capitolo 6

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Avanzo timorosa lungo il viale , verso casa.
Durante tutto il viaggio mi sono ripetuta che sì, l'avrei raccontato a papà , e che sì, avrei omesso un pò di cose, come il fatto di essere stata mezza nuda di fronte al mio alterego.
Ma avrebbe di sicuro chiesto le circostanze, e a quel punto cosa gli avrei detto? Non sono il tipo di persona che mente facilmente ,sopratutto quando il naso inizia a diventarmi viola dall'agitazione e le dita blu per i sensi di colpa.
Un'altra delle pecche dell'essere me è che ogni mia emozione è caratterizzata da un colore, il che è un pò fastidioso quando vengo interrogata e non ho studiato.
Per esempio quando sto male ho le orecchie arancioni , se mi piace qualcuno ho i palmi azzurri (cosa che è successa solo con Bill della quarta elementare) , nervosa il contorno occhi lilla e così via.
Di fronte alle persone tendo a risucchiare i colori non appena si presentano , ma di fronte alla mia famiglia , ormai abituata , è impossibile mascherare la cosa.
Arrivata di fronte alla porta ho già in testa il piano perfetto, e sicura entro dentro casa.
Saluto ad alta voce in generale , per avvertire della mia presenza, e non appena assodato che i miei sono ancora a lavoro , corro al piano inferiore dove si trova la biblioteca.
Questa è chiamata così da papà , il quale nella sua lunga vita da 'portatore' ha raccolto una quantità immensa di libri , libri che alla fine della sua carica , ossia durante la cerimonia dell'assorbimento , andranno nelle mie mani.
Tra i manuali trovo la raccolta degli annali, in cui sono riportati i lavori di ogni portatore.
Questi sono divisi in due scaffali diversi:
Quelli dei portatori colorati , nel quale si trova mio padre e spero un giorno anche io, e quelli degli oscuri. Fortunatamente per noi, quelli dei colorati sono più numerosi di quelli oscuri , ma non si può mai sapere cosa il futuro ci riserverà.
Con il dito passo sopra ognuno dei manoscritti dei colorati , e mi fermo sopra quello risalente agli anni 40.
Sperando di ricordare la data giusta , apro le pagine su Andrew Philipp , portatore fino all'80.
Tra le righe trovo quello di cui avevo bisogno , così mi carico il coso di 20 mila kg in spalla e salgo in camera mia.
Calcolando che sono ancora le 4 del pomeriggio e che mamma ne avrà per altre 2 ore nell'erboristeria dove lavora e papà 3 per adempiere ai suoi quotidiani compiti sconosciuti persino a me (non ancora portatrice a pieno titolo) , ho un pò di tempo per finire le mie ricerche.
Stamattina dalle mie dita sono schizzati raggi colorati, della stessa consistenza della tempera, cremosi. In una delle poche lezioni in cui ho ascoltato , papà ha parlato di un avvenimento del genere , riportando il nome di Andrew Philipp.
Quando ha iniziato erano gli anni della seconda guerra mondiale , e il mio antenato combatteva contro le schiere nemiche come generale.
Finalmente trovo quello che cercavo:
Durante un attacco in trincea uno dei suoi soldati viene colpito molto gravemente, ed è scritto che durante la morte del suo amico Andrew si sia sentito tanto devastato e in colpa per quanto avvenuto, che una "lama celeste" si gettò dal fucile e colpì colui che aveva sparato poco prima al compagno.
Chiudo il libro impolverato, lo ripongo in biblioteca , dopodiché annoto quanto letto.
La vicenda non era proprio identica alla mia ,non mi è morto un amico caro (per fortuna), e il mio raggio era colorato da più tonalità , ma almeno sono giunta a conoscenza del fatto che forti emozioni riescono a provocare...beh non sono ancora sicura di come chiamarli...
Credo anche che quanto più è intensa l'emozione , quanto più è potente il "getto" ,ma non ho ancora capito di che utilità questa cosa possa essermi.
È già scesa la notte fuori dalla finestra , e io mi devo ancora abituare alle giornate più brevi.
I miei tornano per la cena e io faccio finta di niente , degna di una vera spia.
Finisco di mangiare presto per tornare alle mie ricerche , ovviamente non facendo parola di nulla nè a mamma nè a papà.
Chiudo gli occhi in mezzo a mille fogli sparsi per tutto il letto , inconsapevole che quanto avvenuto oggi sarebbe stato solo l'inizio.
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Al risveglio mi sento come un lombrico schiacciato. La testa mi pulsa e la luce della finestra spalancata mi sta accecando.
Raccolgo in fretta le mie ricerche e mi preparo con la velocità di un bradipo.
Mentre faccio la strada verso la fermata mi ripeto che questa é proprio una giornata no per me , e ciò viene dimostrato dall'autobus che parte pochi minuti prima che io possa girare l'angolo.
Sospiro rumorosamente e controllo l'ora : le 7 e 50.
Grande , non riuscirò mai ad arrivare in tempo per la lezione di arte , l'unica consolazione della giornata.
Inizio ad incamminarmi verso l'istituto ,brontolando tra me ad ogni passo per la frustrazione. Non c'è nessuno intorno a me , apparte una macchina dai finestrini oscurati e tutta nera che si accosta al marciapiede di fronte al mio.
È una Mercedes lucida e costosa , la serietà che emana mi mette i brividi , e già leggo i titoli dei giornali locali "ragazzina scompare rapita mentre va a scuola".
Il finestrino scuro viene abbassato lentamente , e il nero scopre un ragazzo della mia età purtroppo ben troppo familiare.
<<non sei un pò in ritardo Rosellina?>>
Forse era meglio un rapinatore...
Mi rivolgo nuovamente verso la meta , senza dire nulla , e sento le ruote che seguono la mia stessa andatura lenta.
<<oih parlo con te.>> mi ripete quasi stizzito.
Cercando tutto l'auto controllo del mondo gli rispondo <<come scusa ? No perché avevo sentito che dicevi qualcosa ad una certa 'Rosellina' ,ma sai... io mi chiamo Madison quindi...>>
Dopodiché ricomincio a camminare.
Se fino ad un giorno fa esisteva nei meandri della mia mente la minima possibilità che mi spingesse a diventare sua amica ,dopo ciò che ha fatto ieri se lo può proprio scordare che noi due legheremo mai.
<<Ma come? Pensavo che ti piacesse il nome 'rosellina'>>
Se certo.
<< si, come del limone su una ferita>>
Kal si mette a ridere e continua a seguirmi con l'auto :<< Non riuscirai mai a fare in tempo se cammini così lentamente>>
Sospiro un'altra volta <<non mi importa, almeno salto l'ora che ho in comune con te.>>
D'un tratto non mi pare più una così grande sfortuna saltare arte.
<<non dire così , lo so che in fondo ti sto simpatico. Ieri ti ho anche aiutata a lavarti>> e mi guarda in modo malizio. Quelle labbra cosi carnose si increspano in un sorriso beffardo , e mi verrebbe voglia di prenderle a schiaffi .
O di morderle...
No no, prenderle a schiaffi ,si si!
Lo fulmino con gli occhi ,e piano piano mi avvicino parlando con voce bassa:
<<Ah. ..giusto...quando mi hai letteralmente strappato l'asciugamano di mano senza lasciarmi decidere nulla e hai iniziato a ... a fare quello che facevi con il panno e...>> Oddio perché non so più cosa dire ? Perché d'un tratto a ripensare a quel momento mi batte forte il cuore ? Che succede ?
L'ansia viene scacciata via dalle parole di Kal :<<Non mi sembrava di fare un cattivo lavoro Fiorellino. Non pensi anche tu ? >>
Sento il calore salire alle guance e alle orecchie , e giunta a pochi passi dal suo finestrino mi chino per riuscire a guardarlo negli occhi.
<<Ah ah. Sai cosa altro non mi è piaciuto ? La parte in cui tu mi provochi e mi costringi ad usare i miei poteri. Credi che non me ne sia accorta ?>>
Lui allunga il collo e ormai sono pochi i centimetri a dividerci
<< forse. Forse hai ragione , e ti ho provocata apposta. Ma non per questo dobbiamo dire addio alla nostra amicizia. >>
<<tesoro , io non le dico addio. Io non l'ho nemmeno mai salutata.>>
<<Beh , se la pensi cosi...>> e di scatto si scosta e mette in moto la macchina , che corre veloce verso scuola.
No va be ma questa è guerra allora.

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