Capitolo 6

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Pv. Mia.

Era passata una settimana e mi stavo riprendendo. I dottori dicevano che stavo guarendo velocemente e questo era molto positivo. Ero tornata a mangiare da me senza essere più alimentata dalle flebo. Ogni volta che mi guardavo le mani, poi distoglievo subito lo sguardo perché mi faceva tornare i ricordi, invece io avevo deciso di dimenticare al più presto. Quel pomeriggio Jek e mamma erano andati a prendermi delle cose in casa, dei vestiti e qualche cibo fatto da loro dato che non mi piaceva molto quello che veniva preparato in ospedale. Facevano di tutto per vedermi sorridere. Ero stanca di stare in quell' ospedale.

Le cose cominciarono ad andare meglio quando Luca si rifece vivo dopo una settimana che era scomparso.
Quella mattina ero intenta a leggere quando sentii bussare alla porta della camera in cui mi trovavo da circa un mese.
<< avanti>> dissi.
Lo vidi entrare con passo incerto. Poi i suoi occhi si posarono nelle mie iridi e in quel momento sentii strani brividi percorrermi le braccia. Non era sulla sedia a rotelle bensì portava delle stampelle.
<< ciao>> disse sorridendo leggermente
<< ciao>> dissi chiudendo il libro e posandolo sul comodino.
<< come ti senti?>>
<< Ora molto meglio e tu? Come va con la gamba?>> domandai
<< quello è nulla in confronto a quello che hai passato tu>> disse abbassando lo sguardo.
<< senti, perché non vieni a sederti? Almeno parliamo da più vicino e tu ti stanchi di meno a stare alzato>>
<< ti ringrazio, sei sempre così dolce>> disse avvicinandosi a me e dandomi la mano per poi presentarsi.
<< io sono Luca, piacere>> ricambiai la mano e notai che la sua era fredda.
<< Mia>> dissi il mio nome sorridendo.
<< è un piacere conoscerti>>
Non risposi alla sua frase. Non so perché, forse per orgoglio o forse perché comunque dopo quello che era successo, non potevo far finta di nulla.
Rimanemmo in silenzio inizialmente e fu lui a rompere quel silenzio così assordante.
<<sono venuto per chiederti di perdonarmi>> mia madre aveva raccontato la causa di quell'incidente maledetto.
<< non devo perdonarti io... E poi non mi pare sia colpa tua, è successo e non potevi fare nulla per evitare tutto questo>> dissi guardandolo nei suoi occhi color caramello.
Cavolo era bellissimo
<< mi sento lo stesso in colpa, oltre a quello che è successo... Non sono venuto neanche a salutarti per 7 giorni e non lo avevo mai fatto. Venivo a trovarti di notte sai? >>
<< perché?>>
<< mi sentivo meno in colpa nel parlarti quando dormivi>>

La tensione si era sciolta e avevamo cominciato a chiacchierare del più e del meno.
Era come se lo conoscessi da sempre. Da quel momento in poi passammo tutti i giorni insieme chiacchierando, leggendo, vedendo la televisione o ascoltando musica. Così fino a quando lui non uscì dall'ospedale e io rimasi sola.
<< tornerò a trovarti tutti i giorni... È una promessa>> disse prima di andarsene e non tornare più.

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