Capitolo 4-... e di Castel Neve

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  Era ormai trascorso ben più di qualche minuto da quando Maestro Igor e Fraxinus si erano lanciati all'inseguimento di Kalika, lasciando Godwyn da solo in casa. Imbarazzato e a disagio, aveva preso a girovagare per il salottino e, spinto dalla curiosità, che qualcuno avrebbe avuto l'ardire di chiamare invadenza, si era messo a ficcare il naso tra le cianfrusaglie dello stregone.

Molta della robaccia che ricopriva qualsiasi superficie orizzontale era inutile, oltre che un insulto al buon gusto. Tra questa spiccavano alcune statuine di eroi e vasi riconducibili alle leggende, il cui scopo era forse abbellire l'ambiente... e ciò sarebbe accaduto se non ce ne fossero stati almeno una cinquantina di troppo.

L'apprendista aveva la sensazione che, se avesse azzardato un movimento brusco senza fare caso ai dintorni, sarebbe stato sepolto da una valanga letale di orribili pezzi d'arredamento, la quale era una morte molto poco consona a un Custode, sebbene non fosse tra le più assurde.

La sola area libera sui muri, coperti interamente da quadri di nature morte e panorami dipinti con la mano sinistra da un destrorso cieco, era uno spazietto rettangolare isolato dall'invasione d'arte, dove figurava un ritratto a carboncino di Fraxinus e Kalika ingiallito sui bordi. E se un tale altare ordinato nel reame del caos in cui Godwyn aveva avuto la sfortuna di incappare non era già sufficientemente straordinario di per sé, ci pensava un sorriso smagliante e genuino dell'elfa a renderlo un pezzo da collezione unico al mondo.

Passò oltre e si avvicinò alla libreria sotto la rampa di scale per sbirciare i gusti letterari di Fraxinus e Kalika, e magari giudicarli. L'occhio gli cadde su un tomo in lingua Ishkra dalla copertina martoriata dall'uso e dal tempo. Mentre lo sfogliava distrattamente, affidandosi alle illustrazioni per capire di cosa trattasse, un volto familiare proveniente dal suo libro preferito gli catturò l'attenzione. Alfred Lamalesta, il primo Custode, si ergeva come al solito sulla carcassa della sua preda mostruosa... soltanto che questa volta era in compagnia: alla sua destra c'erano un'elfa dalla chioma infuocata e una fata che cavalcava le acque; alla sua sinistra uno stregone che fluttuava a mezza lega dal suolo e un nano dalla pelle rocciosa.

Non riscontrava tracce della bella e dolce Fiammetta, di cui Alfred era innamorato, né di Zoraf, il suo fedele Scagliapinna che lo scortava per tutto il continente.

«Ehi, giù le mani!» Kalika gli strappò il libro dal grembo, le piume sul suo viso che vibravano indispettite, e lo rimise a posto con cura.

«Sei tornata?» chiese, sorpreso di non aver nemmeno udito la porta aprirsi, stregato com'era da quella versione alternativa della storia che credeva di conoscere a memoria. «Quindi verrai con noi a Castel Neve?»

«E non solo quello» disse Maestro Igor, arruffando i capelli cinerini dell'elfa. «Diventerà un'apprendista della Gilda.»

Godwyn spalancò gli occhi. «State scherzando?»

Kalika li abbassò. «L'ho detto che non ne sarebbe stato felice...»

Lui le si buttò addosso, stritolandola in un abbraccio. «Grazie al Drago!»

«Che diamine ti prende?» L'Ishk arricciò il naso e cominciò a tossire. «Mollami! Puzzi di fogna e di Alasporca in putrefazione.»

Il ragazzino le prese le spalle, guardandola fissa negli occhi. «Promettimi che appena arrivati picchierai Rufus.»

«Chi?»

«Godwyn!» lo riprese Igor, ma fu ignorato.

«È un damerino arrogante che mi rende la vita un inferno.»

«E quindi? Picchialo tu se vuoi che smetta.»

«Sono io a prenderle sempre! E sai cosa dice dopo avermi battuto?»

Le Cronache di Phoel - Il Risveglio della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora