rossa accanto al camino, titubò per un attimo prima di annuire con poca convinzione. Alle sue spalle il baule con le gambe piegava le articolazioni al rallentatore, quasi totalmente privo dell'allegria che gli era stata infusa.

Fraxinus, che si alzò dalla sua seduta coprendogli la visuale sul baule, si diresse verso la porta. «Vado a controllare il perimetro, tu fa' in modo che siano tutti pronti a partire a bre-» Si interruppe di colpo, aggrappandosi al pomello.

Igor e Kalika, che gli stava lanciando occhiatine inquiete dal momento in cui l'avevano visto quella mattina, gli si avvicinarono in fretta, pronti a sorreggerlo in caso di un mancamento, ma l'Uruls drizzò la schiena e scoccò loro un sorriso stanco come per rassicurarli.

«Forse dovrei controllarlo io il perimetro e tu radunare i ragazzi...» propose Igor, già conscio della risposta dell'amico.

«Sto bene, sul serio» affermò, uscendo.

«E poi dice che sono io a non accettare mai l'aiuto degli altri» borbottò sottovoce, incrociando le braccia.

Lo fissò avanzare con lentezza nel manto di neve, che si era posato durante il giorno, in cui affondava fino ai polpacci; Kalika sembrò intenzionata a seguirlo fuori, ma si fermò alla fine degli scalini di legno del patio limitandosi a tenerlo d'occhio.

Le Cronache di Phoel - Il Risveglio della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora