CAPITOLO 26

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Mi giro e mi rigiro nel letto, non riesco a chiudere occhio. 

Scendo a prepararmi una tazza di camomilla. E' notte fonda, Hilary dorme come un bambino sul divano con doppio strato di piumone.

Non voglio svegliarla, così mi sforzo di non far rumore. 

In un angolino c'è ancora il famoso bauletto destinato ad Ian, intatto e sigillato. La curiosità mi divora. Cosa gli avrà mai potuto lasciare mia madre?

Sorseggio la calda camomilla, forse eccessivamente zuccherata. 

La mia mente è bombardata da visi di Claus, li vedo ovunque, e mille suoi sorrisi si insinuano in ogni angolo del mio cervello. E' come una droga, vorrei scacciarlo, ma non ci riesco.

Guardo oltre la finestra. L'unica luce proviene dai due lampioni poco distanti dal lago che creano un'atmosfera suggestiva. Vedo qualche fiocco di neve scendere giù dal cielo, non che sia una novità ultimamente, e poi un uomo. Cammina lento, in riva al lago, scalcia la neve di tanto in tanto. Ha le mani in tasca ed un cappello nero di lana lo ripara dai primi fiocchi. 

Il suo profilo è inconfondibile.

Afferro cappotto, sciarpa e cappello e mi dirigo verso il lago. Cammino lenta, pestando il soffice manto innevanto, con lo sguardo basso. 

-Ehi. - sussurra lui.

Gli sorrido. Osservo le impronte che ho lasciato sulla neve. 

-Non riuscivo a dormire. - cinguetto.

-Già. - dice fissando il lago. - Nemmeno io.

Fisso il lago anch'io. Le luci si riflettono creando sprazzi giallastri qua e là, mentre il resto sembra nero come la pece.

Posso sentire il suo respiro, regolare ma leggermente accelerato. Forse lo è anche il suo battito. Si avvicina a me ed il suo cappotto sfiora il mio.

Sento il suo profumo. É più dolce di quello di Claus, più tenue. Un tremolio mi attraversa la schiena, credo sia a causa del freddo. Spero.

-La mia amica Hilary è venuta a trovarmi. - dico nella speranza di spezzare l'imbarazzo che si è creato. O forse lo avverto solo io. -Mi ha fatto una sorpresa.. Ha conosciuto Claus oggi.. Lui è passato da me.. Lei mi stava mettendo lo smalto..

Mostro le mani muovendone le dita fresche di manicure, mentre le frasi escono dalla mia bocca senza un ordine preciso, timide e rapide, a colmare quel silenzio che Ian sembra non voler riempire.

Mi guarda ma non dice una parola. Lo guardo negli occhi, e mi sembra di stare in quei cartoni animati giapponesi in cui gli occhi diventano tremolanti e grandi, e comunicano una storia, la storia di un ragazzo innamorato da sempre di una ragazza che l'ha abbandonato per inseguire il suo sogno e poi un giorno, d'un tratto, fa ritorno in patria, sconvolgendo la vita del ragazzo. Ora il ragazzo ha preso coraggio dichiarandole il suo amore ma lei non ha ben chiaro quali siano i suoi sentimenti. O meglio, l'avrebbe saputo, se solo quel suo attraente cugino non avesse fatto la sua comparsa. L'avrebbe saputo, certo. Perchè il ragazzo in questione è il più dolce e sincero del pianeta, un cavaliere, un gentiluomo, un uomo da sposare, e tutto sarebbe stato più semplice, se solo non ci fosse stata in casa sua la tentazione sotto forma umana, la calamita che attrae a sè con forza imponente, la passione che nasce dall'elettricità di uno sguardo. E lei l'aveva incontrato e la sua mente era stata annebbiata ed il suo cuore rapito, e seppur consapevole della poca affidabilità del giovane tentatore, lei era caduta tra le sue braccia e non poteva resistergli, perchè ogni cosa di lui la mandava in confusione.

Ecco. Esattamente così.

Ian mi si avvicina e porta la sua mano sulla mia nuca. Mi guarda e i suoi occhi appaiono così belli. E mentre mi perdo nel suo sguardo, mi bacia.

Nessuna elettricità. Nessun impulso selvaggio. Solo uno stormo di farfalle che fa il suo ingresso danzante nel mio stomaco.

E quando riapro gli occhi e scorgo le sue fossette, lo sfarfallio nello stomaco si trasforma in tempesta ed un brivido scuote la mia pelle.

Sono ufficialmente la persona più incasinata del mondo.

Maine love - #wattys2016 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora