CAPITOLO 8

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Ho sognato mia mamma stanotte.

Mi faceva le trecce ai capelli con le sue mani delicate, e mi diceva che ero molto bella.

Mi sono svegliata con un leggero senso di nostalgia. Questo posto mi mette tristezza.

Credo che la venderò. La casa, intendo.

Forse è il caso che vada adesso da un agente immobiliare, così poi potrò andarmene via da questo posto in cui i telefoni non prendono e le tv non trasmettono.

So che è la tristezza a farmi parlare così, ma non voglio. Non voglio essere triste, sentirmi in colpa.

Velocemente faccio una doccia che, pur essendo calda, sembra ghiacciata e indosso jeans skinny, stivali neri dal ginocchio e maglioncino rosso, afferro il cappotto ed esco.

La casa di Ian dista poco, si trova alla fine del vialetto che separa la mia casa dalla strada principale. Busso alla porta ma non ricevo risposta. La casa è esattamente come la ricordavo. In legno, molto piccola, con una panchina vicino la porta. Lì sedeva sempre sua madre per guardarci mentre giocavamo in riva al lago.

Busso una seconda volta, poi guardo l'orologio: sono le 07:45, non credo sia già andato via.

-Ian?? Ci sei?? - ulro, spiando dalla finestrella accanto alla porta.

-Ma che diavolo!!!

Non è la voce di Ian. Infatti non è lui ad aprirmi la porta. Eccolo lì, come un dio greco, a torso nudo, coperto soltanto da un'asciugamano legata in vita, con un'espressione che dice chiaramente Chi diavolo rompe i coglioni a quest'ora??

-Ah sei tu.

-Deluso, Claus? - sono un pò imbarazzata a dirla tutta. Quei suoi muscoli..mi mettono a disagio.

-Ian non c'è. É uscito prima stamattina. Senti entra qui si gela.

-No ero passata per Ian.

Mi tira dentro afferrandomi dal polso. Ma che modi!!

Mi massaggio il polso e lui va dritto in camera, ma non chiude la porta. Posso vedere la sua schiena da qui. Ogni muscolo danza in piena armonia mentre lui muove la braccia per decidere quale maglietta indossare. Ne apre due, poi le poggia sul letto. Forse non dovrei guardare, penso.

-L'hai mancato per quindici minuti. - dice senza voltarsi, alzando un pò la voce, in modo che io possa sentirlo.

Come se fosse facile ascoltare le sue parole adesso

Poi slaccia l'asciugamano. Oddio, è completamente nudo davanti ai miei occhi. Resto immobile a fissarlo. Dovrei voltarmi. Dovrei lasciargli la sua privacy.

Poi si volta verso di me ed io di scatto distolgo lo sguardo dal suo didietro perfetto.

-Cosa dovevi dirgli?

Sembra non provare un briciolo di vergogna, anzi, ora si volta verso me, infilando i suoi boxer. Ma io non lo guardo - ok ho dato solo una piccolissima sbirciatina, frazioni di secondo - e riprendo il controllo di me stessa. Che diavolo, è solo un corpo nudo.

-Ho bisogno di un passaggio in città - dico con lo sguardo rivolto verso la porta d'ingresso - e volevo chiedergli...

-Ehi, puoi guardare, sono vestito eh! - mi interrompe.

Già, come se potessi cascarci!

Mi volto lentamente. I suoi jeans aderiscono perfettamente alle sue gambe muscolose e la maglietta un pò larga lascia intravedere i suoi forti pettorali.

-Dicevi?

-..vo-volevo chiedergli se.. Se..

-Vieni, ti porto io.

Prende le chiavi della sua auto e fa cenno di seguirlo.

In che guai ti stai cacciando, Susan??

Maine love - #wattys2016 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora