CAPITOLO 12

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Resto silenziosa, immobile, con Claus al mio fianco, ad osservare quanto meravigliosa può essere la natura. Uno scenario che sembra un dipinto.

Alzo la sciarpa fin sul naso per ripararmi dal vento gelido, tutt'intorno c'è bianco. Un monte maestoso si riflette in un grande lago ghiacchiato, sembra quasi uno degli sfondi di Windows che ho sul mio pc. La punta del monte è ricoperta di neve mentre ai piedi è visibile qualche piccolo albero verde. Il cielo è stranamente azzurro, occupato qua e là da nuvole bianco latte. Si gela, ma ne vale la pena. Claus cinge la mia vita e mi stringe a lui, nel tentativo di ripararmi dal vento tagliente. Mi coglie di sorpresa, sto quasi per allontanarlo ma il freddo è davvero insopportabile, così mi godo il momento. È così rilassante.

Circa dieci minuti dopo siamo in auto di ritorno a Bethel. Tutto questo è così strano.

Claus sta guidando stranamente in silenzio ed io sento un mescolamento di sensazioni nello stomaco.

-Grazie Claus. - dico gentilmente scendendo dall'auto.

Lui fa un cenno di saluto con la mano e riparte.

È strano come un luogo possa turbarti così tanto.

Prendo i documenti e mi siedo accanto alla finestra, per riflettere.

Il lago qui sembra una goccia in confronto al lago di qualche ora fa. Questa terra mi parla. Questo posto mi parla. Il panorama è da brividi. Ma brividi positivi. Brividi di piacere, non di terrore. Metto via i documenti.

Posso vedere la casetta di Ian da qui. Certo, è abbastanza distante da non poterne scorgere i particolari ma è pur sempre vicina da poter vedere la sua auto ora, che parcheggia. Ian sta rincasando. Quasi quasi vado a trovarlo, penso. Voglio informarlo della mia nuova decisione.

Sto quasi per incamminarmi quando vedo che in realtà non era solo in auto. Ha aperto la portiera del passeggero ed una donna alta, molto magra, con lunghi capelli biondi scende elegantemente. Lui si avvicina a lei ed entrano in casa.

Sono delusa. Ok non ne ho ragioni. Non posso essere delusa per il fatto che lui abbia una vita. Anch'io ne ho una e lui non è mai venuto a lamentarsi da me. Ma non posso far a meno di esserlo.

Corro alla finestra, afferro i documenti e li compilo in un batter d'occhio, firmandoli.

Forse è questa la decisione più saggia. Forse è a New York il mio posto. Qui non servo a nessuno. Possono fare a meno di me.

Come mi era saltata in mente l'idea di restare in questo luogo???

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