22.Gli accordi di Sokovia

766 49 0
                                    

Tony chiuse gli occhi lentamente nell'abbraccio del biondo. Sospirava e piangeva sommessamente.

"Vuoi parlarne?", chiese Steve appoggiando le labbra sui capelli dell'altro. Tony scosse la testa e nascose il viso nel collo dell'amato.

Steve prese un respiro profondo e rimase abbracciato alla persona più importante della sua vita.

Uno squillo li interruppe. Era il telefono di Capitan America, sullo schermo di leggeva "Coulson", Steve rispose.

Quando Steve chiuse la chiamata aveva uno sguardo ombroso, quasi preoccupato, Tony stava bevendo un caffè: "Che c'è?", chiese gentilmente camminando verso l'amato. "C'è il segretario di stato che chiede di me...".

Tony inghiottì sonoramente e seguì Steve allo shield.

Entrarono nella grande sala dello Shield, tutti i vendicatori erano lì seduti ad attenderlo. Steve si sentiva tutti gli occhi addosso e prese la mano di Tony, era stranamente sudata.

"Non ti preoccupare, andrà tutto bene...", sussurrò Steve all'altro con amore. Tony prese posto in prima fila mentre Steve veniva invitato a sedersi alla scrivania di fronte a tutti, il segretario di stato davanti a lui. "Steven Grant Rogers, buon giorno. Immagino che il signor Stark le abbia detto perché siamo qui...".

Steve guardò dritto in faccia a Tony: Cosa voleva dire? Perché Tony avrebbe dovuto saperlo?

"...Signore, questa riunione serve per informarla che abbiamo intenzione di trattare gli accordi di Sokovia".

Steve annuì non sapendo cosa volesse dire. "Proporremo un programma di associazione e reclutamento dei potenziati come agenti di polizia statali". Si alzò brusio nella sala

-Arruolamento?

-dello stato?

-potrebbe essere un'idea per controllarci...

-CONTROLLARCI?!

Il brusio divenne un groviglio di lamentele ad alta voce. Steve era seduto a leggere i primi termini per gli accordi.

Non poteva, non poteva accettare di mettersi sotto allo Stato per poi fare solo quello che volevano loro. No, non poteva lasciare che qualcuno scegliesse le priorità e la giustizia. Nessuno doveva avere quel potere.

Steven si alzò in piedi e disse lentamente: "Mi dispiace...non posso accettare" e si mosse verso l'uscita. Tutti i super eroi iniziarono a discutere mentre il capitano si avviava verso l'uscita. Una mano lo afferrò al braccio "Steve...". Non poteva essere d'accordo. Non lui. Non "mr. Io non gioco secondo le regole". Steve si girò lentamente verso Tony. Già, era triste per la sua risposta. "Steve dovremmo parlarne meglio prima di negare a prescindere..." "Hai organizzato tutto tu vero?". "Era per proteggerci da situazione spiacevoli come tutte quelle che abbiamo vissuto fino ad ora...per noi Steven..."

"Ne parliamo a casa".

Chiuso il discorso. Steve voleva parlarne a casa, a quattr'occhi. Lontano dal brusio e il vociare degli altri eroi. Il viaggio di ritorno fu immerso nel più profondo silenzio. Gli sguardi di entrambi non si incrociarono mai. Nessuno osava parlare e discuterne finché non fossero tornati a casa.

Entrati in casa, Tony si tolse giacca e cravatta mentre Steve si toglieva la camicia per mettere una maglietta comoda. Tony si morse il labbro inferiore a vedere il suo fidanzato...

Mio Dio, Il suo fidanzato! Tony sorrise al pensiero, ma il suo sorriso venne immediatamente spento da una semplice frase: "L'hai organizzato tu...". Tony guardò l'altro e si appoggiò allo schienale del divano incrociando le braccia. "Ho organizzato tutto mentre eri in galera... È per proteggere i super eroi da situazioni simili Steve...l'ho fatto per loro, per noi!" Tony si avvicinò a Steve per abbracciarlo, ma quello si ritrasse. "Non potevi dirmelo almeno?", "Non-non pensavo ce ne fosse bisogno...", "Siamo i due capi degli Avengers maledizione! Non sai che si collabora e si decide insieme?! Non potevamo parlarne prima che tu mi presentassi una cosa del genere in faccia!?", Steve si sedette sul divano e Tony accanto a lui. "Potremo trovare un accordo Steve..." Disse cercando lo sguardo dell'altro e mettendogli una mano sulla spalla. "Diventeremo le loro pedine Tony. Non se ne parla. Io non lascerò che il governo mi dica cosa è giusto e cosa non lo è", Steve guardò l'altro seriamente, il quale iniziò ad alterarsi: "Poi sistemeremo tutto! Quanta gente è morta per colpa nostra Steve?! Tutto il periodo che hai passato in galera...solo perché era una missione in cui sei andato da solo!". "Tony non possiamo lasciarglielo fare!", Steve esplose in un impeto di rabbia. Non poteva crederci che Tony voleva che il governo controllasse le sue azioni, "Se noi avessimo due emergenze ma loro permettessero di agire solo in una?! Cosa facciamo? Lasciamo morire tutta quella gente?!" "Perché prima cosa facevamo Steve?! Quanta gente è morta perché io non l'ho difesa o perché tu ti sei lasciato abbindolare da Loki?!" Urlò Stark a pieni polmoni. L'aveva detto. Non poteva crederci...

Steve fece si alzò in silenzio e sospirando profondamente. Se ne andò a riposare.

Appena Steve girò l'angolo Tony esalò un respiro greve, quasi un lamento, si stropicciò gli occhi e si sdraiò sul divano. Maledizione. Steve era così cocciuto...cosa gli cambiava?! Avrebbe salvato il mondo lo stesso, solo con un po' più di regolazione...

Stark decise di lavorare alle sue armature. Avrebbe parlato con Steve dopo essersi calmati entrambi...non poteva sopportare di litigare con lui.

Scese nel suo laboratorio e lavorò tutto pomeriggio, senza fermarsi. Solo a pranzo sentì la porta aprirsi. Steve camminò lentamente e lasciò un piatto di pasta con dell'acqua e del pane sul tavolo da lavoro. Tony gli prese la mano e la baciò, ma Steve era distante.

Tony ci rimase malissimo. Quel contatto così freddo gli provocò la pelle d'oca. Steve non poteva essersela presa così tanto per una cosa così semplice e immediata...non...poteva essere...vero?

Ne è valsa la pena?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora