CAPITOLO 1

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- Merda! - esclamo mentre il tacco a spillo delle mie scarpe nuove di zecca affonda nel soffice manto innevato che ricopre la collina. -Diamine Susy! Non potevi scegliere scarpa più azzeccata! - borbotto tentando di liberarmi con grossi passi del tutto innaturali. Sicuramente avrò l'aspetto di un t-rex in questo istante, un t-rex che si dimena per liberarsi da una tagliola in cui si é imbattuto. Mi guardo furtivamente intorno, nella speranza che non ci sia nessuno ad osservarmi. Come non detto. Chi vuoi che ci sia in questo paesino del cavolo, freddo e sperduto, lontano dalla civiltá e... Il telefono!! Afferro immediatamente il mio iPhone nella speranza di trovare anche solo mezza tacca di campo. Nulla. Zero. Perfetto. Adoro il Maine.

Sto percorrendo la strada secondaria che mi condurrá a villa Romer, o più semplicemente la casetta in cui ho trascorso la mia infanzia. Camminare su 30 cm di neve trascinando una valigia non é così semplice come credevo. Ripensandoci, sarebbe un bene trovare qualche anima adesso, qualcuno che possa aiutarmi in questa impresa.

Aggrotto la fronte e indosso subito i miei occhiali da sole a occhio di gatto, tutto questo bianco é davvero accecante. Finalmente. Posso vederla in lontananza la mia casetta. Resto un istante ferma, ad osservare quel panorama mozzafiato che si estende davanti i miei occhi. É tutto così come lo avevo lasciato. La casa, col tetto ricoperto di neve, si riflette nelle limpide acque gelide del lago poco distante da essa. Il recinto, gli alberi, le montagne sullo sfondo. Negli ultimi quindici anni non mi era mai mancato questo posto. Mai. Nemmeno un briciolo. Non mi sono mai sorpesa a pensarlo. Nulla. Ed ora che sono qui, dopo tanto tempo, sento uno sfarfallio nello stomaco, ed un leggero senso di nostalgia mi assale.

Imbocco un piccolo sentiero che per mia fortuna é stato liberato dalla neve e barcollando ed evitanto i mille piccoli sassi, percorro circa venticinque metri. Eccomi qui. Il vecchio cartello 'Villa Romer' é stato gettato dietro un grosso albero ed il cancello in legno pende da un lato. É tutto così silenzioso.

-Susan Romer!- esclama una voce piuttosto incredula.

Mi sbagliavo. Non é poi così silenzioso. Mi volto ma la luce bianca che riflette sulla neve mi acceca. Fantastico. Vedo solo una sagoma. É un uomo. Piuttosto in forma direi. É molto alto ed ha delle spalle possenti. Porto una mano sulla fronte per ripararmi dalla luce. Invano.

-Susy Romer! Sei proprio tu? Posso chiamarti ancora Susy vero? - dice la sagoma avvicinandosi lentamente a me

Ancora? Ma chi diavolo é! Dovrei conoscerlo forse..

Finalmente scorgo il suo viso. Cavolo. Ha gli occhi color nocciola, il nocciola più bello e profondo che abbia mai visto. I riccioli biondi incorniciano il suo viso. Poi sorride, ed é la fine.

Non rispondo più di me stessa. Potrei saltargli addosso ora, in questo preciso istante, coi capelli gonfi per l'umiditá, i piedi doloranti e il trucco consumato. Potrei, ma non lo faccio. Evidentemente é rimasto ancora un minimo di autocontrollo in me. Per fortuna.

Lo fisso, senza dire una parola.

-Ehi, non mi riconosci? - mi chiede, sorridendo.

Ti prego non farlo più. Non sorridere più. O quel minimo di autocontrollo sparirà.

-Mmh.. mi dispiace..è che manco da quindici anni ormai..io.. - tento di scusarmi, torturando le punte dei miei capelli.

-Sono io! Ian Wise!

Ian Wise?!?! Ma che diavolo! Ian Wise, lo stesso Ian Wise con cui sono cresciuta in questo luogo dimenticato da Dio!

-Ian? - riesco a dire con un fil di voce -O mio Dio!! Ian! 

Lo sto abbracciando, senza nemmeno essermene accorta gli sono saltata al collo, e sto ridendo, già, perchè Ian era il mio più caro amico. L'unico in realtà, ok, ma eravamo inseparabili. Dove c'era Susy, c'era anche Ian. E dove c'era Ian, c'era Susy.

-Oddio! Non posso crederci! Cosa ci fai qui? - mi chiede, spostandomi una ciocca di capelli che mi copriva gli occhi.

-Bè, sai, dopo quello che è accaduto..mi hanno telefonata...sono corsa appena ho potuto..

-Ah già..si ho saputo.. mi dispiace.. 

Il suo tono ora è diverso, profondo, commosso. Il suo sguardo, seppur radioso, mostra un chè di malinconico.

-Già.. - dico, poi tento di riportare un pò di allegria tra noi - Allora Ian, che ne dici di entrare? Posso farti una bella tazza di tè bollente così mi racconti cosa hai fatto in questi ultimi quindici anni! 

La butto là, senza pensare che forse lui ha altri impegni, forse ha una moglie, o forse no, forse ha una ragazza, o magari dei figli, una famiglia a cui badare..

-Si, con piacere. - dice interrompendo i miei pensieri.

-Fantastico. - sussurro, girando la chiave nella serratura. 

Maine love - #wattys2016 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora