CAPITOLO 16

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La tempesta è cessata, ma non quella nel mio cuore. I miei occhi sono ancora gonfi, mentre fuori c'è una strana pace. Dal tetto scorrono tante piccole goccioline di acqua creando una dolce sinfonia che si unisce al fruscio degli alberi e alla calma del lago.

Sono stremata, accasciata sul pavimento. La lite di qualche ora fa è ancora impressa nella mia mente, quelle parole dure risuonano ancora e ancora, senza sosta, senza darmi un attimo di pace. 

Poi qualcuno bussa alla mia porta. Non ho le forze di alzarmi, ma lo faccio, nella speranza che sia Ian, nella speranza che sia venuto qui, da me, per fare pace, come un tempo.

Ma non è lui. 

Ian non è più quello di una volta. Non è più il bimbo che correva da me a scusarsi ogni volta in cui mi arrabbiavo perchè mi rubava il mio giocattolo preferito, il mio aereoplanino grigio. Quel ricordo provoca in me una straziante nostalgia. Eravamo così uniti, ed io ero così capricciosa, e lui sempre gentile e dolce.

-Ehi, stai bene?

Alzo passivamente lo sguardo spento verso Claus e faccio di si col capo. Lo lascio entrare e mi trascino in salotto, sul divano. Lui chiude il portone alle sue spalle e mi segue in silenzio, prendendo posto al mio fianco.

-Cosa è successo?

Scuoto il capo. Non ho voglia di parlarne. Le lacrime stanno risalendo, le sento.

-Vuoi parlarmene?

La sua voce è calda, profonda. Il suo sguardo preoccupato è fisso su di me e sembra non volermi lasciare.

Faccio nuovamente cenno di no col capo e fisso il tappeto. 

-Ian è andato via sotto la pioggia senza rivolgermi la parola dopo essere stato qui, parlami, dimmi cosa è successo.

Le lacrime sono giunte al traguardo, stanno per uscire, violentemente e senza permesso. Mi volto in modo che lui non possa vederle, ma a quanto pare non capisce che ho bisogno di stare sola. 

Mi afferra un braccio e mi tira verso il suo petto, caldo e forte. Posso sentire il suo cuore che batte regolarmente, quasi silenzioso. Magari fosse così anche il mio cuore, rilassato ed in pace. Invece no, è come un tamburo, come un martello pneumatico. E fa male, così male che vorrei strapparmelo.

-Lui..lui mi odia. - riesco infine a dire.

-Ma cosa dici?

-Ian! Mi odia! - il mio tono diventa arrabbiato - Mi odia perchè sono venuta a letto con te! Mi odia perchè sono andata via, quindici anni fa! Mi odia perchè l'ho abbandonato qui! Mi odia perchè sono una stupida! Sono venuta fin qui solo per rovinargli la vita! - e le lacrime scorrono come un fiume in piena.

-Stai delirando. Ian non ti odia. - dice dolcemente, tentando di calmarmi.

-Invece si! Dovevi vederlo! Il modo in cui l'ha detto! Non farlo mai più! - dico, mimando la sua voce.

-Cos'altro ha detto?

-Che non dovevo farlo in casa sua! 

Claus mi scruta coi suoi grandi occhi di ghiaccio, e poi, impovvisamente, tutto mi appare chiaro. Resto immobile, le mie pupille si dilatano, gli occhi smettono di lacrimare e si posano su quelli confusi di Claus, che mi guarda con aria interrogartiva e sempre più spaesata.  

-O mio Dio. - esclamo spaventata, portandomi le mani alla bocca. 


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