CAPITOLO 24

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-Io ti amo, Susy.

Le sue parole risuonano come una campana assordante nel mio cervello. Non sono sicura di aver capito bene cosa intendesse. Insomma, ti amo nel vero senso di ti amo? Sono frastornata. Ian che ama me. Noo, non può essere! Avrò sicurente capito male. Ma i suoi occhi nocciola tremanti, fissi nei miei, impauriti e innocenti mi suggeriscono che probabilmente intendesse proprio ti amo, nel vero senso della parola.

Lui mi ama. Ed ora? La mia mentre inizia a divagare, mi immagino mentre corro verso di lui felice come una bambina, con le trecce ai capelli decorati da fiori, con un abito bianco svolazzante, percorrendo un' immensa prateria, coi cuoricini che escono dagli occhi, incapace di contenere l' enorme felicita di cui il mio corpo è pervaso. 

Stop. Riavvolgi nastro. Come diavolo puoi pensare una roba simile? 

Tu che corri felice verso Ian! In una prateria?? Che film mentali sono mai questi? Non indossi un abito bianco e non hai fiori tra i capelli, e soprattutto, non sprizzi felicità da tutti i pori, nè cuoricini dagli occhi.

Torno alla realtà. Lui è ancora lì, probabilmente aspetta che io gli risponda. Esattamente, cos'è che dovrei rispondere?

Tutto questo a New York non succede mai. Lì, il mattino seguente nemmeno si ricordano di aver trascorso la notte con te. Se fossi rimasta lì, adesso non mi sarei trovata con un ti amo tra le mani, da dover risolvere.

-Io..devo andare.

È questa la tua risposta? Devo andare? Non ho mai sentito una discorso come questo. 'Cara, sai, io ti amo.' 'Oh, io..devo andare.'

Mi alzo, cercando di ignorare quella fastidiosa vocina della mia coscienza e corro verso la porta.

Sono rimasta cosi scioccata dalla sua dichiarazione da non aver minimamente pensato a ciò che provo io nei suoi confronti. Bella gatta da pelare. Scappo verso il lago.

-Biondina! Cosa ci fai qui?

La voce rilassata di Claus mi riporta alla realtà e mi rendo conto di essere rimasta in piedi ferma a fissare il lago per almeno trenta minuti.

-Claus..

La sua fronte ora mostra il suo stato di preoccupazione.

-Tutto bene? -mi chiede scrutandomi in viso.

-Si, diciamo.

-Soliti battibecchi con Ian?

Annuisco.

-Voi due siete come cane e gatto. Sembrate una di quelle coppiette che non fanno altro che beccarsi a vicenda.

La sua affermazione provoca qualcosa in me, come una capriola nel mio stomaco.

-Vi distruggerete a vicenda così! - dice mentre si allontama da me, alzando la mano in segno di saluto.

Forse ha ragione. Forse ci distruggeremo. O forse lo siamo già. 

-Claus! - grido, richiamando la sua attenzione.

Lui si gira. Non so perchè ma i suoi occhi mi fanno sempre rabbrividire quando incrociano i miei.

-Dimmi che hai trovato un acquirente! Ti prego!

-Non ancora!- risponde lui, poi va via.

Devo scapparmene da questo posto. Non ne posso più di rimbalzare tra due muri. La tentazione, la passione di nome Claus. La mia roccia, la dolcezza di nome Ian.

E mentre faccio ritorno a casa, sperando di non dover restare per molto altro tempo ancora, trovo Hayden, seduto alla panchina davanti la mia porta d'ingresso mentre agita le gambine accavallate.

-Ehi piccolo. - sussurro sedendomi di fianco - il tuo papà sa che sei qui?

Lui fa cenno di no col capo.

- Sarà meglio che ti riaccompagni allora.

Gli prendo la manina e lui mi guarda speranzoso e malinconico, lo sguardo è lo stesso di Ian. Sento un vuoto allo stomaco.

-Vorrei che fossi tu la mia mamma. - dice con una vocina flebile. Oddio quant'è dolce. Sembra triste.

Gli sorrido. Mi inginocchio e lo guardo dritto nei suoi occhioni.

-Puoi contare su di me per qualsasi cosa! - gli scompiglio i capelli - Ora vieni, su, papà sarà preoccupato.

Prima che possa alzarmi mi porge una margherita bianca.

-Grazie! - esclamo sorpresa e intenerita. - È un gesto bellissimo.

Dopo un abbraccio ci incamminiamo. Lui stringe la mia mano e cammina guardando avanti.

-La mia mamma non è come te. Lei è cattiva. Non mi vuole.

Lo guardo e provo un gigantesco senso di odio nei confronti della biondona.. Camille. Come si può far questo ad un bimbo tanto dolce?

-Ehi, - tento di rassicurarlo - lei ti vuole bene.

-No! Non è venuta al mio compleanno! - cinguetta abbassando lo sguardo.

-Sai, la tua mamma era impegnata con una cosa molto importante che non poteva rimandare, vedrai che si farà perdonare!

Non sono sicura di aver detto la verità, ma almeno è bastato a farlo sorridere. Ora i suoi occhi brillano nuovamente. Arriviamo davanti casa di Ian.

-Claus è tanto simpatico. - mi sussurra mentre mi saluta con un abbraccio.

Resto pietrificata e il ricordo di me e Claus, in soggiorno mi assale. Che lui ricordi ancora quella scena? 

Ian apre la porta e Hayden schizza dentro.

-Ciao. - mi sussurra.

-Ciao Ian.

Sono a due passi da lui e il mio cervello è ormai in tilt. Troppe emozioni tutte in un giorno.

Resto a fissarlo e lui fissa me. Restiamo così per molti secondi, forse un minuto.

I suoi occhi nei miei, i miei nei suoi. La sua speranza rimbalza sul mio sguardo, il suo amore posso perfino sentirlo. Non c'è elettricità nell'aria. C'è qualcosa di diverso.

Maine love - #wattys2016 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora