Steve si svegliò lentamente.
Tony era stato rimandato a casa il giorno stesso in cui era tornato dalla missione, perciò decise di andarlo a trovare.
C'era un bel sole quel giorno, Capitan America decise di passare a prendere un caffè per Tony, sapeva quale fosse il suo bar preferito. Steve entrò nel bar e sorrise alla giovane barista dall'altra parte del bancone. "Buongiorno!", salutò sorridendo la ragazza. "Buongiorno, mi farebbe un caffè nero e forte? Con più caffè che acqua grazie" disse l'uomo sorridente. "Certo, porta via?", "Sì, grazie" annuì.
Steve si appoggiò tranquillamente al bancone e si guardava intorno. C'era poca gente: La maggior parte erano imprenditori e affaristi che andavano al lavoro al mattino presto.
"Ecco qui", disse la barista mettendo il caffè sul bancone. Steve lo prese e ringraziò con un largo sorriso. "Bell'anello signore", disse la ragazza mentre l'altro stava uscendo. Lui si guardò la mano e, sorridendo, alzò lo sguardo: "Grazie!".
Steve camminò fino alla Stark Tower. Era immensa, nel centro di New York si stagliava come baluardo della tecnologia e dell'imprenditoria. "Mio Dio, poteva farci almeno quattro ospedali con tutta questa roba..." Steve scosse la testa pensando a quanto fosse cambiato il mondo negli anni in cui era stato congelato.
Passò attraverso i vari metal detector e tutti i sistemi di sicurezza installati dopo gli attacchi terroristici architettati da Loki. "Buongiorno capitano!", lo salutò radiosa Pepper Potts, "Cosa ci fa qui?". "Caffè", rispose Steven semplicemente mostrando il bicchiere. "Bravissimo, oggi non si è ancora fatto vedere, magari del caffè gli sarà utile" disse la donna con un occhiolino. "Ah...", Aggiunse, "...avviso che sei qui...", "Non fa niente, so orientarmi da solo, grazie Pepper" Steve le strinse leggermente il braccio amichevolmente e camminò verso le scale.
Arrivò all'ultimo piano: l'attico di Tony.
Chiese a Jarvis di entrare senza disturbare il genio: "Magari sta dormendo..." Rifletté Steve a bassa voce.
Entrò piano ma non vide nessuno. Salì dove c'erano le camere ed era tutto silenzioso. Sentì dei rumori venire dal laboratorio: "Sta lavorando?!" Disse il soldato tra l'incredulo e l'irritato. Scese velocemente dalle scale e si appoggiò allo stipite della porta guardando Stark.
Anthony stava lavorando sulla sua armatura. Era concentratissimo soprattutto sul punto dove doveva incastrarsi il reattore. Armeggiava velocemente su quei pezzi di tecnologia. Era affascinante vederlo lavorare alle sue armature, Steve ne rimaneva sempre estasiato. Ma quando è troppo, è troppo. Capitan America si avvicinò a passo sicuro a Stark. Si mise dietro la sua sedia e gli prese le mani. Tony saltò sulla sedia per lo spavento e guardò sopra la sua testa. "Ma sei fuori?! Non mi aspettavo fossi qui!" Disse l'uomo ansimando leggermente. "da quant'è che lavori Tony?" Chiese Steven guardandolo negli occhi e appoggiando il caffè sul tavolo da lavoro. "In che anno siamo?", Ridacchiò Tony guardandolo dal basso, "Non lo so Steven...ma è importante, non posso fermarmi". "E invece sì che puoi!" Rispose Rogers facendo girare la sedia di Tony di 180 gradi. "Oggi ti riposi visto che ieri sei stato dimesso dall'ospedale", disse il soldato accucciandosi davanti alla sedia. Tony lo guardò dubbioso: "Capitano, devo sistemare queste armature o potrebbe finire come l'ultima missione...". "Non oggi", ordinò amorevolmente Steven. "Ma...ma...", Balbettava Stark, "...Va bene...", concluse chinando la testa. Steve si rialzò e baciò i capelli dell'uomo, al che l'altro alzò lo sguardo e prese le mani dell'amato. Stark iniziò: "Sai cosa?", "Cosa?", rispose Steve, "Chissenefrega se è il mio laboratorio!". Rogers non fece in tempo a chiedere cosa intendesse che Tony gli saltò al collo e lo fece cadere a terra. Steve ridacchiava: "Che? Ti ricordo che sei ancora in convalescenza!", "Non mi sembra che io sia mai sottostato alle regole!", asserì Tony baciando ripetutamente il collo dell'altro.
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Ne è valsa la pena?
Fanfiction"Ti amo, Steven Grant Rogers" "Ti amo, Anthony Edward Stark".